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Tajani: “Ogni partito indichi il premier”. Centrodestra in tensione

- di: Bruno Legni
 
Tajani: “Ogni partito indichi il premier”. Centrodestra in tensione
Tajani: “Ogni partito indichi il premier”. Centrodestra in tensione
Mossa a sorpresa di Forza Italia scuote il centrodestra: dossier su Lombardia, Puglia, Veneto resta incandescente.

(Foto: Antonio Tajani, leader di Forza Italia e ministro).

Il centrodestra sembra aver tirato fuori con forza la serratura su un tema finora accarezzato ma prudentemente evitato: la legge elettorale. A muovere le pedine è Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e leader di Forza Italia, con una proposta che può cambiare gli assetti politici interni alla coalizione e la competizione elettorale nazionale. Scenari che, seppure ancora da definire, appaiono già carichi di tensione e ambizioni.

Tajani rompe gli schemi: via libera ai candidati premier dei partiti

Il 13 settembre 2025 Tajani ha espresso l’idea che ogni partito debba poter indicare il proprio leader come candidato alla guida del governo, a patto che il partito che ottiene più voti indichi il presidente del Consiglio. In questo perimetro, il leader di Forza Italia ha riconosciuto che, “per come stanno le cose oggi”, Giorgia Meloni resterebbe in vantaggio: “Sarebbe ancora lei la presidente del Consiglio”, ha sottolineato Tajani. L’impianto è alternativo alla prassi del candidato premier di coalizione e mette al centro la competizione tra i partiti, vincolandola però a una regola di priorità basata sul voto.

Reazioni nella coalizione: Lega e FdI in fibrillazione

La proposta ha subito acceso le polveri in Fratelli d’Italia e Lega, già impegnate nel risiko delle candidature regionali. Sul tavolo c’è la Lombardia, che FdI vorrebbe intestarsi come contropartita per l’intesa su un candidato leghista in Veneto. Dall’altra parte, la Lega rivendica il proprio radicamento e il diritto di continuità. Il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo mette in chiaro la linea del Carroccio: “Se FdI ritiene di potersi prendere la Lombardia, tanto più possiamo farlo noi che siamo gli uscenti”, afferma Romeo, richiamando i numeri dell’ultima tornata.

Nel valzer dei nomi, per la Lombardia tra i papabili di area FdI spunta Carlo Fidanza, capodelegazione all’Europarlamento, mentre nel centrodestra si misurano pesi e contrappesi in vista delle scelte definitive.

Regione per regione: il rebus dei candidati

Campania: prende quota l’ipotesi di un profilo civico. I nomi che circolano restano Matteo Lorito e Giosy Romano, figure considerate in grado di parlare oltre i confini dei partiti tradizionali.

Puglia: Forza Italia spinge per Mauro D’Attis, ma sul territorio non mancano i freni. Se si optasse per un candidato non politico, il nome in pole resta Vincenzo Magistà, già direttore di TeleNorba.

Veneto: resta da sciogliere il nodo sulla possibile lista Zaia. Fratelli d’Italia e Forza Italia frenano: nessuno, a quanto trapela, vuole mettere a rischio gli equilibri che vedono il partito della premier come primo azionista del governatore leghista.

Implicazioni e ostacoli

La “dottrina Tajani” presenta luci e ombre. Più chiarezza per gli elettori, che vedrebbero subito identificata la leadership di ciascun partito; ma anche maggiore pressione sull’unità della coalizione, con il rischio di far esplodere competizioni interne nei collegi in bilico. Sul piano normativo, la riforma della legge elettorale è un terreno minato: ogni intervento sulla designazione del premier richiede ingegneria giuridica fine e un consenso politico ampio, pena il boomerang istituzionale.

Uno sguardo oltre le dichiarazioni: scenari possibili

Se la proposta prendesse quota, si aprirebbero almeno tre linee di tendenza. Primo: leadership più visibili e personalizzazione dell’offerta politica. Secondo: frizioni più marcate tra FdI e Lega, soprattutto dove la posta regionale è alta. Terzo: rischio frammentazione se i partiti minori o le correnti non si sentiranno rappresentati dai meccanismi di scelta.

Una mossa spartiacque

La mossa di Tajani è un spartiacque che non cambia solo le regole del gioco: costringe il centrodestra a misurarsi con la propria natura competitiva. Dare libertà ai partiti e tenere insieme la coalizione: è qui che si gioca la vera partita. La strada per l’accordo, tra Lombardia, Veneto, Campania e Puglia, è tutt’altro che in discesa. Ma proprio per questo sarà il banco di prova della tenuta del quadro politico nei prossimi mesi.

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