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Tre minorenni indagati per propaganda razzista e apologia della Shoah: la rete dell’odio scoperta tra Como e Friuli

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Tre minorenni indagati per propaganda razzista e apologia della Shoah: la rete dell’odio scoperta tra Como e Friuli

Un’operazione condotta dalla Polizia tra la provincia di Como e il Friuli Venezia Giulia ha portato alla luce l’esistenza di un gruppo composto da minorenni dedito alla propaganda razzista e all’istigazione a delinquere per motivi di odio razziale.

Tre minorenni indagati per propaganda razzista e apologia della Shoah: la rete dell’odio scoperta tra Como e Friuli

Il nucleo dell’indagine ruota attorno a un diciassettenne, individuato come uno dei promotori del gruppo, che è stato formalmente indagato e sottoposto a una misura restrittiva sull’uso della rete: per due mesi non potrà accedere al web. L’azione delle forze dell’ordine ha portato anche a due perquisizioni, condotte nei confronti di altri adolescenti. Uno risiede anch’egli nel Comasco e l’altro in Friuli. Gli inquirenti ritengono che entrambi siano coinvolti attivamente nelle attività del gruppo.

L’ambiente digitale come terreno di reclutamento

Secondo quanto emerso dalle prime analisi, l’organizzazione agiva interamente online, utilizzando piattaforme social e spazi digitali oscuri per diffondere materiale di ispirazione nazista e fascista. Tra i contenuti condivisi figurano meme, immagini di propaganda, scritte inneggianti al Terzo Reich e alla Shoah, e inviti espliciti ad atti violenti. Gli adolescenti indagati facevano parte di una rete più ampia, in costante contatto con canali radicalizzati che operano a livello europeo. Il gruppo sembrava voler creare una sorta di comunità virtuale militante, dove la retorica dell’odio veniva normalizzata e rilanciata in forma sistematica. La giovanissima età dei soggetti coinvolti ha destato allarme tra gli investigatori, che parlano apertamente di “estremismo giovanile strutturato”.

La matrice ideologica e l’estremismo suprematista

L’impianto ideologico del gruppo è riconducibile all’estrema destra radicale e suprematista, con espliciti riferimenti al fascismo italiano e al nazionalsocialismo tedesco. Gli investigatori hanno rilevato una forte componente identitaria, razzista e antisemita nei messaggi pubblicati. In particolare, è stato individuato un uso ricorrente dell’apologia della Shoah come strumento di coesione interna e provocazione pubblica. Non si tratta solo di esternazioni isolate, ma di una vera e propria strategia comunicativa che includeva linguaggi cifrati, simboli storici e parole d’ordine condivise. Secondo gli inquirenti, il gruppo puntava anche a reclutare nuovi membri tra coetanei, attraverso contenuti visivamente accattivanti ma fortemente manipolatori.

Il possibile possesso di armi e l’ipotesi di escalation


Tra gli elementi più inquietanti dell’inchiesta figura l’ipotesi che uno dei minorenni indagati, residente anch’egli nel Comasco, possa essere in possesso di armi. È questa una delle motivazioni alla base delle perquisizioni domiciliari effettuate nelle ultime ore. Non è ancora chiaro se si tratti di armi da fuoco, repliche, coltelli o materiale esplosivo artigianale. Le autorità non escludono che il gruppo stesse valutando azioni dimostrative anche nel mondo reale. Le indagini proseguono ora con l’analisi approfondita dei dispositivi sequestrati, alla ricerca di chat, contatti internazionali e indizi su eventuali piani futuri.

Il ruolo della rete nella radicalizzazione precoce

L’indagine porta nuovamente al centro dell’attenzione il ruolo della rete nella formazione di identità violente tra i giovanissimi. La facilità di accesso a contenuti estremisti, la mancanza di filtri nelle piattaforme digitali e l’assenza di educazione al linguaggio dell’odio sono i fattori principali individuati dagli esperti di cybercrime come cause della radicalizzazione precoce. Gli adolescenti coinvolti, secondo le prime ricostruzioni, provenivano da contesti familiari diversi, senza segnali evidenti di disagio sociale, il che sottolinea la capacità di penetrazione capillare delle ideologie d’odio attraverso il web.

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