Utili robusti, dividendi maxi e fusioni come un domino: perché le banche hanno corso e quali leve possono tenere acceso il motore anche nel 2026.
Nel 2025 le banche italiane hanno fatto quello che a Piazza Affari piace più di ogni altra cosa: soldi veri (utili), soldi subito (dividendi e buyback) e storie da seguire (operazioni di M&A a raffica).
Il risultato è un anno da incorniciare per gli azionisti: il cosiddetto risiko bancario non è rimasto un’etichetta da talk finanziario, ma si è trasformato in un catalizzatore concreto di valutazioni e aspettative.
Il punto chiave: dopo un triennio molto forte, l’interrogativo non è “quanto hanno corso”, ma se il mercato abbia ancora motivi credibili per pagare premi anche con i tassi BCE scesi rispetto ai picchi.
I numeri della corsa: chi ha spinto di più in Borsa
Guardando alle performance a un anno sulle schede ufficiali dei titoli (rilevazioni del 23 dicembre 2025), la fotografia è chiara: il comparto è salito in modo diffuso, con alcune punte da capogiro.
- Banca Popolare di Sondrio: +102,96% (Borsa Italiana, scheda titolo, 23/12/2025)
- BPER Banca: +90,82% (Borsa Italiana, scheda titolo, 23/12/2025)
- UniCredit: +85,76% (Borsa Italiana, scheda titolo, 23/12/2025)
- Banco BPM: +67,23% (Borsa Italiana, scheda titolo, 23/12/2025)
- Intesa Sanpaolo: +53,13% (Borsa Italiana, scheda titolo, 23/12/2025)
- Monte dei Paschi di Siena: +34,96% (Borsa Italiana, scheda titolo, 23/12/2025)
In parallelo, analisi di mercato pubblicate in autunno hanno sottolineato lo stesso copione, con Pop Sondrio e BPER tra le più brillanti da inizio anno e un settore comunque in doppia cifra anche dove la corsa è stata più “misurata”.
Morale: non è stata una fiammata isolata, ma un movimento di sistema.
Perché il mercato ha pagato: tre motori (più uno) dietro al rally
1) Utili ancora solidi e qualità del credito sotto controllo
I conti hanno retto. E quando i conti reggono, il mercato è più disposto a credere ai piani e a premiare i ritorni di capitale.
Anche nel 2025 la dinamica non è stata solo “margine di interesse”: le commissioni hanno avuto un peso crescente, specie per chi è forte in risparmio gestito, bancassurance e servizi.
2) Dividendi e buyback: la calamita che attira capitali
Il settore ha confermato una postura molto “shareholder friendly”: payout elevati, programmi di riacquisto e cedole che, in diversi casi, sono state percepite come strutturalmente sostenibili (non una tantum).
In un mercato dove l’obbligazionario è tornato interessante, la Borsa pretende un motivo in più per rischiare: e quel motivo, nel 2025, è stato spesso un mix di cedola + buyback.
3) M&A: il risiko come acceleratore di aspettative
Il consolidamento ha rimesso in circolo opzioni strategiche: sinergie, taglio costi, potere di prezzo su commissioni e — soprattutto — la speranza di creare “campioni” più grandi e più difendibili.
Il 2025 è stato denso di mosse e contromosse: tra le operazioni più discusse, l’asse UniCredit–Banco BPM (poi ritirato) e l’intreccio che ha coinvolto MPS e Mediobanca, oltre alle operazioni su banche di taglia intermedia.
4) Il paradosso dei tassi: meno margine, ma più bisogno di efficienza
Qui sta la sottigliezza: la BCE ha ridotto i tassi più volte nel 2025 (date ufficiali: 5 febbraio, 12 marzo, 23 aprile, 11 giugno 2025), con il tasso sui depositi sceso fino al 2,00% (tabella tassi BCE).
Questo tende a comprimere parte dei margini nel tempo, ma spinge anche le banche a fare ciò che la Borsa premia: efficienza, scala e ricavi da servizi.
