Medio Oriente: avviato tavolo permanente per la pace

- di: Barbara Leone
 

Si è svolto oggi, presso la Camera dei Deputati, il tavolo permanente per la pace in Medio Oriente. Un’iniziativa fortemente voluta dall’On. Alessia Ambrosi, Vicepresidente dell'Unione Interparlamentare (UIP), e promossa dall’Istituto Culturale Italo-Libanese, con la partnership di Isia (Istituto Italiano per l'Asia), presieduto da Mario Morgoni, della Fondazione Italiani per l'Italia, presieduta dall'On. Luca Bellotti, e dell'Accademia Mondiale della Poesia. L'incontro ha avuto luogo a Roma, città simbolo di storia e cultura mondiale, ed è stato aperto a leader politici, diplomatici, accademici, rappresentanti della società civile e altre figure di rilievo interessate alla promozione della pace. Il consesso ha visto la partecipazione di: Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy (tramite videomessaggio); On. Roberto Bagnasco, Presidente UIP Mediterraneo Orientale; S.E. Sig.ra Mira Daher, Ambasciatore Straordinario Plenipotenziario del Libano in Italia; Stefano Ticozzelli, Presidente Onorario dell’Istituto Culturale Italo-Libanese; Bernard Selwan El Khoury, Direttore del Centro studi sul mondo arabo “COSMO” (Center for Oriental Strategic Monitoring); Sen. Sergio Divina, Vicepresidente di Isia; Gianluca Scagnetti, giornalista ODG Roma; Giovanni Dotoli, Presidente dell'Accademia Mondiale della Poesia.

Medio Oriente: avviato a Roma il tavolo permanente per la pace, su iniziativa dell’Istituto Culturale Italo-Libanese

“Il tavolo permanente per la pace in Medio Oriente che abbiamo promosso oggi mira a rilanciare il dibattito e a trovare soluzioni concrete per i conflitti che devastano la regione – ha sottolineato Ambrosi -. Non possiamo permetterci di rimanere indifferenti di fronte a tanta sofferenza. Dobbiamo agire con decisione, parlando apertamente e ascoltando con attenzione. Solo attraverso il dialogo e la cooperazione possiamo sperare di costruire un futuro di pace. Il Medio Oriente è una terra ricca di storia e cultura, ma purtroppo segnata da divisioni e violenze. I conflitti che attraversano questa regione non solo causano sofferenze inimmaginabili, ma hanno anche implicazioni globali, influenzando la stabilità e la sicurezza internazionale”.

“Molto spesso – ha aggiunto l’On. Bagnasco - si parla del conflitto israeliano e di Gaza dimenticando che esiste un’altra crisi, che potrebbe essere ben più grande e grave, relativa al Libano. Siamo qui per analizzare non solo le sue radici ma anche per esplorare le vie possibili per una sua risoluzione. L’instabilità politica, l’erosione economica, il rischio dell’allargamento della guerra, le tensioni sociali e le sfide umanitarie si intrecciano in un quadro che richiede un'attenzione e un intervento urgenti ma soprattutto concertati. Dal crollo della valuta nazionale alla carenza dei beni di prima necessità, dall’esplosione devastante nel porto di Beirut alla crisi sanitaria aggravata dalla pandemia di Covid, il Libano sta vivendo una fase di straordinaria difficoltà. La politica interna è paralizzata da conflitti settari e da una governance inefficace. Mentre le influenze esterne contribuiscono ad alimentare un clima di instabilità e incertezza. Le fasce più deboli della popolazione sopportano il peso di questa crisi, affrontando quotidianamente sfide enormi per la sopravvivenza”.

