Il settore della moda e degli accessori, pilastro dell’economia italiana, si trova davanti a una doppia sfida che ne determinerà il futuro: superare le difficoltà attuali, aggravate dalla crisi economica, e affrontare un ricambio generazionale che coinvolgerà non solo imprenditori ma, soprattutto, maestranze e tecnici specializzati. Secondo le stime delle associazioni di categoria di Confindustria, nei prossimi cinque anni il settore avrà bisogno di formare e inserire tra 40.000 e 75.000 nuovi lavoratori.
Il settore della moda avrà bisogno di 40-75.000 nuovi addetti in cinque anni
La questione è particolarmente critica in filiere strategiche come calzature, pelletteria, abbigliamento in pelle e concia, che da sole necessiteranno di circa 21.000 addetti. Tuttavia, il sistema educativo tecnico-professionale italiano oggi riesce a formare appena 9.500 figure in cinque anni, un numero largamente insufficiente rispetto alla domanda. «Le nostre imprese richiedono competenze sempre più articolate, che spaziano dalla padronanza delle tecnologie 4.0 alla capacità di innovare i processi produttivi in chiave sostenibile», sottolinea Giovanna Ceolini, presidente di Confindustria Accessori Moda.
Il ruolo degli ITS e della formazione avanzata
Una delle soluzioni individuate per colmare il gap formativo è il rafforzamento degli ITS (Istituti Tecnologici Superiori), oggi trasformati in ITS Academy grazie alla legge 99/2022. Questo cambiamento è stato pensato per rendere il sistema più aderente alle esigenze delle imprese innovative. Gli ITS offrono percorsi post-diploma più brevi e altamente specialistici, pensati per introdurre rapidamente i giovani nel mondo del lavoro.
«Le priorità sono tre: aumentare il numero di diplomati, approfondire la formazione su digitalizzazione e sostenibilità e rafforzare gli stage, in particolare nelle aree del Sud Italia», spiega Paolo Bastianello, membro del consiglio generale di Sistema Moda Italia e del consiglio di indirizzo della Fondazione ITS Academy Moda Campania. «Inoltre, serve un grande sforzo di comunicazione per valorizzare questi percorsi, che offrono tassi di occupazione e possibilità di carriera superiori alla media», aggiunge.
Un esempio concreto di questo approccio è il corso di formazione IFTS (Istruzione e Formazione Tecnica Superiore) recentemente avviato da Confindustria Alto Milanese per il settore della calzatura di lusso. Tra i promotori spicca il contributo di Christian Louboutin. «Abbiamo condiviso le competenze del nostro team manageriale per formare gli studenti, dal design alla produzione industriale», afferma Ombretta Rausa, HR Director Industrial Division del marchio francese.
Investimenti dal PNRR e il coinvolgimento delle aziende
Carlo Palmieri, vicepresidente di Pianoforte Group (Yamamay e Carpisa) e presidente della Fondazione ITS Moda Campania, evidenzia come la trasformazione degli ITS in Academy abbia rafforzato il ruolo delle aziende nella governance dei percorsi formativi. «Questo cambiamento, unito ai fondi del PNRR per laboratori e nuovi corsi, ci permette di rendere la formazione più concreta e allineata alle esigenze del mercato, rompendo la dipendenza finanziaria dalle Regioni», spiega Palmieri.
L’investimento in infrastrutture e innovazione formativa sarà cruciale per rispondere alla crescente domanda di figure esperte in sostenibilità e tecnologie digitali. Tuttavia, per Palmieri, non bisogna trascurare le scuole secondarie superiori, che rappresentano il primo bacino formativo per il settore moda.
Il contributo della Rete TAM
Le scuole superiori sono oggi collegate nella Rete TAM (Tessile, Abbigliamento e Moda), un network di circa 120 istituti tecnici e professionali presieduto da Roberto Peverelli, dirigente scolastico dell’Istituto Paolo Carcano di Como. «Le iscrizioni sono in crescita, ma non ancora sufficienti per soddisfare la futura domanda delle imprese», sottolinea Peverelli.
La Rete TAM ha il compito di uniformare i percorsi formativi e rafforzare il legame con le aziende, promuovendo un’educazione più orientata alle reali esigenze del settore.
Il futuro del made in Italy passa dalla formazione
La formazione e il ricambio generazionale sono oggi due pilastri imprescindibili per garantire la competitività del comparto moda e accessori, simbolo del made in Italy nel mondo. Come evidenziato da Giovanna Ceolini, Paolo Bastianello e Carlo Palmieri, è necessario un intervento sistemico che coinvolga scuole, ITS, imprese e istituzioni, con l’obiettivo di formare un numero adeguato di tecnici qualificati e rispondere alle sfide poste dalla digitalizzazione, dalla sostenibilità e dall’innovazione.
Solo così sarà possibile colmare il divario tra domanda e offerta di lavoro e garantire che il settore resti uno dei motori trainanti dell’economia italiana anche nei prossimi decenni.