Ambiente: è danese l'azienda "più sostenibile al mondo"

- di: Emanuela M. Muratov
 
Essere definita come “l'azienda più sostenibile al mondo” è motivo di vanto, ma ancora di più lo è pensare che a essere premiata è una società energetica danese che appena 14 anni fa era uno dei maggiori consumatori di carbone del Nord Europa. Una metamorfosi che dovrebbe essere d'esempio per molti.
Nel 2006 l'azienda si chiamava ancora Dong e l'83% dell'energia che produceva aveva origine dai combustibili fossili. Poi la rivoluzione e, quattordici anni dopo, la società che ora si chiama Orsted è l'indiscussa leader mondiale nell'eolico marino, con numeri che, pensando al suo recentissimo passato, sono impressionanti.

Oggi Orsted ha il 25% della quota di mercato, con l'86% della sua produzione produzione che deriva da fonti rinnovabili. Il riconoscimento di “azienda più sostenibile del mondo” le è stato conferito dalla canadese Corporate Knights, specializzata in responsabilità sociale d'impresa. Il passaggio dai combustibili fossili alle energie rinnovabili ha consentito a Orsted di dividere le sue emissioni di CO2 per dieci tra il 2006 e il 2019.

Ma il gruppo non intende fermarsi qui: a gennaio il suo CEO, Henrik Poulsen, ha annunciato che la Orsted entro il 2025 avrà completato l'abbandono dei combustibili fossili (il carbone) sottolineando che la transizione “non era stata facile, ma necessaria” e che, comunque, “non c'è più tempo da perdere” per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi.

Per la compagnia energetica, l'avventura dell'eolico è iniziata nel 1991, quando Dong Energy inaugurò nelle acque danesi il primo parco offshore al mondo. Il parco, chiamato Vindeby e che è stato smantellato nel 2017, era composto da undici piccole turbine capaci di produrre 450 kilowatt, sufficienti a coprire il consumo di elettricità di 2.200 abitazioni. Si potrebbe dire, un buon inizio, anche perché negli anni che seguirono, carbone e petrolio restarono comunque i combustibili al centro del business dell'azienda.

Dong fu creata dallo Stato danese nel 1972, per lo sfruttamento degli idrocarburi nel Mare del Nord e con l'obiettivo di garantire l'indipendenza energetica dal petrolio del Medio Oriente.
Nel 2008, un anno prima della conferenza internazionale sul clima (COP15) a Copenaghen, l'allora capo di Dong ha annunciato un cambiamento strategico. Negli anni che seguirono, la società ha abbandonato diversi progetti di centrali elettriche a carbone, convertendo quelli esistenti a biomasse, investendo molto nell'energia eolica e vendendo le sue attività di gas e petrolio.
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