Rapporto Censis: "9,4 milioni di italiani temono di perdere il posto di lavoro"

- di: Jean Aroche
 
I dati raccolti dal 4° Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale mostrano che in Italia continua a prevalere timore per il futuro dei lavoratori: stando all'analisi portata avanti con Eudaimon, sarebbero circa 9,4 milioni i cittadini del nostro paese preoccupati per il futuro della propria posizione lavorativa, con 4,6 milioni di essi spaventati dalla possibilità di registrare una forte riduzione del reddito, 4,5 milioni che pensano di veder presto aumentare i carichi di lavoro, 4,4 milioni che hanno paura di perdere l'occupazione rimanendo disoccupati e 3,6 milioni di essere costretti a cambiare lavoro.

A questo senso di pessimismo fa da contraltare una visione positiva del futuro da parte delle aziende, l'87% delle quali guarda con fiducia alla possibile ripresa dopo la fine dell'emergenza sanitaria. Un risultato sorprendente tenendo conto che addirittura il 68,7% delle aziende italiane ha messo a referto un calo di fatturato dal lockdown del marzo 2020.

Capitolo lavoro da remoto: circa il 31,6% dei lavoratori lo ha sperimentato dallo scorso marzo (51,5% dirigenti, 34,3% impiegati, 12,3% operai) e i giudizi sono contrastanti. Il 52,4% di chi ne usufruisce lo apprezza e ne vorrebbe usufruire anche in futuro mentre il 64,4% di chi lavora in presenza non lo vede di buon occhio.

Per quanto riguarda il valore economico potenziale del welfare aziendale, se esteso a ogni impresa del privato ammonterebbe a 53 miliardi di euro con un beneficio per le aziende di quasi 34 miliardi fra incrementi possibili della produttività e vantaggi nel campo fiscale. Anche il singolo lavoratore ne gioverebbe (quasi una mensilità in più ogni anno) per una somma complessiva di 19 miliardi di euro.
Secondo il report, per l'87,2% delle aziende sarà sempre più importante per il futuro prossimo: il 52% di esse crede aiuterà a migliorare la coesione interna di organici di lavoratori sempre più diversificati per via delle modalità di attività, mentre il 35,2% ritiene che renderà possibili servizi di welfare inutili e strumenti che portino alla professionalizzazione dei lavoratori. Che credono alla stessa maniera nel concetto di welfare aziendale, dato che il 77,4% si augura di vederlo potenziato nella propria azienda o introdotto dove non è stato ancora attivato.

Il report completo è consultabile qui.

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