Una iniziativa che, come sottolineato dal Ministro Urso, “ci permette di condividere alcune riflessioni sul valore fondamentale della pace, della stabilità, della convivenza, oggi più che mai necessari, soprattutto in quella terra, il Libano, e in generale nel Medio Oriente, alla luce purtroppo di quello che accade, tra l’altro il Libano, dove noi siamo impegnati come missione internazionale, proprio per mantenere una stabilità e consentire un processo, ci auguriamo duraturo, di pace e convivenza in tutta la zona. La pace non è soltanto assenza di conflitto ma un vero e proprio pilastro su cui costruire società più giuste, prospere, armoniose e la condizione essenziale per lo sviluppo economico, culturale e sociale dei nostri popoli in un mondo in cui, purtroppo, le turbolenze e i conflitti attorno all’Europa si moltiplicano. Per questo la pace diventa una responsabilità condivisa, un valore da coltivare ogni giorno attraverso il dialogo, la comprensione reciproca, la cooperazione dentro e fuori ogni nazione. Il Libano da troppi anni è al centro di un’area piena di conflitti, ancorché abbia dal 1989 un sistema che, ponendo fine alla guerra civile di allora, si basa su una rappresentanza equa fra cristiani e musulmani nel parlamento. In questo modo si dà voce in modo democratico a tutti i cittadini, cercando di prevenire conflitti e tensioni”.

Soddisfatta l’Ambasciatrice del Libano in Italia, Myra Daher: “Dobbiamo ringraziare prima di tutto l’Italia per la sua vicinanza nei confronti del Libano, in ragione degli aiuti che ci ha sempre dato. Il problema del Libano non è Israele. La questione nasce dal fatto che il Libano deve subire tutte le conseguenze di ciò che avviene nei Paesi vicini. Noi paghiamo il prezzo di tutti. Abbiamo poi il problema dei 2 milioni di migranti siriani. Il Libano è un Paese esemplare per gli altri, in quanto convivono tutte le confessioni in modo pacifico. Ma le conseguenze delle guerre si riverberano da noi e di conseguenza anche in Europa e nel mondo. Dobbiamo dire agli israeliani e ai palestinesi che devono raggiungere degli accordi di pace. Così come dobbiamo esortare i siriani a tornare nei loro territori. Solo una volta raggiunti questi obiettivi si potranno risolvere i principali problemi del Libano”.

“La situazione più delicata in Libano è nel sud - ha sottolineato Senatore Sergio Divina, Vicepresidente di Isia -. Sappiamo che Hezbollah si muove completamente in modo autonomo da quello che è il governo libanese. Il che potrebbe estendere il conflitto in tutta l’area. Il Libano è in piena crisi, in quanto non ha un Capo di Stato da almeno due anni, non ha un governo visto che è dimissionario. Da tre anni non rinnovano i consigli comunali. Ci sono 40mila sfollati sui confini sebbene la crisi umanitaria maggiore oggi sia a Gaza. Nel sud del Libano c’è però uno spiraglio se si riuscisse a portare avanti la proposta di Francia e Stati Uniti, che prevede innanzitutto il ritiro delle forze di Hezbollah dalla zona, l’invio di 15mila soldati libanesi nell’area e lo stop immediato dei voli israeliani sul Libano. La seconda fase prevede l’avvio di negoziati per una nuova determinazione dei confini tra Libano e Israele, la famosa linea blu. L’Italia, a seguito dell’ultima visita della Meloni in Libano, ha assicurato la permanenza di almeno mille militari italiani a sostegno delle truppe dell’Unifil. Ad oggi non è stata ancora ufficializzata una conferenza di pace per la risoluzione del conflitto israelo-palestinese ed è pertanto necessario che si facciano dei passi in avanti in questo senso onde evitare la possibile espansione in tutta l’area”.

“Mai sottovalutare la stupidità umana - ha  affermato dl’On. Luca Bellotti, Presidente della Fondazione Italiani per l’Italia -. Purtroppo la prima guerra mondiale è iniziata nel 1914 con l’uccisione dell’Arciduca d’Austria, per poi provocare l’accensione di un focolaio gigantesco. Noi siamo alle prese con dei focolai assolutamente pericolosi e molto vicini a casa nostra. L’Italia credo che abbia maggiori responsabilità rispetto agli altri Paesi proprio perché penetra il Mediterraneo. I fratelli del Mediterraneo, nel senso di appartenenti a una storia comune e condivisa, fanno essere Roma il nostro Paese protagonista di un recupero e di un ritorno all’umanità e alla civiltà. Gli accordi negli ultimi 50 anni tra Europa e Medio Oriente riguardano soprattutto la questione israeliana, palestinese, giordana e libanese. Quindi può esserci una volontà di arrivare ad accordi che siano in grado di proteggere e proporre la pace. Serve la mediazione internazionale, il dialogo, i compromessi reciproci, il coinvolgimento di tutte le parti, anche per dare un impulso a livello economico delle aree coinvolte. La situazione in Libano è grave. L’Unicef ha constatato che il 16% delle famiglie manda i propri figli a lavorare per integrare il reddito familiare, il 26% delle famiglie non manda i figli a scuola, il 38% delle famiglie ha a che fare con problematiche psicologiche dei propri figli, l’81% ha ridotto le spese sanitarie, l’84% ha dovuto prendere soldi a prestito per procurarsi prodotti alimentari essenziali. Questi dati sono aggravati al sud”.

