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Schlein dirige l'orchestrina del Titanic del Pd

- di: Redazione
 
Schlein dirige l'orchestrina del Titanic del Pd
Deve essere uno sforzo immane quello che sta facendo la nuova segretaria del Pd per portare il partito verso la disintegrazione, come conseguenza non di fattori esterni, ma delle sue scelte. Elly Schlein, a tre mesi dal suo insediamento, sembra non avere ben capito quanto gravoso sia il suo incarico e quali siano le sfide che deve affrontare. Ma se continuerà a fare e disfare solo in base alle sue convinzioni (e dei pochi che le si possono accostare, fisicamente e no), il destino del Partito democratico potrebbe essere segnato.
Non lo diciamo per avversione ideologicamente preconcetta, ma perché proprio non capiamo la genesi di alcune decisioni che sembrano essere prese di pancia e non di testa.
Ieri è esploso il caso del neoeletto vicecapogruppo del Pd alla Camera, tal Paolo Ciani, di cui, confessiamo, non conoscevamo nemmeno l'esistenza e che apprendiamo oggi essere espressione della Comunità di Sant'Egidio.

Schlein dirige l'orchestrina del Titanic del Pd

Quindi, Ciani, non appena eletto in sostituzione di Pietro De Luca (figlio di Vincenzo e di cui parleremo più avanti), ha pensato bene di rilasciare una intervista a Repubblica con l'intento di puntualizzare che: lui non è iscritto al partito (ne ha uno suo, Demos, altra falla nella nostra conoscenza della politica italiana); non intende affatto iscriversi al Pd, ritenendolo, quindi, inutile o peggio; il suo pensiero è che non bisogna sostenere l'Ucraina con l'invio di armi e che spera che il partito possa cambiare, su questo punto, la linea decisa da tempo (un pizzico di presunzione non guasta mai, vero?).
Ripetendo che non conoscevamo Ciani, il fatto che sia stato nominato nonostante le sue idee fossero note (o, almeno, c'è da sperarlo) ci induce a pensare che la stima personale che gli porta Schlein deve essere talmente grande da superare le ''piccole'' diversità di vedute che il nuovo vicecapogruppo che ha pensato bene di mettere in chiaro. Sarebbe a questo punto interessante - dal punto di vista politico, oltre anche antropologico - sapere come sosterrà alla Camera, non al bar, le tesi e le posizioni di un Partito a cui non ritiene necessario iscriversi, rivendicando il profilo del suo di partito.

Una situazione da lettino dello psichiatra poiché presuppone una capacità di spersonalizzarsi patrimonio solo delle grandi menti o dei folli.
Ma questo al segretario del Pd poco importa, ritenendo presumibilmente che Ciani saprà rappresentare al meglio il partito (quale poi questo partito sarà, il Pd o il suo, evidentemente per Schlein è secondario). Anche il piccolo particolare che Ciani (eletto comunque grazie al Pd...) non è d'accordo con l'invio di armi all'Ucraina non è trascurabile perché potrebbe anche darsi il caso che in aula lui, da vicecapogruppo, sia chiamato a difendere la linea del partito. Una linea che non condivide. Allora cosa farà: seguirà, per disciplina, la linea decisa dal partito oppure, per coerenza, non parlerà?
Possiamo dire che tutto questo è soltanto folle?
Ma fosse solo questo.

Ciani è stato chiamato a sostituire Pietro De Luca, defenestrato in spregio del principio che le colpe dei padri non devono ricadere sui figli. Anche se i padri (in questo caso, Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania) sono molto o troppo ingombranti. Eppure Pietro De Luca, che, a detta di tutti non aveva affatto sfigurato come vicecapogruppo alla Camera, è stato liquidato, senza una specifica contestazione, anche se tutti sanno che è stata una vendetta trasversale nei confronti del padre, manco fossimo in un drammone d'inizio '900.

La politica ha dinamiche diverse dalla vita normale, ma ci chiediamo come il rispetto delle regole, dei diritti e delle prerogative si acconcino con la figura del segretario nazionale del Pd, che sembra obbedire a logiche da resa dei conti, più che politiche. Se il rifiuto a dare luce verde al terzo mandato da presidente per De Luca padre ha creato una dura contrapposizione essa è solo con lui. Cosa c'entra il figlio e, cosa ancora più assurda, come definire se non offensiva e umiliante l'offerta fattagli della carica di segretario per il Pnrr (creata su due piedi, il classico contentino che sembra un bonbon al cianuro)?
La recente frequentazione di Elly Schlein degli ambienti della politica nazionale l'ha portata a Roma, dai mille misteri e dalle mille bellezze, che è stata la città dei Cesari, ma anche del marchese del Grillo. Forse, più che dagli imperatori, il segretario Pd è stato contaminato dal personaggio letterario, quello che si accreditava di un ruolo che, da solo, gli consentiva di fare tutto, sfuggendo al giudizio della gente e rimettendosi solo a quello di Dio.

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