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Oracle e la paura bolla Ai scuotono Wall Street

- di: Matteo Borrelli
 
Oracle e la paura bolla Ai scuotono Wall Street
Un venerdì nero: ricavi deludenti, timori di bolla speculativa e cripto in affanno.

La mattinata di 11 dicembre 2025 (pomeriggio in Italia) ha visto una delle reazioni più acute su Wall Street da mesi: il titolo Oracle è precipitato in Borsa dopo risultati trimestrali che hanno deluso gli investitori e riacceso i timori di una bolla legata all’intelligenza artificiale. Questo scossone ha trascinato al ribasso azioni tech, chip maker e persino criptovalute come il bitcoin, accentuando la percezione di rischio sui mercati globali.

Oracle: conti sotto le attese e investimenti che spaventano

I conti presentati dal gruppo cloud e software non hanno convinto Wall Street. Oracle ha registrato ricavi che crescono ma inferiori alle attese degli analisti, mentre ha dichiarato piani di spesa enormi per infrastrutture e AI, che suscitano dubbio sulla sostenibilità di tali investimenti nel breve termine.

  • I ricavi trimestrali sono aumentati intorno al 14%, ma sotto le previsioni di mercato.
  • La spesa in infrastrutture AI e data center è stata potenziata, con una previsione di spesa complessiva per il prossimo anno fiscale che sfiora i 50 miliardi di dollari.
  • Il titolo ha perso oltre il 12–15% nelle contrattazioni post-mercato, cancellando decine di miliardi di capitalizzazione.

Questi numeri hanno scatenato un effetto domino tra gli investitori, preoccupati che l’enorme capitale speso sull’AI non si traduca in utili rapidi. Le grandi spese e l’aumento dell’indebitamento sono interpretati come segnali di fragilità, soprattutto se confrontati con le aspettative di profitto.

Effetto contagio sui mercati tech

La reazione alla delusione Oracle non si è limitata al solo titolo: l’ondata di vendite ha colpito anche altri colossi del settore tecnologico legati all’intelligenza artificiale.

Tra i principali impatti:

  • Nvidia, uno dei principali fornitori di chip per AI, ha visto il suo titolo scendere di oltre il 3% mentre la fiducia degli investitori vacilla.
  • Altre società come AMD e Broadcom hanno registrato ribassi significativi, sintomo di un sell-off generalizzato nelle azioni tech esposte all’AI.
  • Ancora, titoli di hyperscaler come Microsoft, Meta e Amazon hanno subito contrazioni nelle contrattazioni post-chiusura.

Questa reazione di mercato riflette un crescente sentimento di selettività tra gli investitori: solo le aziende con fondamentali solidi e ritorni chiari vengono premiate, mentre quelle con spese enormi ma profitti incerti vengono penalizzate.

Bitcoin e criptovalute: correlazione con l’avversione al rischio

Il panico sui mercati azionari ha trascinato anche il mondo delle criptovalute. Il bitcoin è sceso sotto i 90.000 dollari, segnando un calo importante in un contesto di crescente correlazione con gli asset tecnologici americani.

Non solo bitcoin: anche ether ha registrato perdite a due cifre nello stesso giorno, riflettendo la minore propensione al rischio degli investitori in un periodo di incertezza sui mercati tradizionali.

In aggiunta, istituzioni finanziarie come Standard Chartered hanno rivisto al ribasso le loro previsioni per il bitcoin a fine 2025, portandole da 200.000 a 100.000 dollari, con motivazioni legate alla diminuzione degli acquisti di asset digitali da parte di grandi società.

Paura bolla AI: cosa dicono gli analisti

I timori di una bolla speculativa legata all’intelligenza artificiale non nascono oggi, ma gli eventi recenti li hanno riproposti con vigore. Secondo analisti finanziari di varie sedi, la combinazione di spese massicce e ritorni incerti potrebbe ricordare i modelli speculativi del passato come la bolla delle dot-com.

Un elemento chiave di questa preoccupazione è la cosiddetta “crescita circolare”: molte società investono in tecnologie dove i ricavi derivano da altri attori interconnessi, creando un ciclo autoalimentante che potrebbe essere fragile se i fondamentali non reggono.

Tuttavia, esistono anche voci più cautamente ottimistiche che sottolineano come la tecnologia AI stia comunque generando profitti reali e non sia solo speculazione. Queste opinioni suggeriscono che, pur restando attenti ai rischi, non si debba necessariamente interpretare ogni flessione come il segnale di una bolla imminente.

Cosa aspettarsi

La settimana del 11 dicembre 2025 ha mostrato come la fiducia degli investitori possa vacillare di fronte a numeri che non soddisfano aspettative e a spese gigantesche per tecnologie ancora in fase di monetizzazione. Il nervosismo sui mercati tech si è esteso alle criptovalute, creando un effetto di contagio che riflette timori più ampi di sostenibilità delle valutazioni e del ciclo di investimento in AI.

Se questi segnali rappresentino una correzione fisiologica o il preludio a una discesa più ampia rimane una questione aperta, ma la lezione è chiara: gli investitori richiedono sempre più trasparenza sui ritorni economici e meno narrazioni basate solo sulle promesse di crescita futura.

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