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Ponte, stop della Corte dei conti: Meloni e Salvini reagiscono furiosi

- di: Matteo Borrelli
 
Ponte, stop della Corte dei conti: Meloni e Salvini reagiscono furiosi
Ponte sullo Stretto, alt della Corte dei conti: “Atto illegittimo”
Stop da 13,5 miliardi al sogno di Salvini. Meloni accusa la magistratura di “invasione di campo”, Schlein replica: “Vuole mani libere”. Bonelli parla di “colpo alla democrazia”. Ma la Corte non arretra: le motivazioni arriveranno entro un mese.

(Foto: il rendering del Ponte sullo Stretto).

Una bocciatura che pesa

La Corte dei conti ha fermato il Ponte sullo Stretto. La sezione centrale di controllo di legittimità ha negato il visto alla delibera Cipess n. 41/2025, che avrebbe dovuto sbloccare 13,5 miliardi di euro. Un atto tecnico che diventa politico, perché il no della Corte colpisce il simbolo infrastrutturale del governo Meloni.

Meloni contro la Corte: “È invasione di campo”

“La mancata registrazione è l’ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del Governo e del Parlamento”, dichiara Giorgia Meloni, accusando i giudici contabili di eccesso di potere. Per la premier la risposta sarà una riforma costituzionale della giustizia e della Corte dei conti.

Schlein: “Vuole le mani libere”

“Meloni chiarisce così il vero scopo della riforma: liberarsi dai controlli e mettersi al di sopra della Costituzione”, replica la segretaria del Pd Elly Schlein. Dall’opposizione, Agostino Santillo parla di “game over per una vicenda grottesca”, mentre Angelo Bonelli definisce le parole della premier “un colpo alla democrazia”.

Salvini non si arrende

“È un grave danno per il Paese, una scelta politica più che un sereno giudizio tecnico”, reagisce il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. “Non mi fermerò, è un progetto auspicato dall’Europa che porterà sviluppo e lavoro da Sud a Nord”. Il Ponte resta la sua bandiera, ma la Corte ribadisce che la legalità non è negoziabile.

I conti che non tornano

I rilievi tecnici riguardano stime di traffico obsolete, coperture economiche incerte e costi fino a 32 volte superiori rispetto a opere simili all’estero. Anche l’iter di urgenza, usato per accelerare la procedura, viene giudicato poco motivato. L’ad della società Stretto di Messina, Pietro Ciucci, si dice “sorpreso” ma assicura che l’iter è stato regolare.

La procedura: cosa può fare il governo

Il governo può chiedere al Consiglio dei ministri di approvare una delibera che dichiari l’interesse pubblico superiore. In quel caso la Corte apporrebbe un “visto con riserva”, ma il Parlamento sarebbe informato e la responsabilità politica ricadrebbe direttamente sull’esecutivo. Una scelta che trasformerebbe la controversia in scontro istituzionale aperto.

Un ponte che divide il Paese

Il Ponte sullo Stretto è più di un cantiere: è una metafora dell’Italia. Promesso, sospeso, contestato. Oggi la Corte dei conti lo riporta nell’alveo delle regole, ricordando che la trasparenza è la prima infrastruttura di uno Stato moderno. Nel frattempo, tra Calabria e Sicilia, le ruspe restano ferme. E la distanza tra politica e realtà sembra, ancora una volta, più lunga dello Stretto stesso.

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