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Il Ppe frena su Ilaria Salis: "Immunità non può coprire reati precedenti al mandato"

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Il Ppe frena su Ilaria Salis: 'Immunità non può coprire reati precedenti al mandato'

Il Partito Popolare Europeo alza il muro contro l’idea di mantenere l’immunità parlamentare a Ilaria Salis, eletta con Avs e imputata in Ungheria per episodi di violenza avvenuti prima della sua elezione all’Europarlamento.

Il Ppe frena su Ilaria Salis: "Immunità non può coprire reati precedenti al mandato"

Da Strasburgo, il presidente del gruppo popolare, Manfred Weber, ha scelto di ribadire in conferenza stampa un principio che considera dirimente: “Come Ppe siamo favorevoli al rispetto dello stato di diritto e quindi al regolamento del Parlamento europeo. I nostri consiglieri giuridici ci hanno detto che è giusto revocare l’immunità a Salis perché il reato contestato è stato commesso prima del suo mandato. Noi siamo per le regole, non bisogna politicizzare la questione”.

L’immunità e i suoi limiti
Al centro del dibattito c’è il senso stesso dell’immunità parlamentare europea, che non è un salvacondotto generale ma una protezione funzionale: serve a difendere i deputati per le opinioni espresse e gli atti compiuti nell’esercizio del mandato, non per fatti antecedenti e privi di legame con l’attività parlamentare.
La Commissione giuridica dell’Eurocamera è chiamata a esaminare la richiesta di procedere avanzata dalle autorità ungheresi. Il voto in aula arriverà solo dopo questo passaggio, ma la presa di posizione del Ppe chiarisce l’orientamento del gruppo più numeroso a Strasburgo.

Il caso Salis: tra giustizia e politica
Ilaria Salis, insegnante e attivista, fu arrestata a Budapest nel febbraio 2023 con l’accusa di aver partecipato a un’aggressione contro militanti di estrema destra nel corso della cosiddetta “Giornata dell’Onore”.
Il processo avviato in Ungheria e le condizioni di detenzione, considerate dure e oggetto di appelli internazionali, hanno acceso un dibattito in Italia e in Europa sui diritti umani e sull’uso politico della giustizia da parte del governo di Viktor Orbán.

L’elezione di Salis a Strasburgo nel giugno 2024 con Alleanza Verdi e Sinistra aveva aperto la questione dell’immunità: un’eventuale conferma avrebbe potuto sospendere il processo in Ungheria. Per mesi l’opinione pubblica europea si è divisa tra chi vedeva nella protezione parlamentare una garanzia contro possibili abusi giudiziari e chi riteneva che i fatti contestati dovessero essere giudicati nei tribunali.

Weber: “Non politicizzare la vicenda”
Il leader del Ppe ha cercato di riportare la discussione sul piano istituzionale, rivendicando il rispetto delle regole come argine a ogni forma di strumentalizzazione: “Non possiamo trasformare l’immunità in un rifugio per atti che nulla hanno a che fare con il mandato. Il Parlamento europeo deve restare fedele al principio di separazione dei poteri e lasciare che la giustizia faccia il suo corso”.
Il messaggio è rivolto non solo agli altri gruppi politici, ma anche ai governi che guardano al caso Salis come a un banco di prova delle tensioni tra Bruxelles e Budapest sullo stato di diritto.

Le divisioni nell’Europarlamento
Dietro la questione giuridica si intrecciano valutazioni politiche. I Verdi e la Sinistra europea continuano a difendere l’immunità, parlando di persecuzione politica. Nel campo progressista molti chiedono di verificare fino in fondo le garanzie di un giusto processo in Ungheria, temendo che il procedimento possa essere usato per colpire un’avversaria politica.
La linea del Ppe, condivisa da buona parte dei Conservatori e Riformisti, spinge invece per un voto che confermi la revoca, interpretandola come un atto di rispetto delle regole interne all’Europarlamento.

Una decisione dal valore politico
Il caso è diventato anche un terreno di scontro sul ruolo del Parlamento europeo come garante dei diritti dei suoi membri e, al tempo stesso, come istituzione che non può diventare rifugio per imputati di reati comuni.
L’esito del voto sarà indicativo dei nuovi equilibri a Strasburgo dopo le elezioni del 2024 e delle relazioni tra i principali gruppi politici.

Per Salis il voto potrebbe significare tornare a difendersi nel processo in corso a Budapest, senza la protezione dell’immunità. Per l’Europarlamento sarà un test sulla capacità di applicare il proprio regolamento al di là delle pressioni politiche e mediatiche.

Oltre il caso individuale
La vicenda ha riacceso il dibattito sulla funzione dell’immunità parlamentare in Europa in tempi di tensioni tra istituzioni Ue e governi nazionali. In un contesto in cui la tutela dei diritti fondamentali è spesso invocata come scudo politico, il caso Salis diventa un precedente destinato a pesare nei rapporti tra Strasburgo e gli Stati membri.
Il voto atteso nelle prossime settimane dirà se l’Eurocamera sceglierà di ribadire la centralità del principio giuridico o se prevarranno valutazioni legate al contesto politico ungherese.

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