Il sì dell'Onu al cessate il fuoco non ferma le armi, mentre Netanyahu attacca l'astensione degli Usa

- di: Redazione
 
Non si fermano le armi in Medio Oriente, dopo che ieri le Nazioni Unite hanno approvato una risoluzione che chiede un ''cessate il fuoco immediato''. Nel testo della risoluzione - sulla quale si è manifestata una importante svolta diplomatica, con gli Stati Uniti che, al contrario del recente passato, non hanno opposto il veto, astenendosi - si chiede ''un cessate il fuoco immediato per il mese di Ramadan'', cominciato due settimane fa, che dovrebbe ''portare a un cessate il fuoco duraturo''. La risoluzione chiede quindi il rilascio ''immediato e incondizionato'' di tutti gli ostaggi.

Il sì dell'Onu al cessate il fuoco non ferma le armi, mentre Netanyahu attacca l'astensione degli Usa

La risoluzione per il cessate il fuoco è stata adottata con 14 voti favorevoli e un'astensione, quella significativa del rappresentante diplomatico degli Stati Uniti, che prima avevano opposto il veto in tre documenti dello stesso contenuto. La scelta di Washington, storico alleato di Israele, ha provocato una dura reazione da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu. Il suo ufficio, poco dopo l'approvazione della risoluzione, ha reso nota una dichiarazione nella quale si afferma che ''si tratta di un chiaro passo indietro rispetto alla posizione coerente assunta dagli Stati Uniti nel Consiglio di Sicurezza dall'inizio della guerra''.

Non appena il testo è stato adottato, Israele ha annullato la visita di una delegazione prevista a Washington, dichiarando che l'astensione americana "danneggiava" sia il suo sforzo bellico sia i suoi sforzi per liberare gli ostaggi detenuti a Gaza.
Hamas, dal canto suo, “ha accolto con favore l'appello del Consiglio di sicurezza dell'Onu per un cessate il fuoco immediato” e ha accusato Israele del ''fallimento'' dei colloqui – sotto l'egida di Qatar, Egitto e Stati Uniti – per una tregua di diverse settimane collegata al rilascio degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi.

Questa mattina il ministero della Sanità di Hamas ha riferito che i combattimenti e gli attacchi della notte hanno causato la morte di 70 persone. Tredici delle vittime, sempre secondo la fonte di Hamas, sono la conseguenza di attacchi aerei vicino a Rafah, una città all'estremità meridionale di Gaza. Nella zona sono ammassati un milione e mezzo di palestinesi, la maggior parte dei quali sfollati.

L'Onu e le organizzazioni internazionali di assistenza che operano nella Striscia parlano di una situazione critica per i 2,4 milioni di abitanti dell'enclave, soggetta a un blocco totale e sotto la minaccia di una carestia.
Almeno due grandi ospedali, accusati da Israele di ospitare basi di Hamas, sono presi di mira dalle operazioni dell'esercito, una settimana dopo l'inizio dell'intervento contro l'ospedale Al-Shifa di Gaza City, il più grande del territorio.

Ieri, ha riferito Hamas, l'ospedale Al-Shifa e i suoi dintorni sono stati presi di mira dal fuoco dell'artiglieria di Israele, così come le vicinanza dell'ospedale Al-Amal a Khan Younes . La Mezzaluna Rossa palestinese ha annunciato nella notte di aver evacuato 27 membri del suo staff da Al-Amal, dopo la partenza domenica degli sfollati che vi avevano trovato rifugio.
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