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Mulè punta sulla Sicilia e attacca Schifani: “Sbaglia”

- di: Vittorio Massi
 
Mulè punta sulla Sicilia e attacca Schifani: “Sbaglia”
Mulè contro Schifani in Sicilia: errori, firme e corsa 2027
Una bordata diretta, un partito senza sede e la prospettiva di una candidatura che si fa largo nell’arena politica siciliana.

La Sicilia come specchio di Forza Italia: tra assenza di segreteria e capricci istituzionali

Giorgio Mulè, vice-presidente della Camera e uomo di primo piano di Forza Italia, ha lanciato un messaggio chiaro e pungente: “da quando si parla del partito fino ai rapporti con gli alleati”, il presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, “sta inanellando una serie di errori clamorosi”. Non usa eufemismi: la leadership siciliana del partito appare inadeguata e disorganizzata, al punto che Forza Italia è “apolide”: “non c’è neppure una sede”, denuncia Mulè, auspicando una segreteria regionale che rovini questo stallo.

Candidarsi o non candidarsi: le regole secondo Schifani e Mulè

Mulè non esclude che un giorno possa lanciarsi nella corsa per Palazzo d’Orléans, prospettando una candidatura autonoma: “un partito ce l’ho e, qualora decidessi di correre per la Regione, non avrei bisogno di raccogliere firme”, ironizza, ringraziando il governatore per un “ripasso normativo”.

Schifani, però, risponde asciutto: chiunque abbia più di 21 anni e sia residente in Sicilia può proporsi come candidato purché presenti le firme richieste — 1.800 per la lista regionale e 2.100 per ognuna di quelle provinciali. Le sue parole, il 23 agosto 2025, si chiudono con un inequivocabile “auguri”. Una bordata politica che conferma la distanza (e l’ironia) tra i due protagonisti.

Alleanza incrinata, porti e dissonanze: Mulè non risparmia Salvini

La critica di Mulè non risparmia i vertici della Lega: il vicepresidente della Camera ha definito “bizzarro” lo scontro che oppone Salvini a Schifani sulla gestione dei porti. “Un alleato — sottolinea Mulè — non va trascinato davanti a un giudice per questioni politiche o nomine relative al ministero dei Trasporti, sulle quali la regione non ha pareri vincolanti”. Un richiamo forte all’unità della coalizione e alla coerenza dei ruoli.

il contesto: tensioni e scissioni nel partito siciliano

Non si tratta di un dissenso isolato. Già il 25 luglio 2025 si parlava di “Forza Italia come una polveriera”, con Mulè che, sulle tensioni post-voto nei consorzi di bonifica, scherzava: “Il miglior governo sarà quello guidato da me”. Poco prima, a maggio, fonti locali raccontavano di un dossier Sicilia che Mulè intende consegnare al partito nazionale, chiedendo reset, maggiore trasparenza e collegialità.

Un fuoco d’artificio politico in vista del 2027

Questo botta e risposta tra Mulè e Schifani non è solo gossip istituzionale: è il quadro di un partito in crisi di identità regionale, ravvivato da tensioni interne, leadership contestata e possibili evoluzioni politiche. La possibile candidatura di Mulè, il nervo scoperto della sede inesistente e il richiamo istituzionale alla correttezza nei rapporti tra alleati raccontano una Forza Italia che, in Sicilia, ha bisogno di una scossa.

Il sipario sul 2027 è alzato: non si tratta (solo) di un’eventuale candidatura, ma di una sfida politica e organizzativa. E Mulè si propone come voce dissidente e (forse) alternativa.

Il quadro della situazione in pillole

  • Critiche nette di Mulè a Schifani sulla gestione del partito e della coalizione regionale.
  • Ironia politica e scelta normativa sulla questione delle firme per le candidature.
  • Tensione con la Lega, viste le osservazioni di Mulè sulla vicenda portuale e istituzionale.
  • Tensione interna a FI già emersa nei mesi scorsi, con dossier, richieste di confronto e accuse.
  • Scenari futuri: possibile candidatura di Mulè nel 2027, in un contesto politico rinnovato. 
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