Rapporto ASviS 2023: Italia lontana dal raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030

- di: Barbara Leone
 
A metà del percorso verso l’attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, l’Italia  mostra forti ritardi e rischia di non rispettare gli impegni assunti nel 2015 in sede Onu: rispetto al 2010, per otto dei  17 Obiettivi (Sustainable Development Goals – SDGs) si registrano contenuti miglioramenti, per sei la situazione è  peggiorata e per tre è stabile. Guardando ai 33 Target valutabili con indicatori quantitativi, solo per otto si raggiungerà  presumibilmente il valore fissato per il 2030, per quattordici sarà molto difficile o impossibile raggiungerlo, per nove  si registrano andamenti contraddittori, per due la mancanza di dati impedisce di esprimere un giudizio. I ritardi  accumulati potrebbero essere in parte recuperati, ma bisogna attuare con urgenza e incisività una serie di interventi  e di riforme, come peraltro l’Italia si è impegnata a fare nel corso del Summit Onu del 18-19 settembre scorso.

Rapporto ASviS 2023: Italia lontana dal raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030

È ora di trasformare le promesse in atti concreti, ma il tempo a disposizione è molto limitato. È quanto emerge dall’ottavo Rapporto “L’Italia e gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile”, realizzato dall’Alleanza  Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS). All’evento di presentazione, per il cui valore è stata conferita la Medaglia  del Presidente della Repubblica, sono intervenuti i presidenti dell’ASviS, Marcella Mallen e Pierluigi Stefanini, il  direttore scientifico dell’Alleanza, Enrico Giovannini, la Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira  Calderone, il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, il giudice della Corte costituzionale, Giulio Prosperetti.  Sono intervenute anche le giornaliste Marianna Aprile e Agnese Pini che hanno discusso del ruolo dei media di fronte  alle sfide della sostenibilità.

Il Rapporto di quest’anno, dedicato all’analisi di quanto accaduto a livello globale, europeo e italiano da quando è  stata sottoscritta l’Agenda 2030, mostra chiaramente che il nostro Paese, al contrario dell’Unione Europea, non ha  imboccato in modo convinto e concreto la strada dello sviluppo sostenibile e non ha maturato una visione d’insieme  delle diverse politiche pubbliche (ambientali, sociali, economiche e istituzionali) per la sostenibilità – afferma il  direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini. – Ciò non vuol dire che non si siano fatti alcuni passi avanti o che  non si siano assunte decisioni che vanno nella giusta direzione, ma la mancanza di un impegno esplicito, corale e  coerente da parte della società, delle imprese e delle forze politiche ci ha condotto su un sentiero di sviluppo  insostenibile che è sotto gli occhi di tutti, come confermano anche le analisi dell’opinione pubblica italiana contenute  nel Rapporto”. 

Gli indicatori compositi elaborati dall’ASviS per l’Italia mostrano peggioramenti rispetto al 2010 per la povertà (Goal  1), i sistemi idrici e sociosanitari (Goal 6), la qualità degli ecosistemi terrestri e marini (Goal 14 e 15), la governance  (Goal 16) e la partnership (Goal 17), una sostanziale stabilità per gli aspetti legati al cibo (Goal 2), alle disuguaglianze (Goal 10) e alle città sostenibili (Goal 11), mentre per gli altri otto Goal i miglioramenti sono inferiori al 10% in 12 anni,  eccetto che per la salute (Goal 3) e l’economia circolare (Goal 12), per i quali l’aumento è leggermente superiore. In termini di disuguaglianze territoriali, sui quattordici Goal per cui sono disponibili dati regionali solo per due (Goal 10 e  16) si evidenzia una loro riduzione, per tre (2, 9 e 12) una stabilità e per i restanti nove un aumento, in totale  contraddizione con il principio chiave dell’Agenda 2030 di “non lasciare nessuno indietro”. Purtroppo, il nostro Paese è in buona compagnia. Secondo l’Onu, guardando ai Target dell’Agenda 2030 per cui sono  disponibili dati affidabili, solo nel 12% dei casi si è sulla buona strada per raggiungere i valori obiettivo. Più della metà,  invece, nonostante qualche progresso, sono “moderatamente o gravemente fuori strada” e circa il 30% non ha fatto  registrare alcun avanzamento o si trova oggi in una condizione peggiore di quella del 2015. A livello di Unione Europea,  gli indicatori dell’ASviS mostrano come dal 2010 in avanti ci siano stati progressi per gran parte degli Obiettivi, ma in  vari casi si tratta di miglioramenti contenuti e ancora insufficienti per centrare i Target dell’Agenda 2030 entro questa  decade. Inoltre, si nota una riduzione delle disuguaglianze tra Paesi nel conseguimento degli Obiettivi solo per otto di  essi, mentre per tre le distanze sono rimaste costanti e per cinque sono addirittura aumentate.

