Russia: Putin succede a sé stesso, per i secoli dei secoli...

- di: Diego Minuti
 
Nel momento in cui, nelle prossime ore, nello sterminato territorio della Federazione russa, si apriranno le urne per quella che viene definita una semplice consultazione e che, invece, è un referendum sulla persona di Vladimir Putin, il mondo sarà spettatore di un vero e proprio capolavoro politico, con la possibilità per il presidente di restare al potere ben oltre il 2024, limite che lui stesso aveva fissato come massimo.

Una consultazione che si tradurrebbe, se approvata (e chi mai pensa possa accadere il contrario), in una sostanziale riforma dell'attuale Costituzione - peraltro fortemente sostenuta dall'allora giovanissimo Putin - che rafforzerebbe le prerogative del presidente, ma soprattutto gli consentirebbe di restare al Cremlino sino a quando vorrà.

I complessi meccanismi della consultazione si completeranno entro il primo luglio, giorno che sancirà il totale controllo di Putin sulla Russia che, di conseguenza, diventerà ancora di più un feudo. E, come qualcuno forse ricorderà, i feudi non erano certo modelli di democrazia, legati alle capacità di un singolo uomo. Imperatore di se stesso, re di tutti e vassallo di nessuno, Putin si appresta a diventare l'uomo che, nell'era moderna, è stato di più al potere in un Paese formalmente democratico.

Si potrebbe dire che, appunto perché democratica sulla carta, la Russia ha in sé gli anticorpi per evitare di ripiombare nell'epoca in cui a Mosca a comandare era uno ed uno solo. Ma le difese della democrazia sono ben poca cosa davanti alle alchimie di cui l'ex agente operativo del Kgb è capace, da solo o perché aiutato da 'costituzionalisti' d'assalto, pronti anche a rimestare nella melma di leggi calpestate pur di entrare nel cuore dello 'zar'.

La cosa più singolare della riforma costituzionale o come la si voglia chiamare è che, con la sua approvazione, si azzererebbe (per come si azzererà) il computo dei mandati presidenziali, e quindi il loro tetto massimo, per ripartire da zero. Come se Vladimir Putin, per la prima volta, si presentasse oggi (e non invece vent'anni fa, come nella realtà) al giudizio del suo popolo.
Insomma, se la riforma passerà non esisterà per Putin il vincolo del numero massimo di mandati, facendo tornare all'indietro l'orologio della storia russa.

Per dirla con parole chiare, Vladimir Putin si sta accingendo a diventare presidente a vita della Federazione russa, con tanti saluti al principio base della democrazia, cioè della possibilità dell'alternanza.
Per evitare qualsiasi intoppo lungo la strada verso l'immortalità (da presidente) Putin ed il suo entourage hanno etichettato la consultazione come “voto popolare”, che non cambia la sostanza, ma evita di dovere sottostare alle regole che anche in Russia presiedono ad un referendum.

Quindi, anche se di referendum si tratta, quello che comincia in Russia avrà minori regole e incombenze da rispettare.
E, soprattutto, le operazioni di voto non avranno il controllo di osservatori indipendenti, mentre blande, per non dire altro, sono le sanzioni previste per eventuali violazioni.
Una consultazione, quindi, dall'esito scontato sui quarantasei emendamenti proposti per la Costituzione ed ai quali si dovrà rispondere con un sì o un no, almeno questo....

La cosa che ha fatto inorridire i pochi costituzionalisti russi che resistono al verbo putiniano è che il referendum riguarda temi apparentemente diversi, ma che, se letti nell'ambito di una analisi del quadro generale, vanno in una sola direzione.

Indovinate chi si avvantaggerà del fatto che la magistratura e la “gestione generale del governo" finiranno sotto il controllo del Cremlino? E, con un piccolo sforzo, pensate a chi potrà sfruttare al massimo la facoltà di nominare i responsabili dei ministeri-chiave. Con tanti saluti all'annuncio del gennaio scorso con cui Vladimir Putin aveva detto che avrebbe riformato la Costituzione per aumentare i poteri del Parlamento, destinato a non essere più Camera deliberante, ma un semplice auditorium, dove la musica avrà un solo spartito ed un unico direttore d'orchestra.
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