"Panico" tra gli amanti dei pub: oltre 4000 a rischio chiusura

- di: David Lewis
 
In tanti hanno scritto cercando di fare capire cosa sia il pub per un inglese (ma anche per un gallese, uno scozzese, un irlandese...). Centinaia di pagine a raccontare lo strettissimo legame che abbiamo con quello che, luogo fisico, lo è anche dello spirito, perché è lì che si incontrano gli amici e c'è da stare sicuri che, se non ce ne hai uno a portata di mano, sicuramente te ne farai di nuovi, tra un bicchiere di birra e qualche chiacchiera senza senso.

"Panico" tra gli amanti dei pub: oltre 4000 a rischio chiusura

Eppure di quanto sia importante questa istituzione per chi vive sull'Isola ce ne accorgiamo solo quando accade qualcosa che getta ombre su di essa.
Quindi, e lo dico con cognizione di causa, la notizia che il più grande gruppo di pub e bar del Regno Unito, travolto da una ondata di debiti cui non riesce a fare fronte, non trovi i soldi necessari per la sua sopravvivenza, mi ha gettato nello sconforto. Anche perché, se la situazione dovesse diventare ancora più drammatica (a fronte di una massa di debiti di 2,2 miliardi di sterline) , a essere in pericolo sono centinaia di pub e bar in tutto il Regno Unito.

Sto parlando della Stonegate Pub Company, che ha una rete di oltre 4.400 esercizi, tra cui le catene Slug & Lettuce e Be At One e che ha ammesso di non essere riuscita a concordare nuovi prestiti per soddisfare il debito in scadenza nel giugno del prossimo anno.
Da quello che si legge sui quotidiani, i colloqui per trovare una soluzione sono in corso, ma il pessimismo, almeno in questa fase, sembra avere preso il sopravvento. Al punto che la compagnia si è trovata quasi obbligata a pubblicizzare le sue difficoltà.
Non sappiamo se il linguaggio usato da Stonegate sia per iniziati o per farsi capire da tutti. Certo è che leggere che "poiché i piani di rifinanziamento non sono stati eseguiti, vi è indicazione che esiste un'incertezza materiale che potrebbe gettare dubbi significativi sulla capacità della società e del gruppo di continuare come un'entità in funzionamento'' getta nello sconforto, soprattutto per l'affermazione successiva che il gruppo ''potrebbe non essere in grado di realizzare le proprie attività e di onorare le proprie passività nel normale svolgimento delle attività''.

Stonegate, di proprietà di TDR Capital, una società di private equity, ha acquisito il rango del più grande gruppo di pub del Regno Unito nel 2019, sborsando 1,3 miliardi di sterline.
La grandezza della rete di pub e ristoranti e il forte appeal nei consumatori non ha messo però Stonegate al riparo dalle difficoltà seguite alla pandemia e dalle traversie che, in particolare, stanno ostacolando ora il settore dell'ospitalità.
Gli esperti dicono che questi locali si sono trovati a fronteggiare l'aumento dei costi (provocato anche dall'inflazione, che solo ora sembra avere rallentato la sua corsa) e dalle condizioni economiche generali che stanno imponendo ai consumatori scelte di prudenza, vista la contingenza non favorevole.

Questa crisi si è abbattuta, oltre che sui pub, anche sul settore della birra artigianale, che pure era cresciuto molto negli anni scorsi.
I conti di Stonegate sono putroppo chiari: ha più di 3 miliardi di sterline di debito in totale e lo scorso anno ha pagato più di 300 milioni di sterline in costi finanziari, inclusi 235 milioni di sterline di interessi sulle note di prestito. Ha preso in prestito 638 milioni di sterline contro circa 1.000 proprietà di proprietà a dicembre, ma l'agenzia di rating Fitch ha detto a gennaio che potrebbe dover declassare le prospettive di Stonegate se non riuscirà a rifinanziare 2,2 miliardi di sterline di prestiti.

Ma se sulla situazione di Stonegate pesano condizioni avverse, anche la società ci ha messo del suo.
Lo scorso anno è stata travolta dalle critiche per avere deciso di fare pagare ai clienti 20 centesimi in più per una pinta di birra negli orari di maggiore affluenza.
Un sacrilegio, che non è stato perdonato.
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