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Meloni: “L’Europa deve investire di più nella difesa”. Stop ai fondi di coesione per le armi

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Meloni: “L’Europa deve investire di più nella difesa”. Stop ai fondi di coesione per le armi

Durante una conferenza stampa con il primo ministro svedese Ulf Kristersson, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito la necessità di un maggiore impegno dell’Europa nella spesa per la difesa, accogliendo con favore la proposta della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen di escludere queste spese dal Patto di Stabilità. Tuttavia, Meloni ha chiarito che questo è solo “un primo passo” e che l’Unione Europea deve compiere scelte più incisive per garantire la sicurezza comune e rispondere alle richieste di maggiore contributo all’Alleanza Atlantica.

Meloni: “L’Europa deve investire di più nella difesa”. Stop ai fondi di coesione per le armi

L’Italia, come altri paesi membri della NATO, è chiamata a rispettare l’impegno di destinare almeno il 2% del PIL alle spese militari. Tuttavia, secondo le previsioni attuali, la spesa italiana si fermerà all’1,61% nel 2027, ben al di sotto del target prefissato. Un aumento delle spese militari pone sfide economiche significative per il governo italiano, considerando l’alto livello del debito pubblico. Per questo, Meloni ha sottolineato la necessità di soluzioni condivise a livello europeo.

Un punto chiave del discorso della premier riguarda la possibilità di finanziare l’aumento delle spese militari attraverso debito comune europeo. Questa ipotesi, già avanzata in passato in altri ambiti – come il PNRR e il fondo per la ripresa post-Covid – trova però la ferma opposizione dei paesi del nord Europa, più attenti alla disciplina fiscale.

“Non possiamo pensare che l’Europa si affidi solo agli Stati Uniti per la propria sicurezza”,
ha dichiarato Meloni. “Dobbiamo essere capaci di costruire un sistema di difesa più autonomo e credibile.”

La posizione italiana sui fondi di coesione e l’invio di armi
Meloni ha poi affrontato un altro tema centrale del dibattito europeo: l’utilizzo dei fondi di coesione per la produzione e l’acquisto di armi da destinare all’Ucraina. Su questo punto, la premier italiana ha posto un netto veto, chiarendo che tali risorse devono rimanere destinate allo sviluppo economico e alla riduzione delle disuguaglianze tra le regioni europee.

“Siamo sempre stati chiari: i fondi di coesione servono a sostenere la crescita e lo sviluppo delle aree più svantaggiate. Non possono essere dirottati per altre finalità, per quanto importanti”, ha affermato Meloni. “L’aiuto all’Ucraina deve essere finanziato con strumenti specifici e mirati, non togliendo risorse alla coesione territoriale.”

Questa posizione trova l’appoggio di altri paesi, soprattutto del blocco mediterraneo, che vedono nei fondi di coesione un elemento chiave per il riequilibrio economico dell’Unione. Tuttavia, altri stati membri, tra cui alcuni dell’Est Europa, spingono per un utilizzo più flessibile di queste risorse, includendo anche la spesa militare.

La strategia europea e il ruolo della NATO
Nel corso dell’incontro, Meloni ha anche ribadito l’importanza di fornire garanzie di sicurezza all’Ucraina in un quadro che coinvolga sia l’Unione Europea che la NATO. L’idea è quella di creare un sistema di difesa che possa fungere da deterrente nei confronti della Russia e garantire una stabilità duratura.

“L’Europa deve dimostrare unità e coerenza. Non possiamo pensare a una pace duratura senza un impegno concreto sulla sicurezza di Kiev”, ha aggiunto la presidente del Consiglio.

Il tema della sicurezza e della difesa comune sarà al centro del prossimo Consiglio Europeo, dove i leader dell’UE dovranno affrontare le divergenze interne su come finanziare l’aumento della spesa militare senza compromettere la stabilità economica dei singoli stati.

Tra necessità di sicurezza e sostenibilità economica
Il dibattito sulla difesa europea si intreccia con le difficoltà economiche che molti paesi, inclusa l’Italia, stanno affrontando. L’impegno a investire di più nella sicurezza, rispondendo alle sollecitazioni della NATO e degli Stati Uniti, si scontra con la necessità di mantenere bilanci sostenibili e di non intaccare risorse destinate ad altre priorità, come il welfare e lo sviluppo economico.

L’Italia si trova dunque in una posizione complessa: da un lato, vuole mantenere un ruolo attivo nel rafforzamento della difesa comune europea; dall’altro, non può permettersi di distogliere fondi destinati al supporto sociale ed economico. Il compromesso che emergerà dalle prossime trattative europee sarà cruciale per delineare il futuro della politica di sicurezza dell’Unione.

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