Polimi e Università della California: "Esiste un nesso fra conflitti, sete e fame"

- di: Barbara Bizzarri
 

"Exploring the water–food nexus reveals the interlinkages with urban human conflicts in Central America": questo il titolo dello studio congiunto dei ricercatori italiani del Politecnico di Milano e statunitensi dell’Università della California a Berkeley, in cui è stato analizzato il legame tra eventi estremi, sicurezza delle persone e alimentazione per concludere che sì, esiste un nesso tra sete , fame e conflitti, e che gli eventi idrologici estremi influenzano la sicurezza umana a partire dall’alimentazione. La conferma arriva, per la prima volta in letteratura scientifica, dalla ricerca che ha esaminato il complesso legame tra siccità e conflitti in America Centrale, ed è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista 'Nature Water'. I ricercatori hanno indagato, nel lasso di tempo fra il 1996 al 2016, come la disponibilità di acqua influenzi sulla produzione agricola e sulla sicurezza alimentare; e il nesso tra l'insicurezza alimentare indotta dalla siccità e l'emergere di conflitti nella regione.

Polimi e Università della California: "Esiste un nesso fra conflitti, sete e fame"

La relazione offre informazioni su come “il clima e la disponibilità di acqua possono interagire con il benessere umano e i disordini sociali attraverso la sicurezza alimentare”, ed evidenzia “l'importanza di rafforzare la resilienza delle comunità rurali nei paesi in via di sviluppo per prevenire l'aumento della tensione sociale”. I ricercatori sottolineano che le città dell'America Centrale sono note per l’alto tasso di omicidi e violenze urbane legate alla proliferazione di giovani bande di strada, le cosiddette maras. Inoltre, le comunità rurali sono minacciate dalla canícula, una stagione secca che si verifica in luglio e agosto, e dai suoi gravi impatti sull'agricoltura, che costituisce la principale fonte di reddito e approvvigionamento alimentare.

Martina Sardo, dottoranda presso il Politecnico di Milano e autrice principale dello studio, sottolinea che "per la prima volta in letteratura, si considera esplicitamente la sicurezza alimentare come un meccanismo centrale nella catena che collega la scarsità d'acqua causata dalla siccità e il conflitto. Abbiamo anche analizzato in che modo il commercio alimentare interno può influenzare il livello di sicurezza alimentare dalle aree di produzione alle aree di consumo alimentare, come le città".

Maria Cristina Rulli, docente di Idrologia e coordinatrice del Lab Glob3ScienCE (Global Studies on Sustainable Security in a Changing Environment) del Politecnico di Milano, indica che il team di ricerca ha "declinato la sicurezza alimentare sia in termini biofisici, cioè di disponibilità di risorse naturali per la produzione di cibo e la stabilità delle stesse rispetto agli estremi idrologici, sia nei termini socioeconomici attinenti l’accesso alle risorse e quindi al cibo, e sottolinea quindi che “la combinazione di un modello agroidrologico fisicamente basato e spazialmente distribuito con un complesso modello statistico che correla disponibilità e accesso all’acqua e al cibo, indicatori socio-economici e conflitto, mostra che diminuzioni nella disponibilità e accesso all'acqua e al cibo spiegano l’accendersi del conflitto mentre condizioni stabili di pace sono influenzate maggiormente da favorevoli condizioni socio-economiche”. Inoltre, “i conflitti in un dato luogo possono essere anche influenzati da condizioni di scarsità idrica che si verificano in luoghi distanti”, e ciò spiegherebbe “come il commercio interno di cibo possa rafforzare esponenzialmente il nesso acqua-cibo-conflitto”.

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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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