Italia e PNRR: ritardi e progressi rispetto agli altri Paesi europei

- di: Bruno Coletta
 
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) dell’Italia rappresenta uno dei tasselli più significativi per il successo del Next Generation EU (NGEU), il programma di rilancio economico dell’Unione Europea varato in risposta alla crisi pandemica. Con una dotazione complessiva di 194,4 miliardi di euro – la più alta tra i Paesi membri – il PNRR italiano è sotto i riflettori per i progressi compiuti e le sfide ancora da affrontare. Tuttavia, nonostante l’avanzamento delle riforme e dei progetti, il Paese si trova ad affrontare ritardi significativi nella spesa dei fondi e nell’attuazione degli obiettivi, una problematica che, secondo l’Osservatorio Conti Pubblici Italiani, rischia di compromettere il potenziale trasformativo del piano.

Un primato impegnativo

L’Italia ha ricevuto il 27% della dotazione complessiva del fondo NGEU, una percentuale che supera di gran lunga il suo peso economico nell’UE (12,3% del PIL). La scelta è stata motivata dall’entità della recessione subita durante la pandemia e dalla decisione di richiedere non solo i sussidi (71,8 miliardi), ma anche i prestiti a lunga scadenza (122,6 miliardi). Tuttavia, al 30 settembre 2024, solo il 29,6% dei fondi è stato effettivamente speso, pari a 57,5 miliardi di euro. Questo significa che quasi il 70% delle risorse dovrà essere utilizzato nei prossimi due anni, un ritmo che comporta sfide amministrative e operative senza precedenti.
La spesa dei fondi è un problema comune a molti Paesi dell’Eurozona, ma la mole di risorse assegnate all’Italia rende la sfida particolarmente critica”, osserva Giampaolo Galli, direttore dell’Osservatorio Conti Pubblici Italiani, in un recente rapporto pubblicato insieme a Nicolò Geraci.

Ritardi e confronti internazionali

L’Italia non è sola nell’affrontare difficoltà di attuazione. Paesi come la Spagna, il Portogallo e la Croazia – che hanno ricevuto finanziamenti significativi rispetto al loro PIL – mostrano ritardi simili. Tuttavia, l’Italia si distingue per la lentezza nel versamento delle rate, con la terza tranche di finanziamenti ricevuta ben tre trimestri dopo la richiesta presentata nel dicembre 2022. Secondo i dati della Banca Centrale Europea BCE), al dicembre 2023 l’Eurozona ha assorbito circa il 50% dei fondi ricevuti, mentre l’Italia ha raggiunto un valore superiore alla media, pari al 58%.
Il rapporto tra milestone raggiunti e target previsti è un altro indicatore chiave. Dei 621 obiettivi fissati, l’Italia ne ha conseguiti il 43%, una performance superiore a quella di Spagna (30%) e Portogallo (32%). Tuttavia, come sottolineato dalla Corte dei Conti italiana, molti di questi obiettivi rappresentano passaggi amministrativi o legislativi e non sempre corrispondono a una spesa effettiva.

I fattori di rallentamento
Le cause dei ritardi sono molteplici. L’inflazione, aggravata dall’invasione russa dell’Ucraina, ha reso necessaria una revisione dei piani nazionali, mentre i colli di bottiglia nella produzione industriale hanno rallentato l’avanzamento dei progetti. Inoltre, la limitata capacità amministrativa di molti enti locali rappresenta un ostacolo significativo.
Nonostante i progressi, l’Italia deve triplicare lo sforzo attuativo per rispettare le scadenze entro il 2026”, ha dichiarato Carlo Cottarelli, ex direttore dell’Osservatorio Conti Pubblici Italiani.

Le implicazioni europee
Il successo del PNRR italiano non è solo una questione nazionale. La capacità di spesa e attuazione di Italia e Spagna, i due maggiori beneficiari del NGEU (Next Generation EU), influenzerà il futuro delle politiche europee di solidarietà economica. Un fallimento nel rispettare le scadenze o nell’utilizzare i fondi rischia di compromettere la possibilità di finanziare futuri progetti comuni, come la transizione energetica o la difesa europea, con nuovo debito comunitario.

Guardando al futuro
Il PNRR rappresenta un’occasione storica per modernizzare il Paese e rafforzare la sua posizione in Europa. Il tempo è poco, ma la posta in gioco è altissima”, ha concluso Galli.
Se l’Italia riuscirà a superare gli ostacoli e a rispettare gli impegni, potrà dimostrare che l’NGEU non è solo una risposta alla crisi, ma un modello per costruire un’Europa più unita e resiliente.
(Nella foto la premier Giorgia Meloni)

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