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Orsini scuote l’Europa: “Così l’Ue rischia di essere stritolata”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Orsini scuote l’Europa: “Così l’Ue rischia di essere stritolata”
“L’Unione Europea si muove con troppa lentezza: rischiamo di essere stritolati dalle potenze economiche globali se non acceleriamo.” Con queste parole incisive, il presidente di Confindustria Emanuele Orsini ha lanciato un vero e proprio allarme dal palco di un convegno economico a Roma. Il riferimento è duplice: da un lato alla competizione economica con Stati Uniti e Cina, dall’altro alla necessità di una risposta coordinata e rapida alle sfide industriali interne, tra transizione verde e carenza di manodopera. Le sue dichiarazioni hanno colpito nel segno, scuotendo ambienti politici e imprenditoriali già in tensione per le prospettive economiche post-2025.

Orsini scuote l’Europa: “Così l’Ue rischia di essere stritolata”

Secondo Orsini, la distanza tra la velocità decisionale dell’Ue e quella delle grandi potenze mondiali si è fatta ormai insostenibile. “Il mondo si muove veloce: gli Stati Uniti chiudono accordi in tre giorni, noi in tre anni. Questo è inaccettabile se vogliamo restare competitivi.” Il monito arriva in un momento critico per l’economia continentale, segnata da rallentamenti industriali, inflazione persistente e difficoltà nel reperire forza lavoro qualificata. Orsini non ha nascosto l’ammirazione per l’approccio pragmatico di Donald Trump, definendolo “un interlocutore forte con cui si può parlare, a patto di essere altrettanto decisi”.

Immigrazione e lavoro: una svolta necessaria

Tra i punti più discussi dell’intervento, la questione dell’immigrazione. “Se vogliamo far crescere il PIL, abbiamo bisogno di immigrati. Non possiamo più tergiversare”, ha affermato con forza il presidente degli industriali. Per Orsini, la carenza di manodopera è ormai strutturale, e senza un piano serio di integrazione lavorativa delle persone straniere, interi settori dell’economia italiana ed europea rischiano il collasso. Il riferimento va in particolare all’industria manifatturiera, all’agroalimentare e ai servizi, dove migliaia di posti restano scoperti. “Non è un tema ideologico, è economia pura”, ha ribadito.

Trump come ago della bilancia per il futuro dell’Ue

L’intervento di Orsini non ha mancato di suscitare polemiche, soprattutto per l’apertura esplicita a una futura intesa con Donald Trump. “Spero in un accordo con lui”, ha detto, riferendosi ai possibili scenari post-elettorali negli Stati Uniti. La dichiarazione è stata letta da alcuni come una critica implicita all’amministrazione Biden e alla linea più attendista tenuta da Bruxelles negli ultimi anni. In realtà, per Orsini il problema è più strutturale: “Non possiamo dipendere dalla volontà politica americana di turno. Serve una sovranità economica europea reale, ma serve adesso, non nei prossimi dieci anni.”

Il segnale agli Stati e alla Commissione: o si cambia o si arretra


Le parole del leader di Confindustria hanno messo in moto reazioni a catena anche all’interno degli Stati membri. In Italia, molti esponenti politici, soprattutto nel centrodestra, hanno espresso apprezzamento per la franchezza dell’intervento. Dall’opposizione, invece, si sono levate voci critiche sull’enfasi data all’immigrazione come unica leva di crescita. Resta il dato politico: le classi dirigenti europee sono chiamate a una svolta netta. O l’Unione si dota finalmente di strumenti rapidi ed efficaci per intervenire sui grandi dossier – energia, competitività, welfare – oppure, come dice Orsini, “il nostro posto nel mondo sarà sempre più piccolo e marginale”.
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