Rally dell’obbligazionario e volatilità: un caso più interessante dell’azionario

- di: Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm
 

Nelle ultime due settimane abbiamo assistito a un forte rally dei mercati obbligazionari, favorito dalla prospettiva di una fine ormai prossima del ciclo di rialzi dei tassi. Il contesto di mercato resta tuttavia stabile, con una serie di questioni aperte per gli investitori: innanzitutto il presidente Powell ha ribadito che, se necessario, la Fed potrebbe tornare ad aumentare i tassi d’interesse, una notizia di per sé non nuova ma che ha catturato l’attenzione degli operatori del reddito fisso; in secondo luogo, l’asta di giovedì scorso dei titoli di Stato americani si è chiusa male per gli operatori e questo ha sollevato il dubbio che i rendimenti fossero scesi troppo. Secondo alcuni analisti, quest’ultimo episodio non sarebbe tuttavia da imputare alla debolezza della domanda, quanto piuttosto all’attacco informatico subito dal colosso bancario cinese Industrial and Commercial Bank of China (Icbc), che potrebbe aver compromesso la sua capacità di negoziazione dei titoli di Stato Usa.

Si sente parlare più comunemente della volatilità dell’azionario, eppure la volatilità sul mercato obbligazionario è ancora più interessante. Come si nota dal grafico sotto, infatti, dopo il 2008 la volatilità dei titoli di stato americani è rimasta tendenzialmente bassa, ad eccezione di un rapido picco durante il periodo Covid. A nostro avviso, questo è dovuto alla combinazione tra bassi livelli di inflazione e interventi di politica monetaria e lo dimostra il fatto che non appena l’inflazione è aumentata e le banche centrali hanno ridotto il loro intervento si è verificato un calo dei prezzi delle obbligazioni e un aumento della volatilità dell’obbligazionario.

L’andamento della volatilità nel mercato obbligazionario fa riflettere su come si debba costruire un portafoglio di investimento: i titoli di Stato dovrebbero rappresentare investimenti relativamente sicuri ma, come abbiamo visto negli ultimi diciotto mesi, i loro prezzi possono oscillare anche parecchio. Questo ha reso le obbligazioni a breve più interessanti, ma per gestire il rischio complessivo di un portafoglio bisogna chiedersi se, con i tassi di interesse vicini al picco, sia corretto accordare una preferenza alle obbligazioni a breve dal momento che potremmo assistere a una riduzione della volatilità nell’obbligazionario. 

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Noi crediamo che, nonostante i banchieri centrali siano cauti a dichiarare la vittoria sull’inflazione, i tassi di interesse siano vicini al loro picco e assisteremo a un calo della volatilità nel mercato obbligazionario rispetto ai livelli elevati di oggi. Dopodiché è bene ricordare che i tassi di interesse non sono l’unico fattore determinante: nei prossimi anni la politica fiscale sarà sempre più al centro dell’attenzione poiché i governi saranno chiamati a gestire il debito pubblico.

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