La Conferenza internazionale sugli oceani si è aperta a Nizza con parole nette e un messaggio unanime: il futuro del pianeta si gioca nei fondali marini. Il segretario generale dell’ONU António Guterres ha ammonito che, senza una svolta concreta, i mari rischiano di diventare “il nuovo Far West”, territorio senza regole dove la logica dell’interesse immediato prevale sulla sopravvivenza a lungo termine.
Oceani, ultima chiamata: a Nizza il summit globale per la salvezza dei mari
Le parole di Guterres non sono retorica diplomatica, ma riflettono un’urgenza misurabile: l’80% degli ecosistemi oceanici è già alterato, l’acidificazione delle acque aumenta, la pesca eccessiva svuota le catene alimentari e la plastica invade ogni angolo del globo. A Nizza si parla dunque non più di prevenzione, ma di salvataggio.
Von der Leyen e il miliardo per la conservazione
A fronte della gravità della situazione, l’Unione Europea ha annunciato un impegno concreto: la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha promesso un miliardo di euro per iniziative di conservazione marina. Si tratta di un segnale politico forte, che mira a rafforzare il ruolo dell’Europa come guida morale e finanziaria della transizione ecologica globale. Ma è anche un tentativo di bilanciare l’immobilismo di altre grandi potenze, che continuano a finanziare pratiche estrattive distruttive. Il piano europeo si articolerà su progetti di mappatura dei fondali, protezione della biodiversità e contrasto alla pesca illegale. Tuttavia, senza un meccanismo vincolante a livello internazionale, anche queste risorse rischiano di restare un investimento isolato.
Guerra per le risorse marine: tra estrazione e colonizzazione
Il pericolo evocato da Guterres, quello di un Far West subacqueo, è più che una metafora. La crescente corsa all’estrazione di minerali dai fondali oceanici – nichel, cobalto, terre rare – sta aprendo un nuovo fronte geopolitico. Cina, Stati Uniti e diversi Paesi insulari stanno sviluppando tecnologie per il mining sottomarino, spesso senza attendere una regolamentazione condivisa. La giungla normativa in cui operano molte di queste imprese rischia di distruggere ecosistemi ancora sconosciuti. Non si tratta solo di inquinamento: in gioco c’è una nuova forma di colonizzazione delle risorse naturali, in un ambiente che non ha né confini né difese giuridiche consolidate. Le Nazioni Unite, attraverso la Convenzione sul diritto del mare, cercano di porre un freno, ma la corsa è già cominciata.
L’acqua come nuova piattaforma geopolitica
Accanto agli oceani, anche il tema dell’acqua dolce è stato portato al centro del dibattito da Antonio Tajani, che ha annunciato per il 2026 in Italia il primo forum globale dedicato alla gestione delle risorse idriche. La mossa è significativa: i conflitti del futuro, avvertono ormai da anni scienziati e strateghi, saranno sempre più legati al controllo dell’acqua. La connessione tra crisi climatica, desertificazione e migrazioni forzate impone una visione integrata delle risorse idriche, dal ghiaccio artico agli acquedotti africani. Il summit di Nizza si trasforma così in un evento-simbolo di una nuova agenda politica: quella in cui la sicurezza non si misura solo in armamenti, ma in quantità e qualità di risorse idriche disponibili.
Dall’oceano ai mercati: la finanza blu cerca spazi e credibilità
Uno degli assi centrali della conferenza è stato anche il ruolo della cosiddetta blue economy, ovvero quell’insieme di attività economiche che ruotano intorno all’ambiente marino in modo (almeno in teoria) sostenibile. Dai trasporti alla pesca, dalla biotecnologia marina al turismo costiero, si tratta di un settore che può generare occupazione e crescita. Ma la sfida è evitare che la “finanza blu” diventi un’etichetta di greenwashing applicata a pratiche vecchie con nomi nuovi. Per funzionare davvero, il settore ha bisogno di standard rigorosi, certificazioni indipendenti e indicatori trasparenti. Senza questi strumenti, il rischio è che l’economia oceanica continui a crescere seguendo la logica predatoria che ha portato alla crisi attuale.