Per quanto riguarda la dimensione sociale dello sviluppo sostenibile si segnala che, tra il 2015 e il 2021, la quota di  famiglie in condizione di povertà assoluta è salita dal 6,1% al 7,5% e riguarda quasi 2 milioni di famiglie, dove vivono  1,4 milioni di minori; continua ad allargarsi la disuguaglianza tra ricchi e poveri; la spesa pubblica per sanità e istruzione  dell’Italia è nettamente inferiore a quella media europea; l’abbandono scolastico è pari all’11,5% (36,5% tra gli  stranieri) e la disoccupazione giovanile è al 23,7%; inoltre, 1,7 milioni di giovani non studiano e non lavorano. Per la dimensione ambientale dello sviluppo sostenibile l’Italia registra il 42% di perdite dai sistemi idrici; solo il 21,7%  delle aree terrestri e solo l’11,2% di quelle marine sono protette; lo stato ecologico delle acque superficiali è ‘buono’ o ‘superiore’ solo per il 43% dei fiumi e dei laghi; il degrado del suolo interessa il 17% del territorio nazionale; l’80,4%  degli stock ittici è sovrasfruttato; le energie rinnovabili rappresentano solo il 19,2% del totale, quota che non consente  di intraprendere il processo di netta riduzione delle emissioni su cui il Paese si è impegnato a livello UE.  Nell’ambito della dimensione economica dello sviluppo sostenibile, dopo la ripresa del biennio 2021-2022 seguita alla  pandemia, l’Italia presenta ancora alcuni segnali di crescita debole che hanno caratterizzato il decennio precedente;  l’occupazione cresce, ma resta forte la componente di lavoro irregolare (3 milioni di unità); passi avanti sono stati  compiuti per l’economia circolare (il consumo materiale pro-capite si è ridotto del 33% in dieci anni) ed è cresciuto il  tasso di innovazione (+21% tra il 2010 e il 2018), ma molte imprese mostrano resistenze ad investire nella  trasformazione digitale ed ecologica; il Paese necessita di forti investimenti, anche per rendere le infrastrutture più  resilienti di fronte alla crisi climatica; la finanza sta muovendosi nella direzione della sostenibilità, accompagnando il  mutamento delle preferenze dei risparmiatori. Per la dimensione istituzionale dello sviluppo sostenibile emerge che, nell’ultimo decennio, sono drasticamente  diminuiti omicidi volontari e criminalità predatoria, ma sono cresciuti alcuni reati contro la persona, come le violenze  sessuali (+12,5%) e le estorsioni (+55,2%). Forte è anche l’aumento di tutti i reati informatici, quali truffe e frodi  (+152,3% rispetto al 2012). Il sovraffollamento carcerario, ridottosi nel decennio 2010-2019, ha ripreso a salire  nell’ultimo biennio.

Le proposte dell’ASviS per mettere la sostenibilità al centro delle politiche e accelerare il cammino dell’Agenda 2030 “Per recuperare il terreno perduto è indispensabile adottare un approccio politico e culturale che consideri la  sostenibilità il fulcro di tutte le scelte, pubbliche e private. È questo l’approccio alla base della nuova Strategia Nazionale  per lo Sviluppo Sostenibile, approvata dal Governo esattamente un mese fa – sostiene il presidente dell’ASviS, Pierluigi  Stefanini. – Negli stessi giorni, il Governo si è impegnato all’Assemblea Generale dell’Onu a predisporre un ‘Piano di  accelerazione’ per il conseguimento degli Obiettivi su cui siamo più indietro, quasi tutti. Le nostre proposte possono  servire per definire contenuti, tempistiche e metodologie per realizzare questo Piano”.

A tale proposito, l’ASviS avanza al Governo tre proposte concrete: assegnare alla Presidenza del Consiglio il compito  di predisporre il Piano; predisporlo entro marzo 2024, affinché esso contribuisca alla preparazione del prossimo  Documento di Economia e Finanza; coinvolgere la società civile e gli enti territoriali attraverso il Forum per lo sviluppo  sostenibile esistente presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE). Parallelamente, occorre dare attuazione alla nuova Strategia Nazionale, costruendo in primo luogo un serio sistema di  valutazione ex ante delle politiche rispetto ai diversi Obiettivi dell’Agenda 2030, al cui interno trovi spazio anche lo  Youth Check, cioè la verifica del rispetto del criterio di giustizia intergenerazionale recentemente introdotto nella  Costituzione, idea presente anche nel programma elettorale dell’attuale maggioranza. La valutazione d’impatto va  applicata anche con riferimento alle politiche degli enti territoriali, a partire dai progetti finanziati dai nuovi fondi  europei e nazionali di coesione, al fine di valutare il contributo di questi ultimi al raggiungimento dei 17 Obiettivi. Le bozze del Piano Nazionale Integrato Energia-Clima (PNIEC) e del Piano Nazionale per l’Adattamento ai Cambiamenti  Climatici (PNACC) devono essere rafforzate e finalizzate il prima possibile per guidare un ampio insieme di politiche  economiche, sociali e ambientali da sostenere con adeguati finanziamenti. L’Italia deve poi dotarsi di una Legge per il  clima, come già fatto dagli altri grandi Paesi europei, la quale sancisca l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050 e gli obiettivi intermedi coerenti con esso, fissi un budget totale di carbonio e budget settoriali che traccino per i diversi  comparti economici un percorso di azzeramento delle emissioni di gas serra, istituisca un Consiglio Scientifico per il  Clima per assistere i decisori pubblici nella predisposizione degli interventi e monitorare i risultati via via ottenuti. 

