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Miliardari record: boom di ricchezza, eredità e fughe fiscali

- di: Matteo Borrelli
 
Miliardari record: boom di ricchezza, eredità e fughe fiscali
Miliardari record: boom di ricchezza, eredità e fughe fiscali
Nel 2025 i super ricchi toccano nuovi massimi: quasi 3.000 miliardari, 15,8 trilioni di dollari e un’ondata di eredità che ridisegna la mappa del potere economico.

Il pianeta non ha mai avuto così tanti miliardari, né così ricchi. Secondo il nuovo Billionaire Ambitions Report 2025 di UBS, i paperoni globali sono arrivati a 2.919, con un patrimonio complessivo di 15,8 trilioni di dollari, in crescita del 13% in un solo anno. Una cifra che, da sola, sfiora il PIL sommano di Stati Uniti e Unione europea.

Dietro questi numeri non c’è solo la corsa delle Borse e delle big tech, guidata da intelligenza artificiale e piattaforme digitali. C’è anche il motore silenzioso, ma potentissimo, delle eredità miliardarie, che nel 2025 hanno raggiunto livelli mai registrati prima. In parallelo, i super ricchi si muovono, cambiano Paese, ottimizzano il fisco e ripensano il rapporto tra famiglia e impresa.

Quasi 3.000 miliardari: chi si è arricchito nel 2025

Il rapporto UBS, basato sul database sviluppato con PwC, scatta una fotografia netta. Nel periodo considerato (i dodici mesi fino al 4 aprile 2025), la popolazione dei miliardari è salita di 287 persone, uno dei maggiori incrementi dagli inizi della serie statistica.

La nuova ondata è dominata dai cosiddetti self-made:

  • 196 nuovi miliardari imprenditori, che hanno costruito il loro patrimonio con aziende in settori che vanno dalla tecnologia all’energia, dalla logistica all’infrastruttura;
  • 91 nuovi miliardari per via ereditaria, che hanno superato la soglia del miliardo grazie al trasferimento di ricchezza da coniugi o genitori.

I primi – gli imprenditori – hanno aggiunto da soli circa 386,5 miliardi di dollari di nuova ricchezza, alimentando gran parte del balzo complessivo. I secondi – gli eredi – si sono divisi quasi 298 miliardi di dollari, il massimo annuale da quando UBS monitora il fenomeno. In totale, la ricchezza miliardaria è salita in dodici mesi di circa 1,8 trilioni di dollari.

La geografia settoriale è tutt’altro che neutra. I mercati azionari premiati dall’AI boom hanno fatto esplodere i patrimoni legati a big tech e semiconduttori: chipmaker, cloud provider e piattaforme social sono stati tra i principali moltiplicatori di ricchezza. Nomi come Nvidia, Oracle, Meta e altri colossi della “nuova economia” compaiono regolarmente nelle analisi dei guadagni stellari dei super ricchi.

Stati Uniti epicentro dei super ricchi, Europa regina delle eredità

La mappa dei miliardari resta fortemente sbilanciata. Gli Stati Uniti mantengono saldamente il primato:

  • 924 miliardari residenti, pari a circa un terzo del totale globale;
  • un patrimonio complessivo che sfiora i 6,9 trilioni di dollari, in aumento di circa il 18% su base annua;
  • 89 miliardari in più rispetto all’anno precedente, con oltre cento nuovi ingressi e poche uscite dalla lista.

La maggior parte dei nuovi super ricchi è legata a startup tech, infrastrutture digitali, intelligenza artificiale, energia e logistica. Il paese rimane il laboratorio privilegiato del capitalismo imprenditoriale estremo: la frontiera dove lo scaling globale di un’idea può trasformare chi la guida in miliardario nel giro di pochi anni.

L’Europa occidentale, però, primeggia su un altro fronte: le eredità miliardarie. Secondo il rapporto UBS, quasi i due terzi della ricchezza trasmessa nel 2025 a nuovi miliardari per via ereditaria è stata trasferita proprio in questa regione, con particolare peso di famiglie storiche tedesche e svizzere legate a farmaceutica, industria e finanza. In Nord America, pur con patrimoni enormi, la quota ereditata è stata inferiore in valore assoluto rispetto all’Europa occidentale.

La Cina e l’Asia-Pacifico restano la seconda grande area del capitalismo miliardario: centinaia di paperoni, patrimoni in crescita a doppia cifra e una combinazione di nuovi imprenditori tech, immobiliare ancora rilevante e famiglie industriali consolidate.

La più grande staffetta di ricchezza della storia

Il dato che più colpisce nel rapporto UBS è proiettato in avanti. La banca stima che, da qui al 2040, i miliardari trasferiranno a livello globale circa 6,9 trilioni di dollari. Di questi, almeno 5,9 trilioni dovrebbero confluire direttamente o indirettamente (via coniugi) ai figli.

È la versione “top” di quello che gli economisti chiamano già da anni great wealth transfer: la gigantesca redistribuzione intergenerazionale della ricchezza dei baby boomer. Ma in cima alla piramide, questa staffetta assume una dimensione politica ancora più esplosiva: pochi nuclei familiari che, nel giro di una generazione, consolidano patrimoni spesso costruiti in decenni, se non in secoli.

A livello globale, UBS calcola che gli “eredi miliardari” in un solo anno siano già una realtà da record: 91 persone che hanno oltrepassato la soglia del miliardo solo grazie all’eredità ricevuta. Parallelamente, cresce il numero di famiglie miliardarie multi-generazionali: centinaia di dinastie che si sono ormai stabilmente radicate dalla seconda alla quarta generazione e oltre.