Bernard Selwan El Khoury, Direttore del Centro studi sul mondo arabo “COSMO”, ha sottolineato poi che “La posizione geografica del Libano è la sua fortuna e la sua sfortuna. È la sua fortuna per la conformazione del Paese, che lo ha reso florido negli anni '60 e '70, grazie a turismo e servizi bancari, oggi tuttavia collassati. I libanesi non si ritengono arabi ma fenici, quindi con una tradizione commerciale e non incline ai conflitti. Queste peculiarità sono vive ancora oggi. La centralità del Paese ma soprattutto la gravità della situazione è stata evidenziata dalla recente visita del segretario di Stato Vaticano, Parolin. L’Italia è il Paese con maggiore successo in Libano, considerando la presenza militare, che soprattutto al sud aiuta la popolazione libanese. In questo contesto è importante evidenziare anche il ruolo delle onlus che fanno un lavoro di concerto con l’Unifil. La decisione della guerra o della pace in Libano è sovrana, che deve spettare allo Stato e all’esercito libanese. Per questo è importante che la comunità internazionale e l’Italia creino le condizioni per l’elezione di un Presidente della Repubblica, al fine che il Libano non sia più coinvolto in conflitti che non lo riguardano. Il conflitto israelo-palestinese non riguarda il Libano né quello siriano”.

“Si tratta di un conflitto a bassa intensità sebbene ad ogni azione corrisponda una reazione – ha aggiunto Gianluca Scagnetti, giornalista ODG Roma -. La situazione potrebbe scappare di mano. Ma i tre attori principali credo che non vogliano che la situazione scivoli verso un conflitto ad elevata intensità. Perché quando si polarizza tanto la situazione a questo punto conviene anche tenerla polarizzata, senza farla degenerare troppo. Conviene a Teheran, che mostra i muscoli e fa tanta retorica, senza andare a uno scontro totale con Israele. Conviene al Primo Ministro israeliano, che non naviga certamente in ottime acque. Conviene anche a Hezbollah, che vive in una polveriera, sebbene controlli il sud. Sull’esercito libanese non so dire non conoscendo le proporzioni etniche al suo interno e come sia armato”.

Infine, l’intervento di Stefano Ticozzelli, Presidente Onorario dell'Istituto Culturale Italo-Libanese, che ha evidenziato: “L'istituzione di un tavolo per la pace in Medio Oriente mira a rilanciare il dibattito in una regione afflitta da conflitti dalle radici antiche e drammatiche. L'Italia, come dimostrano le recenti iniziative del Governo, si sta adoperando affinché le tematiche della pace tornino ad essere centrali nella politica internazionale, con particolare attenzione a quanto accade oggi in Medio Oriente. L'istituzione del Tavolo rappresenta un'opportunità proficua per un luogo di incontro e confronto, mirando a trovare una via verso la pace, senza umiliazioni per nessuna delle parti coinvolte, attraverso un dialogo inclusivo con l'obiettivo di facilitare la comprensione reciproca, la riconciliazione e la costruzione di un futuro migliore per tutti i popoli di quella regione, considerando il ruolo cruciale del Libano in Medio Oriente. Auspichiamo la partecipazione a questa iniziativa, oltre ai rappresentanti delle parti coinvolte nei conflitti, anche dei parlamentari italiani delle Commissioni Difesa ed Esteri, rappresentanti del governo italiano e organizzazioni operanti nell'area per un confronto foriero di proposte e soluzioni che non precludano anche la recente crisi nel Mar Rosso”.

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