Caso Sangiuliano: non sarebbe il caso di fare veramente chiarezza?

- di: Redazione
 
Forse non è sempre vero che c'è un limite a tutto. Ma forse, come nel caso della strana vicenda che vede al centro il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, questo sottile confine è stato superato e qualcuno, non sappiamo chi, dovrebbe pure prenderne atto.
Non tanto perché i rapporti tra Sangiuliano (professionali, personali, poco importa) e l'imprenditrice Maria Rosaria Boccia non siano chiarissimi, almeno a chi le guarda dall'esterno, ma per il semplice motivo che non passa giorno, forse non passa ora, senza che la vicenda si arricchisca di particolari che, piuttosto che definirne meglio i contorni, li ingarbuglia ancora di più, rasentando i toni della farsa.
Alla gente, che si interroga su come sia stato possibile che la nomina/non nomina della signora Boccia a consigliere speciale del ministro per i cosiddetti ''grandi eventi'' sia diventato un caso politico, ai massimi livelli, bisognerebbe solo consigliare di cambiare canale, di non interessarvisi oltre il lecito, che è poi l'essere appena informati.

Caso Sangiuliano: non sarebbe il caso di fare veramente chiarezza?

Ma, se lo stesso Sangiuliano, con una lettera inviata a La Stampa, si espone a stilettate non dall'ultimo Carneade del giornalismo, ma dalla stessa Boccia, allora significa che lui, che da giornalista e scrittore dovrebbe sapere maneggiare con perizia la materia, di comunicazione comincia a capirci poco, travolto da una polemica che certo non s'aspettava.
Perché, se per iscritto (quindi al di fuori del solito ritornello ''le mie parole sono state travisate'' o, peggio, ''sono state decontestualizzate'') affermi delle cose che possono essere contestate nel merito, è chiaro che ti esponi alla reazione di chi tu, sostanzialmente, cerchi di marginalizzare, restituendo il suo ruolo ad categoria ben inferiore a quella che la dott.Boccia dice invece di avere fatto parte, frequentando il Ministero.

Se ammetti, come ha fatto Sangiuliano, che avresti voluto avere l'imprenditrice come consulente, ma poi hai fatto un passo indietro, lo si può capire perché, ad esempio, dietro la decisione ci possono essere motivi tecnici, economici o solo di opportunità. Ma se dici e ribadisci che l'aiuto datogli da Maria Rosaria Boccia non ha inciso per nemmeno un euro sulle casse dello Stato devi essere strasicuro di questo. E non invece, come subito accaduto, esporti alla velenosa precisazione dell'imprenditrice che su Instagram, in rapida sequenza, ha polemicamente chiosato: ''Io non ho mai pagato nulla. Mi è sempre stato detto che il ministero rimborsava le spese dei consiglieri, tant’è che tutti i viaggi sono sempre stati organizzati dal Capo segreteria del ministro''.

Replicando a Sangiuliano, che afferma che l'imprenditrice non ha mai preso parte alle riunioni preparatorie del G7 della Cultura a Pompei, Boccia con perfidia chiede: ''Quindi non abbiamo mai fatto riunioni operative? Non abbiamo mai fatto sopralluoghi? Non ci siamo mai scambiati informazioni?''.
Poi, sulla nomina revocata, sempre che ci sia stata, Maria Rosaria Boccia ci regala un altra punzecchiatura nei confronti di quel ministro che, sino a pochi giorni fa, era al centro dei suoi interessi (professionali): ''Siamo sicuri che la nomina non ci sia mai stata? A me la voce che chiedeva di strappare la nomina sembrava femminile. La riascoltiamo insieme?''. Due domande che si possono spiegare solo pensando che Maria Rosaria Boccia sappia con certezza che la sua nomina avesse intrapreso il percorso burocratico giusto e, in seconda battuta, che forse quella telefonata con cui le si annunciava la revoca dell'incarico non sia stata solo ascoltata, forse anche registrata.

A questo punto per chiarire tutto, definitivamente, oltre le parole dei protagonisti (ministro, imprenditrice, staff di Sangiuliano e qualcun altro), basterebbe solo andare negli alberghi o nei resort dove Maria Rosaria Boccia ha soggiornato in occasione di eventi ai quali era presente ''Genny'' e chiedere al concierge di vedere chi ha pagato cosa. Perché se a pagare non è stata l'imprenditrice la cosa sarebbe imbarazzante e Giorgia Meloni, che appena ieri sera ha difeso il suo ministro, dando credito alla sua ricostruzione dei fatti, sarebbe forse costretta a prenderne atto.
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