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Trump, parole da guerra: “Putin non mi credeva, avrei colpito Mosca”

- di: Matteo Borrelli
 
Trump, parole da guerra: “Putin non mi credeva, avrei colpito Mosca”
Trump, parole da guerra: “Putin non mi credeva, avrei colpito Mosca”
Una registrazione svela le minacce dell’ex presidente a Putin e Xi: “Se attacchi, bombardo Mosca e Pechino”. Il retroscena esplosivo riaccende le tensioni globali.

Un audio segreto, una minaccia nucleare, una diplomazia da reality

In un incontro privato con i donatori del Partito Repubblicano nel 2024, Donald Trump si sarebbe vantato di aver minacciato direttamente Vladimir Putin: “Se invadi l’Ucraina, bombarderò Mosca. A tappeto”. È quanto emerso da una registrazione audio riservata dell’evento, i cui contenuti sono oggi destinati a riaccendere i timori sulla gestione muscolare – e potenzialmente irresponsabile – della politica estera da parte dell’ex presidente USA.

Stando all’audio, Trump avrebbe aggiunto: “Gliel’ho detto chiaro: non mi lasci altra scelta. Ma Putin non mi ha creduto”. E ancora: “Feci lo stesso con Xi Jinping: se vai su Taiwan, bombardiamo Pechino”. Dichiarazioni che, se autentiche, delineano uno scenario inquietante di minacce personali, scavalcando i canali istituzionali e le cautele della diplomazia tradizionale.

Il contesto: parole da leader o da incosciente?

L’incontro risale alla primavera 2024, in piena campagna elettorale per le presidenziali poi vinte da Trump. La conversazione era “a porte chiuse” ma registrata da almeno un partecipante. Il tono usato da Trump, ricostruito in seguito, era fiero, quasi teatrale.

In quel momento, l’invasione russa dell’Ucraina era già in corso da oltre due anni, e i rapporti USA-Cina erano segnati dalle crescenti tensioni su Taiwan, tecnologia, dazi e militarizzazione del Pacifico. Trump, però, non parlava come un ex presidente o come un candidato, ma come se fosse ancora al comando: “Dovevo farli tremare. Dovevo mostrarmi più folle di loro”.

Analisti preoccupati: “Giocare col fuoco nucleare”

Non si è fatta attendere la reazione della comunità internazionale e degli analisti. Un’importante istituzione di studi strategici ha parlato di “una retorica che flirta pericolosamente con la dottrina MAD (Mutually Assured Destruction)”, evocando lo spettro della guerra nucleare come strumento di deterrenza personale.

Per Fiona Hill, già consigliera per la Russia alla Casa Bianca sotto Trump, si tratta di “una dimostrazione lampante del suo stile impulsivo, anti-istituzionale, e potenzialmente devastante sul piano della sicurezza globale”. Ha aggiunto: “Queste non sono strategie. Sono minacce da film d’azione”.

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