Il risiko 2025, in breve: cosa è successo e perché conta
Il consolidamento non è un film con un solo protagonista. Nel 2025 il settore ha visto una sequenza di partite aperte e chiuse che ha cambiato l’umore (e i multipli) del comparto.
Ricostruzione sintetica, con date di riferimento:
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UniCredit–Banco BPM: tentativo di OPS poi ritirato il 22 luglio 2025 dopo stop regolamentari e valutazioni legate al golden power (ricostruzioni di mercato pubblicate a fine novembre 2025).
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BPER–Popolare di Sondrio: rafforzamento fino a circa 80% (luglio 2025) e percorso di integrazione che guarda al 2026; nel frattempo accordi e piani industriali hanno iniziato a entrare nel vivo.
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Banca Ifis–Illimity: operazione completata con salita oltre soglie di controllo e delisting nel 2025, ulteriore tassello nel segmento “specializzato”.
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Banco BPM e Crédit Agricole: la banca francese ha consolidato una quota rilevante, con passaggi comunicati nel corso del 2025 e l’attenzione del mercato alle soglie regolamentari.
Su Banco BPM, a dicembre 2025, l’amministratore delegato Giuseppe Castagna ha ribadito in sede istituzionale che non ci sono negoziati in corso su una combinazione con Crédit Agricole né dossier “sul tavolo” con MPS.
“Non ci sono discussioni in corso… non c’è nulla sul tavolo”
(parafrasi di dichiarazioni riportate da agenzie internazionali, 11 dicembre 2025).
Perché potrebbero salire ancora: le leve che il mercato guarda nel 2026
Dire “possono salire ancora” non significa immaginare un replay identico del 2025. Significa capire se restano in piedi i driver che giustificano valutazioni più alte.
Ecco i più osservati:
- Nuove sinergie da integrazioni già avviate: la Borsa anticipa, ma poi pretende risultati misurabili (costi, ricavi, qualità del credito).
- Commissioni in crescita: in un mondo a tassi più bassi, chi vende consulenza, risparmio gestito e assicurazioni può difendere la redditività meglio degli altri.
- Capitale in eccesso e policy di distribuzione: se il CET1 resta robusto, torna il tema “quanto capitale restituisci?” (dividendi e buyback).
- Eventuali nuove mosse di risiko: anche solo l’ipotesi di un’operazione credibile può accendere premi (ma può anche creare volatilità).
Un segnale interessante arriva dalle stesse comunicazioni societarie: Intesa, ad esempio, nel 2025 ha confermato ambizioni di utile elevato e ha evidenziato la centralità dei ricavi da commissioni, cioè proprio la componente più “adatta” a un contesto di tassi più bassi.
Le ombre sul rally: cosa può interrompere la musica
Per completezza: ci sono almeno quattro rischi che possono cambiare il tono del mercato.
- Compressione più rapida del margine di interesse: se la discesa dei tassi pesa più del previsto e i ricavi da servizi non compensano, gli utili possono normalizzare.
- Rischio politico-regolatorio: golden power, vigilanza, regole sulle partecipazioni e tempi autorizzativi possono allungare o bloccare operazioni.
- Integrazioni difficili: la parte noiosa (IT, rete, personale) è quella che decide se un’operazione crea valore o lo brucia.
- Scenario macro: rallentamento economico e deterioramento del credito possono riaprire il dossier NPL (anche se oggi i livelli sono lontani dagli anni critici).
Il punto finale: il 2025 è stato un premio, ora serve la prova
Il triennio d’oro delle banche italiane ha avuto un mix raro: bilanci ripuliti, capitale robusto, tassi (prima) favorevoli e poi un risiko capace di spostare aspettative e multipli.
Nel 2026 la Borsa chiederà il conto: meno storytelling, più execution.
Se le banche riusciranno a dimostrare che dividendi e buyback sono sostenibili anche con tassi più bassi, e che le operazioni di consolidamento producono sinergie vere, allora la corsa potrebbe non essere finita:
magari non allo stesso ritmo, ma con una traiettoria ancora interessante per chi cerca rendimento e solidità.