Caso Sangiuliano: la politica in balia di ''lacrime napulitane'' e paure

- di: Redazione
 
La surreale intervista che, ieri sera, ha avuto come protagonista il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano (che ha scelto di raccontare la sua verità alla Rai, che è servizio pubblico) ha lasciato parecchi interrogativi, ma anche qualche certezza. La prima è che Sangiuliano non ha risolto il nodo tra il suo profilo pubblico e quello privato, che negli ultimi mesi ha mischiato a suo piacimento, sino a quando, per motivi che non sono ancora molto chiari, ha deciso di separarli, dopo poche ma intensissime settimane. Quelle che, sentimentalmente, ha diviso con Maria Rosaria Boccia, imprenditrice campana, ambiziosa il giusto, determinata molto di più.
Il quadro che Sangiuliano in televisione ha delineato è stato questo: a maggio ha conosciuto l'imprenditrice (ad un evento elettorale); poi, una cosa tira l'altra e il loro legame da professionale è diventato ben altro, tracimando in una relazione.

Caso Sangiuliano: la politica in balia di ''lacrime napulitane'' e paure

Tra l'alfa e l'omega della liaison (rivelatasi ben presto dangereuse) lui ha portato lei in giro per l'Italia in occasione di eventi pubblici, pagandole i biglietti di treno e aereo, quando non l'hanno fatto gli organizzatori.
In questo crescendo, nella mente del ministro, ha detto ieri, s'è fatta strada l'idea di sfruttare le capacità organizzative di Maria Rosaria Boccia affidandole (o forse ritagliandole addosso) il ruolo di consigliere per i grandi eventi, comunque a titolo gratuito.
Poi qualcosa nell'oleato meccanismo cerebrale del ministro deve avere colto i pericoli di una operazione del genere, forte anche dei consigli di chi, più e meglio di lui, conosce le problematiche del conflitto di interessi, inducendolo a strappare il decreto di nomina prima che fosse perfezionato.

Ora se sia stata la probabile reazione dell'imprenditrice (non ancora sedotta e abbandonata) alla notizia della mancata nomina o se ci sia stato un ravvedimento (sentimentale) del ministro, fatto sta che s'è scatenata la tempesta perfetta, tra dichiarazioni, pubblicazione di documenti, precisazioni, sferzanti sottolineature, persino riprese video ''pirata'', tutte provenienti da Maria Rosaria Boccia.
E ora torniamo all'intervista, che ha toccato tantissimi punti, ma non tutti, altrimenti ci sarebbero volute alcune puntate.

La linea di Sangiuliano è chiara: ho sbagliato (per amore, ma questo non è che lo abbia detto chiaramente) e faccio ammenda; non ho speso, per viaggi, viaggetti, cene e pernottamenti per eventi cui era presente anche la dottoressa Boccia, un euro pubblico; chiedo scusa a mia moglie, la persona più importante della mia vita (con tanto di lacrime e commozione, forse anche vergogna); il presidente del consiglio ha respinto le mie dimissioni; non sono ricattabile.

La difesa del ministro sta tutta qui, in buona sostanza, anche se gli interrogativi restano, non tanto sulla natura del rapporto con Maria Rosaria Boccia (vent'anni meno di lui), quanto su quel che di esso ancora non si sa.
Perché se l'imprenditrice, che maneggia con sapienza i social, continua ad incalzarlo, lasciando capire chissà cosa, il pensiero va a quali siano ancora le frecce nella faretra dell'impeditrice e quanto lontano esse possano andare a colpire.

Qualche avvisaglia s'è colta giù nell'intervista, quando Sangiuliano ha ammesso che qualcosa che potrebbe creargli imbarazzo ci sarebbe nelle conversazioni via chat che aveva con la sua (ormai ex) amica, ma che un'eventuale pubblicazione sarebbe comunque un reato. Visto che questa è materia scivolosa e, giuridicamente parlando, tutta da verificare, la precisazione di Sangiuliano è apparsa come la manifestazione di un disagio, che potrebbe trasformarsi in peggio, perché, come lui stesso ha ammesso, si trattava di conversazioni come quelle tra persone che condividono un sentimento, passioni e desideri. E si sa che quando la penna si scatena, si può scrivere di tutto, su tutto.
La domanda finale è e resta solo una: Giorgia Meloni ha fatto la cosa giusta chiedendo a Gennaro Sangiuliano di restare al suo posto per una vicenda che, seppure personale, si riverbera negativamente sull'intero governo?

Non è domanda da poco perché, quale che possa essere la risposta, essa deve tenere conto di tanti fattori. A cominciare dall'imminenza del G7 della cultura, al quale l'Italia non si può presentare senza il ministro di riferimento, che però oggi. ammettiamolo, ha una immagine pubblica sbiadita.
Poi mandare via Sangiuliano (o accettarne le dimissioni) potrebbe incrinare l'immagine forte e coesa del governo, cui tanto tiene il presidente del consiglio, che l'ha difesa anche quando imbarazzanti vicende giudiziarie di qualche suo esponente l'hanno esposta a fortissimi arrabbiature, per non dire altro.
Quel che appare abbastanza probabile è che alla prima occasione, Giorgia Meloni - anche approfittando del trasloco a Bruxelles di Raffaele Fitto - si troverà davanti al dilemma se andare avanti, facendo finta di avere dimenticato inchieste giudiziarie, o cambiare qualche figurina del governo, per un salutare tagliando di metà legislatura. Che, in fondo, a pensarci bene, non sarebbe affatto un male, considerato che qualche ministro continua a non brillare.
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