Cronache dai Palazzi: un Paese ormai rassegnato a essere testimone di illegalità

- di: Redazione
 
Mentre l'Italia, ancora una volta, si sveglia sbalordita apprendendo dell''arroganza con cui un gruppo di lestofanti ha ingrassato impunemente le proprie finanze, infilandosi tra le pieghe dei meccanismi di erogazione dei fondi previsti nel Pnrr, la politica sembra interessarsi di altro piuttosto che tentare di dare risposte rassicuranti ad un Paese che, al di là di come la si pensi in termini di ideologia, oggi appare veramente stanco, frastornato e, quel che è peggio, rassegnato.

Cronache dai Palazzi: un Paese ormai rassegnato a essere testimone di illegalità

Stanco soprattutto di accorgersi che, quando tutti pensavano che il fondo era stato toccato, il peggio non era ancora arrivato.
Quella rivolta morale di cui tutti abbiamo auspicato l'avvio non c'è stata e il malaffare continua a essere una costante delle cronache di casa nostra, tra filibustieri della finanza e semplici ''manovali'' dell'illegalità (quelli dei piccoli abusi edilizi, del reddito di cittadinanza percepito non avendone diritto), che restano comunque al di là del confine tracciato dalle leggi e che non si dovrebbe superare.
Invece, tra delinquenti (nell'accezione tecnica del termine, ovvero quelli che delinquono) e malfattori, siamo caduti in una assuefazione che, altrove, farebbe inorridire e che scatenerebbe la gente in strada a chiedere che, finalmente, si faccia pulizia.

Quindi, bisognerebbe chiederci, come mai potremmo dirci sorpresi per l'ennesima notizia che riguarda uomini e donne che praticano la politica (non che la facciano, che è cosa ben diversa) pizzicati nel bel mezzo di orrende macchinazioni per comprare i voti necessari per entrare in questo o quel consesso elettivo?
Non ci sorprendiamo purtroppo, perché oramai tutti, nessuno escluso, consideriamo queste distorsioni della politica come una patologia, cui si può porre rimedio con qualche farmaco (gli arresti, i rinvii a giudizio e, se colpevoli, le condanne) , ma che resta un male che non se ne andrà, che non si riesce a cancellare, anche se tutti siamo pronti a puntare il dito.

Qui non si tratta di vittimismo, ma di regole che sembrano essere state messe lì solo per dare a qualcuno la voglia di non rispettarle. Perché, prendiamo ad esempio quanto accaduto in Puglia, con un assessore regionale costretta alle dimissioni per avere comprato voti (a cinquanta euro ognuno, cose che rivalutano i pacchi di pasta o la sola scarpa - la seconda sarebbe arrivata a spoglio avvenuto di lauriana memoria).

Qui non parliamo solo di chi è stato eletto grazie ad un sistema di compravendita di voti, ma dello sfregio inflitto alla democrazia, quella che dice che ciascuno può scegliere chi vuole per farsi rappresentare, per il messaggio politico di cui si fa interprete o anche solo per simpatia. Mai perché dietro c'è un passaggio di denaro o promesse di future prebende.
Il dramma è che ormai si pensa che, in fondo, lo fanno tutti, quasi che sia una condizione intangibile di degrado della nostra società.
E così non può essere, né accettabile, se non per noi, almeno per i nostri figli, che si meritano certo di meglio.
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