• Con Pirelli prova a vincere Milano Cortina
  • Futuro in Corso
  • Vota per Noi
  • Fai un Preventivo

PMI e sostenibilità, solo il 4,6% delle imprese non quotate pubblica un report

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
PMI e sostenibilità, solo il 4,6% delle imprese non quotate pubblica un report

La sostenibilità entra lentamente, ma con impatti sempre più evidenti, anche nel mondo delle piccole e medie imprese italiane. Nella sola città metropolitana di Milano, appena il 4,6% delle imprese non quotate pubblica volontariamente un report di sostenibilità, secondo i dati del Sustainability Reporting Benchmarking Lab (SRB Lab) dell’Università Bocconi.

PMI e sostenibilità, solo il 4,6% delle imprese non quotate pubblica un report

Il dato sale al 5,5% se si considerano le prime 1.300 aziende della provincia, ma resta comunque una minoranza ristretta. Su scala nazionale, tra le 600 imprese analizzate, la percentuale cresce fino al 14%, segno che la cultura della rendicontazione ESG sta iniziando a diffondersi, ma a un ritmo ancora troppo lento rispetto agli standard europei.

Un linguaggio comune per la sostenibilità delle PMI
Per agevolare la transizione, è stato sviluppato il VSMe (Voluntary Sustainability Reporting Standard for non-listed SMEs), uno standard modulare e allineato agli ESRS (European Sustainability Reporting Standards). L’obiettivo è fornire alle PMI un linguaggio comune, semplice ma strutturato, che riduca gli oneri burocratici e permetta alle imprese di comunicare in modo trasparente le proprie performance ambientali, sociali e di governance.

Attraverso il nuovo standard, le piccole e medie imprese possono offrire informazioni essenziali ma verificabili e comparabili, utili non solo agli investitori, ma anche a banche, assicurazioni, agenzie di rating, pubbliche amministrazioni e grandi clienti. In questo modo, la sostenibilità diventa anche un fattore competitivo nei processi di acquisto, concessione di garanzie e accesso al credito.

La revisione degli standard europei

Nel frattempo, la Commissione europea sta lavorando a una revisione degli ESRS per semplificare il sistema di reporting. Le nuove bozze prevedono un taglio del 60% della lunghezza complessiva degli standard e del 57% dei dati obbligatori, quando considerati materiali.

L’obiettivo, spiega l’SRB Lab, non è abbassare l’asticella, ma ridurre gli oneri e le ambiguità mantenendo la sostanza: “La riforma mira a trasformare la rendicontazione da esercizio formale a strumento di rappresentazione fedele della realtà aziendale.”

Si punta così a una crescita graduale della qualità del reporting di sostenibilità, fino a raggiungere lo stesso livello di affidabilità delle informazioni finanziarie. In questa logica, diventa centrale la “doppia materialità” – l’analisi che valuta sia l’impatto dell’azienda sull’ambiente e la società, sia quello dei fattori ESG sulla sua attività economica.

La sostenibilità paga nel medio periodo
I dati della Bocconi mostrano che la rendicontazione, sebbene inizialmente onerosa, porta benefici economici nel medio periodo. Le imprese che adottano un report di sostenibilità registrano nei primi due anni indicatori di redditività (ROA e ROS) inferiori rispetto alle aziende che non rendicontano, a causa dei costi iniziali per adeguare sistemi, governance e processi.

Ma dal terzo anno in poi la tendenza si inverte: la redditività cresce, l’efficienza operativa migliora e le imprese mostrano una maggiore capacità competitiva. L’uso sistematico dei dati ESG nei processi decisionali favorisce infatti una migliore allocazione delle risorse e un miglioramento dell’immagine reputazionale, aprendo nuove opportunità di mercato e finanziamento.

Uno studio longitudinale su Milano evidenzia che le PMI che rendicontano registrano un ROI più elevato e una crescita occupazionale più robusta rispetto alle altre.

Dal vincolo alla leva strategica
“Passo dopo passo, il report smette di essere un adempimento e diventa uno strumento di governo,” spiega il rapporto. La rendicontazione di sostenibilità, in questa prospettiva, non è più un costo, ma una leva strategica capace di guidare le scelte aziendali e creare valore nel lungo periodo.

La semplificazione degli standard europei, quindi, non va interpretata come un via libera a “fare di meno”, ma come un invito a concentrare gli sforzi su ciò che conta davvero per la crescita e la competitività.

La sfida ora è ampliare la platea delle imprese che rendicontano, soprattutto tra le PMI, che rappresentano oltre il 90% del tessuto produttivo italiano. Un traguardo che passa per la formazione manageriale, l’assistenza tecnica e l’integrazione tra finanza sostenibile e politiche industriali, in modo che la sostenibilità non resti un’etichetta, ma diventi un vero motore di sviluppo.

Notizie dello stesso argomento
Trovati 11 record
Pagina
1
11/11/2025
Banca Mediolanum, Standard Ethics conferma il rating di sostenibilità “EE”
Rafforzato l’impegno ESG e previsto un avanzamento a “EE+” nel lungo periodo
11/11/2025
Trump riapre a trivellazioni offshore in California: sfida a Newsom
La Casa Bianca prepara un piano per nuove trivellazioni al largo della California e nell’E...
07/11/2025
Geoside, Gruppo Italgas: innovazione ed efficienza energetica per trasformare l'industria
Geoside (Gruppo Italgas) è la Energy Service Company (ESCo) del primo operatore europeo ne...
07/11/2025
Standard&Poor’s: Poste Italiane è leader europea nel settore assicurativo secondo valutazioni di sostenibilità
Poste Italiane è al primo posto per la sostenibilità in Europa nel settore assicurativo e ...
07/11/2025
Onu, l’Unep: “Riconoscere l’ecocidio come crimine internazionale”
Andersen (Unep): le guerre distruggono popoli e terre. “Proteggere il pianeta è prevenire ...
Trovati 11 record
Pagina
1
  • Pirelli Prova a vincere Milano Cortina
  • EDISON nov25 300
  • ADR25 300
  • POSTE25 sett 720