Alla constatazione che l’Italia procede a rilento sul cammino dello sviluppo sostenibile non deve corrispondere un  sentimento di disfattismo. È ancora possibile cambiare passo, consolidando la crescente consapevolezza dell’opinione  pubblica, delle imprese e delle amministrazioni pubbliche sul fatto che, nonostante i negazionisti, la scelta della  sostenibilità conviene tanto dal punto di vista sociale e ambientale, quanto da quello economico – dichiara la  presidente dell’ASviS, Marcella Mallen. – Le numerose proposte dell’Alleanza contenute nel Rapporto rappresentano  il contributo della società civile italiana per realizzare ciò che il Governo si è impegnato a fare. Allo scopo di ingaggiare  sempre più l’opinione pubblica sull’importanza di perseguire uno sviluppo sostenibile e di rispettare i diritti delle future  generazioni, l’ASviS propone di istituire la ‘Giornata nazionale dello sviluppo sostenibile’, da celebrare il 22 febbraio,  data di pubblicazione della Legge costituzionale n. 1/2022, che ha modificato gli artt. 9 e 41 della Costituzione”.

L’attuazione delle proposte avanzate dall’ASviS si articola in 13 linee di intervento prioritarie determinanti per  consentire all’Italia di fare un balzo in avanti verso l’attuazione dell’Agenda 2030. Si tratta di: contrastare la povertà,  la precarietà e il lavoro povero, assicurare l’assistenza agli anziani non autosufficienti, redistribuire il carico fiscale per  ridurre le disuguaglianze, gestire i flussi migratori e promuovere l’integrazione degli immigrati; accelerare  l’innovazione tecnologica, organizzativa e sociale del settore agricolo, potenziare la responsabilità sociale delle aziende  agricole; ottimizzare le risorse e l’organizzazione dei servizi sanitari, mitigare l’impatto della crisi climatica sulla salute,  combattere il disagio psichico, le dipendenze e la violenza familiare e sociale; migliorare la qualità degli apprendimenti,  contrastare la dispersione, assicurare l’inclusione, potenziare i servizi per l’infanzia, educare allo sviluppo sostenibile  e alla cittadinanza globale; aumentare l’occupazione femminile, assicurare servizi e condivisione del lavoro di cura,  prevenire e combattere le discriminazioni multiple; mettere la protezione e il ripristino della natura al centro delle  politiche, rispettare gli accordi internazionali, assicurare la tutela e la gestione sostenibile degli ecosistemi; aumentare  al massimo la produzione di energia elettrica rinnovabile e rendere più ambizioso il Pniec; ridurre la fragilità sul  mercato del lavoro di donne, giovani e immigrati, potenziare le politiche attive e migliorare le condizioni di lavoro;  investire in infrastrutture sostenibili, orientare il sistema produttivo verso l’Industria 5.0, potenziare la ricerca e  l’innovazione; migliorare il governo del territorio, investire nella rigenerazione urbana e nella transizione ecologica  delle città e delle altre aree territoriali; promuovere la sostenibilità ambientale e sociale nella Pubblica  amministrazione, coinvolgere maggiormente i consumatori nell’adozione di comportamenti virtuosi; migliorare il  sistema giudiziario, sviluppare un’etica dell’Intelligenza Artificiale, rafforzare la partecipazione democratica;  promuovere la pace, rafforzare la coerenza delle politiche di assistenza allo sviluppo e migliorarne l’efficacia,  assicurando la partecipazione della società civile alle scelte. 

Alcune delle proposte implicano risorse finanziarie significative, altre sono a ‘costo zero’ o quasi – conclude Enrico  Giovannini. – Molti interventi, peraltro, sono in linea con le Raccomandazioni specifiche rivolte all’Italia dal Consiglio  europeo a luglio scorso e potrebbero essere quindi integrati nella prossima Legge di bilancio e dei provvedimenti  collegati, nonché nelle riforme previste dal Pnrr”.

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Italia Informa n° 2 - Marzo/Aprile 2024
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