Ma la mascherina può davvero diventare una moda?

- di: Stefania Assogna
 
Pregliasco giustamente si intende di questioni scientifiche e non di Moda e parla di mascherina col segno dell’abbronzatura, come possibile tendenza moda. Per motivi complessi, tuttavia la mascherina potrà essere circoscritta a quel che è: un presidio necessario per il bene della comunità ma non una moda. “Moda” è il “segno” dell’uomo nel suo tempo, secondo come vuol essere in qualche modo ricordato in quel tempo vissuto. Moda è “ornamento e decorazione”, al pari di un capitello che può essere dorico o corinzio o misto, come avveniva in epoca medievale. La moda costruisce come un’architettura nella sua forma complessa, l’involucro che riveste l’essere umano, in un’opera di abbellimento, uno status, qualcosa che allinea l’essere umano ad uno standard e lo allinea comunque, anche quando rifiuta di appartenere ad uno standard.

La moda abbraccia conquiste, esprime evoluzioni, ansie, ribellioni, esprime contaminazioni meravigliose, ma non si comanda, è qualcosa di spontaneo che la massa accetta e diffonde per se stessa, in un modo virale che in qualche modo resta lo stesso, fin dalla notte dei tempi, con le stesse dinamiche del passa parola che oggi via social è solo più immediato. Intere civiltà sono riconoscibili da affreschi in cui si riconoscono i caratteri stilistici della propria epoca e spesso proprio attraverso gli abiti. Dagli egizi, risalendo perfino a prima, all’alba dell’uomo, all’età preistorica dove nei graffiti rivenuti in Spagna quei popoli ci mostrano con orgoglio la caccia, come “segno” come traccia di grande tecnica mista alla necessaria sopravvivenza, e come forza dominante sulla natura.

Se parliamo di moda, Poiret prima e Vionnet più tardi, liberano le donne dai busti nell’ambito della “modernità” che si fa largo in ogni avanguardia, industriale e anche artistica tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900. Chanel sdogana i luoghi comuni del vestire, imponendo il suo tipico stile, ancora oggi intramontabile. Nero e perle di giorno, fisico atletico e abbronzato, fumare in pubblico, il tailleur adatto in ogni occasione. Messaggio di libertà ed emancipazione femminile per l’epoca addirittura da scandalo.

Mary Quant inventa la minigonna nel bel mezzo degli anni 60, in piena rivoluzione sessuale. Le signore di 70 anni, oggi nonne, sono quelle che a Woodstock, nel 1969, in occasione del famoso festival rock, sfidarono una pandemia nota come Hong Kong, che solo in USA provocò 100.000 morti, non dimentichiamolo!
YSL prima e Armani dopo, nei modi differenti che li distinguono noti a tutti, esaltano la donna in carriera, che lavora, inventando la giacca maschile declinata al femminile, culminando negli anni ‘80 con collezioni a tratti androgine che tutt’oggi sono un “must” della moda. E anche qui il messaggio di libertà ed emancipazione è molto evidente.

Ogni tanto ci sono dei momenti revivalistici dove il nuovo è il passato che si ripropone. Oppure c’è un personaggio che coglie il suo tempo e diventa il vettore di quel dato segno. Sono meteore. Quello che resta della moda sono le evoluzioni vere. Parlo della moda delle donne per sintesi ma vale per gli uomini, basti pensare alla possibilità di indossare Sneakers e girare senza cravatta anche in ufficio, o lo smalto per unghie, fino a ieri ornamento e decorazione esclusivamente femminile.

Ma la “mascherina”?


Non è ornamento e decorazione, e non è portatrice di messaggi di libertà ed emancipazione. non può essere una moda, perché non è un “piacere” un abbellimento, un ornamento e una decorazione appunto ma uno strumento limitante necessario, che si spera di poter archiviare il prima possibile. Non è una conquista di libertà, non è la rottura di un luogo comune. È un elemento di tortura di privazione di costrizione. La mascherina è un po’ come la cintura di castità. La cintura di castità era molto in uso, ed è ampiamente documentata sotto il profilo storico, ma non è mai diventata “una moda”, ostentata per il piacere di essere indossata, portata con piacere. Non è mai stata ornamento e chi la portava in realtà la subiva e doveva indossarla per forza, non certo per scelta. Certo, forse era una moda piacevole per l’uomo che la imponeva alla sua consorte. Ma questo rimanda al potere di chi vuol trovare per forza del bello in quella che è una mera costrizione, e non c’è nulla di spontaneo e di “moda”. Quindi, se parliamo di “moda” nella sua accezione più pura, non può esserci nessuna “moda” collegata alla mascherina che passerà alla storia solo come oggetto imposto per necessità, per altri motivi, ma non dissimile nella sostanza, dalla cintura di castità, nata per l’idea in qualche modo simile, di preservare, imposta a fin di bene ma non certo amata da chi la indossava.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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