Eredi, genere e dinastie: il nuovo volto dei super ricchi

Il passaggio di ricchezza non è neutro nemmeno dal punto di vista del genere. Il rapporto UBS segnala che, nel 2025, più donne sono diventate miliardarie grazie all’eredità che grazie a imprese proprie. Tra le nuove miliardarie figurano vedove di grandi gestori finanziari, eredi di colossi farmaceutici e industriali, figure fino a ieri meno visibili ma oggi al centro di patrimoni enormi.

In totale, le miliardarie multi-generazionali gestiscono asset per oltre 1,5 trilioni di dollari. È una cifra che testimonia come il potere economico femminile ai vertici stia crescendo, ma quasi sempre all’interno di strutture patrimoniali familiari preesistenti, più che come prodotto di un breakthrough imprenditoriale solitario.

Un altro elemento interessante riguarda il rapporto tra genitori e figli. Più di otto miliardari su dieci con figli, secondo i sondaggi UBS, dichiarano di voler vedere i propri eredi avere successo “in modo indipendente”, cioè non semplicemente vivendo di rendita. La retorica del self-made, insomma, resta un totem anche quando la realtà dice che buona parte del patrimonio è ereditata.

Miliardari in fuga: qualità della vita, geopolitica e tasse

La ricchezza miliardaria non è solo concentrata, è anche altamente mobile. Dalle interviste ai clienti più facoltosi emergono due dati netti:

  • circa un terzo dei clienti miliardari UBS si è trasferito almeno una volta in un altro Paese;
  • quasi un altro 10% sta valutando seriamente un cambio di giurisdizione.

Le motivazioni sono molto chiare e hanno pesi simili:

  • qualità della vita (sicurezza, sanità, scuole, ambiente) per oltre un terzo degli intervistati;
  • timori geopolitici (guerre, tensioni con le grandi potenze, instabilità interna);
  • efficienza fiscale, cioè la possibilità di ottimizzare tasse su redditi, patrimoni ed eredità.

Tra le destinazioni più gettonate emergono la Svizzera, gli Emirati Arabi Uniti, gli Stati Uniti stessi (per chi viene da Paesi con sistemi più punitivi) e Singapore. Non a caso la Svizzera ha recentemente respinto in referendum una proposta che prevedeva un’imposta del 50% sulle eredità oltre una certa soglia, mantenendo attrattiva la propria piazza per gli ultra-ricchi.

Tasse e politica: la pressione sulla ricchezza estrema

Il boom miliardario arriva mentre la pressione politica sulle grandi fortune cresce quasi ovunque.

Nel Regno Unito, ad esempio, è stato abolito lo status di non-dom e introdotte forme più incisive di tassazione sui grandi patrimoni immobiliari. In Italia il governo si prepara ad aumentare l’imposta sostitutiva sui redditi esteri agevolati per i nuovi residenti, mentre in Francia e Svizzera recenti proposte di patrimoniale sui super ricchi sono state respinte.

Parallelamente, a livello internazionale, cresce il fronte di chi spinge per una tassa globale di almeno il 2% sui super ricchi, sostenuta da economisti e da un gruppo crescente di Paesi del G20, con l’argomento che un gettito di questo tipo potrebbe fruttare centinaia di miliardi l’anno da destinare a sanità, clima e welfare.

Il rapporto UBS non prende posizione sulle politiche fiscali, ma il quadro che emerge è chiaro: mentre la ricchezza dei miliardari corre, le società democratiche fanno sempre più fatica a legittimare concentrazioni di potere economico così estreme senza un contributo fiscale percepito come “giusto”.

La frattura con il resto del mondo: l’altra faccia del record

I numeri, infatti, vanno letti in controluce. Mentre i miliardari superano nuovi massimi, la ricchezza mediana di gran parte della popolazione mondiale cresce molto più lentamente, quando non ristagna. Gli stessi report globali sulla ricchezza evidenziano come il top 1% continui a concentrare una quota crescente degli asset finanziari e immobiliari.

Il boom miliardario del 2025, trainato da AI, Borsa e eredità, rischia quindi di diventare un acceleratore di disuguaglianze strutturali se non accompagnato da politiche fiscali, industriali e sociali in grado di redistribuire almeno in parte i frutti della crescita.

In assenza di correttivi, lo scenario che si profila per i prossimi decenni è quello di un mondo in cui poche migliaia di famiglie controlleranno una quota sempre maggiore della ricchezza globale, con un potere di influenza su politica, mercato e opinione pubblica difficilmente bilanciabile solo dal voto democratico.

Che cosa ci dice davvero il rapporto UBS

Al netto dei numeri e delle classifiche, il messaggio del Billionaire Ambitions Report 2025 è duplice:

  1. Il capitalismo globale è entrato in una nuova fase, dove innovazione tecnologica ed eredità gigantesche convivono e si rafforzano a vicenda. La ricchezza non nasce più solo dall’impresa: viene anche “riciclata” attraverso passaggi generazionali che preservano il controllo familiare su asset strategici.
  2. La gestione di questa ricchezza è diventata una questione geopolitica: dove vivono i miliardari, come si muovono, quali giurisdizioni scelgono e che rapporto instaurano con le nuove generazioni influenzerà politiche fiscali, mercati finanziari e perfino la stabilità sociale.

Nel frattempo, il contatore dei miliardari continua a salire. Se le tendenze attuali resteranno invariate, è realistico aspettarsi ancora più super ricchi e ancora più eredità monstre da qui al 2040. La sfida, per i governi e per le società, sarà decidere se limitarsi a registrare questi record o affrontare di petto il nodo di come redistribuire, regolare e rendere socialmente sostenibile questa ricchezza estrema. 

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