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Mattarella richiama il Paese: “Salari inadeguati, troppe morti sul lavoro”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Mattarella richiama il Paese: “Salari inadeguati, troppe morti sul lavoro”

Alla vigilia della Festa dei Lavoratori, Sergio Mattarella ha scelto parole nette e di grande impatto per affrontare due temi cruciali: la sicurezza sui luoghi di lavoro e l’insostenibilità del costo della vita per molti cittadini italiani. “Non si può più tollerare – ha detto – che ogni anno oltre mille persone perdano la vita mentre svolgono le loro mansioni. L’indifferenza verso questo dramma quotidiano è intollerabile per una Repubblica fondata sul lavoro”. L’intervento del Capo dello Stato, pronunciato in un momento in cui il dibattito sui salari e sui contratti collettivi è particolarmente acceso, pone l’accento su un’urgenza sociale ed economica che riguarda trasversalmente tutto il Paese.

Mattarella richiama il Paese: “Salari inadeguati, troppe morti sul lavoro”

Mattarella ha sottolineato con forza anche le difficoltà che milioni di lavoratori vivono quotidianamente a causa dell’aumento del costo della vita: “Troppi italiani non riescono più a reggere la pressione dei prezzi in crescita – ha spiegato – e il lavoro, anziché essere un fattore di emancipazione, rischia di diventare una trappola di povertà”. Un quadro che, nelle parole del Presidente, impone uno sforzo straordinario alle istituzioni e al mondo produttivo per restituire centralità e dignità al lavoro.

Cdm in programma: “Risorse sostanziose per la sicurezza”

Nel giorno dedicato simbolicamente a chi lavora, anche il Governo ha deciso di muoversi. È infatti previsto per oggi un Consiglio dei ministri che dovrebbe approvare un pacchetto di misure dedicate proprio alla sicurezza sui luoghi di lavoro. Fonti vicine all’esecutivo parlano di “risorse sostanziose” e di un intervento mirato su formazione, controlli e incentivi per le aziende virtuose. La premier Giorgia Meloni, nelle scorse settimane, ha più volte ribadito l’intenzione di colmare una lacuna storica dell’Italia, tra i Paesi europei con il più alto tasso di incidenti mortali nei contesti professionali.

Il pacchetto dovrebbe comprendere l’aumento degli ispettori del lavoro, l’introduzione di strumenti digitali per il monitoraggio delle condizioni di sicurezza, e sanzioni più dure per chi aggira le norme. Ma l’obiettivo, come ha spiegato il ministro del Lavoro Marina Calderone, “è anche culturale: bisogna spezzare l’idea che la produttività si faccia risparmiando sulla sicurezza”.

Dati allarmanti: mille vittime l’anno, oltre 500mila infortuni

Secondo gli ultimi dati dell’INAIL, nel 2023 sono stati denunciati oltre 570mila infortuni sul lavoro, con un numero di decessi superiore a mille unità. Numeri che raccontano una vera e propria emergenza nazionale, aggravata dalla precarietà diffusa e dalla mancanza di controlli soprattutto nei settori ad alta intensità di manodopera come l’edilizia, l’agricoltura e la logistica. In queste aree, il rischio per i lavoratori è ancora spesso considerato un “costo calcolato” da parte di imprese poco attente o strutturalmente inadempienti.

Il tema tocca in particolare le nuove generazioni e gli immigrati, spesso costretti ad accettare condizioni di impiego inadeguate pur di mantenere il posto. Un aspetto che Mattarella ha evocato con grande chiarezza: “Il rispetto per la vita di chi lavora non può essere subordinato al profitto. Non può esserci sviluppo se non è accompagnato da giustizia e sicurezza”.

Sindacati in piazza: “Alzare i salari, garantire la dignità”

Nel frattempo, si preparano le manifestazioni promosse da Cgil, Cisl e Uil, che nel Primo Maggio vedranno cortei e comizi in tutto il Paese. I leader sindacali si concentreranno, oltre che sulla sicurezza, anche sulla questione salariale, chiedendo un intervento concreto per aumentare gli stipendi e rinnovare i contratti bloccati. “Non si può vivere con mille euro al mese – afferma il segretario generale della Cgil Maurizio Landini – e non si può morire di lavoro nel 2025. Questo sistema va cambiato alla radice”.

Le sigle confederali chiedono inoltre l’introduzione di un salario minimo legale, un tema su cui la maggioranza resta divisa. Per il governo, la priorità rimane invece il potenziamento della contrattazione collettiva e il rafforzamento dei bonus per i redditi più bassi, una misura che tuttavia non riesce a colmare il gap tra stipendi e inflazione.

Lavoro povero e occupazione femminile al centro del dibattito

Il Primo Maggio 2025 si inserisce dunque in un contesto in cui cresce l’attenzione anche sul fenomeno del lavoro povero, che riguarda circa 3 milioni di italiani. Si tratta di lavoratori che, pur avendo un impiego regolare, vivono al di sotto della soglia di povertà relativa. In molti casi si tratta di donne, giovani e residenti nelle regioni del Sud, dove la disoccupazione resta superiore al 20% e l’accesso a impieghi stabili è ancora un miraggio.

Il messaggio del Capo dello Stato ha toccato anche questo punto, con un richiamo alla piena parità tra uomini e donne e al superamento delle discriminazioni di genere nei luoghi di lavoro. Un appello alla responsabilità collettiva, che richiama la Costituzione come bussola per le scelte future: “Il lavoro deve tornare ad essere il fondamento della Repubblica, non una zona grigia dove i diritti si affievoliscono”.

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