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Milano, Sala indagato: Pirellino, Marinoni e pressioni urbanistiche

- di: Bruno Legni
 
Milano, Sala indagato: Pirellino, Marinoni e pressioni urbanistiche
Milano, Sala indagato: tra Pirellino, Marinoni e pressioni urbanistiche
Una bufera giudiziaria scuote Palazzo Marino: false dichiarazioni e un “warning” via WhatsApp riaccendono i sospetti sulla macchina del potere urbano.

Ipotesi di reato: false dichiarazioni e induzione indebita

Una scossa ad alta intensità ha colpito Milano. Il sindaco Beppe Sala è ufficialmente indagato nell’inchiesta urbanistica che ha già visto i magistrati chiedere sei misure cautelari.

Le accuse ipotizzate dai pm milanesi sono due: false dichiarazioni nella nomina di Giuseppe Marinoni a presidente della Commissione Paesaggio, e induzione indebita a promettere utilità sul progetto di rigenerazione del cosiddetto Pirellino, promosso da Stefano Boeri e Manfredi Catella, presidente del gruppo Coima.

Secondo l’informativa della Guardia di Finanza, Marinoni avrebbe ricevuto incarichi professionali da società vicine a Coima. La sua nomina sarebbe stata accompagnata da dichiarazioni rassicuranti e “formali”, con l’attestazione da parte del Comune dell’assenza di conflitti d’interesse. Una tesi ora duramente contestata dalla Procura.

Il messaggio di Boeri: “Prendilo come warning”

Nel cuore dell’inchiesta ci sono anche i messaggi WhatsApp tra Stefano Boeri e Manfredi Catella. Uno, inviato il 29 giugno 2023, suona come un monito rivolto a Sala: “Prendilo come warning per domani”. Per i pm, si tratterebbe di un tentativo di pressione per orientare l’esito della Commissione Paesaggio, che inizialmente aveva bocciato il progetto e solo successivamente lo avrebbe approvato con prescrizioni “mitiganti”.

Secondo l'accusa, la repentina inversione di rotta non sarebbe casuale: ci sarebbe stato un intervento “indotto” da una catena gerarchica politica e tecnica, con Sala e l’assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi come figure chiave.

Sala: “Mai saputo nulla. Non ho nemmeno il numero di Marinoni”

Il sindaco reagisce con durezza: “È allucinante che il primo cittadino venga a sapere dai giornali di essere indagato. E senza alcuna comunicazione da parte della Procura”.

Nel merito delle accuse, Sala nega ogni coinvolgimento: “Non ho mai avuto contatti con Marinoni, nemmeno il numero di telefono. La nomina è stata eseguita da dirigenti e uffici competenti, non da me”.

Quanto al progetto Pirellino: “Quel palazzo lo abbiamo venduto nel 2019. E da allora, sei anni dopo, ancora non si è mosso nulla. Che utilità avrei potuto indurre?”.

La linea difensiva punta a ribaltare l’impianto accusatorio, sottolineando la distanza di Sala dai meccanismi operativi delle commissioni tecniche e l’assenza di un movente concreto.

Il fronte degli indagati e il nodo Palazzo Marino

L’inchiesta, coordinata dai pm Civardi e Pellicano, coinvolge in totale 21 persone, tra cui:

  • Stefano Boeri, urbanista ed ex assessore alla Cultura;
  • Manfredi Catella, figura centrale nel real estate milanese;
  • Giancarlo Tancredi, attuale assessore all’Urbanistica;
  • Giuseppe Marinoni, ex presidente della Commissione Paesaggio.

La Procura ha chiesto sei arresti. Il gip si pronuncerà nella prossima udienza del 23 luglio, decidendo anche sull’eventuale applicazione di misure cautelari.

La tenuta dell’amministrazione comunale è ora sotto pressione. L’opposizione chiede le dimissioni di Sala, accusandolo di opacità. Il centrodestra rilancia il tema del “modello Milano” come sistema chiuso e impermeabile ai controlli democratici.

Un caso che investe il cuore del potere milanese

L’indagine mette a nudo la complessa intersezione tra potere politico e trasformazioni urbane. Milano è in piena transizione urbanistica, con milioni di euro in gioco, piani ambiziosi e operatori immobiliari potenti.

Nel progetto del Pirellino convergono simboli, interessi e strategie: una torre da ricostruire nel cuore della città, a pochi passi da Porta Nuova, con un valore strategico enorme.

Se Boeri, Tancredi e Catella rappresentano i nodi tecnici e imprenditoriali, l’indagine su Sala tocca il vertice politico. Non un dettaglio, ma il cuore del “modello Milano”.

Cosa succede ora

Il calendario giudiziario segna una data chiave: 23 luglio 2025. Il giudice dovrà decidere sulle richieste di custodia cautelare.

Nel frattempo, il caso Sala entra in una zona grigia dove il confine tra responsabilità politica e penale si fa sempre più sottile.

La città osserva, e si interroga: quella che sembrava una macchina amministrativa efficiente e trasparente, rischia ora di apparire come una rete opaca di rapporti e influenze, dove non tutto si muove alla luce del sole.

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