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Gianni Letta: La politica è diventata volgarità in Tv

- di: Bruno Coletta
 
Gianni Letta: La politica è diventata volgarità in Tv
L’ex sottosegretario denuncia il degrado del dibattito pubblico e indica la via della serietà
C’è un’Italia che urla, che insulta, che si accapiglia ogni sera sotto le luci fredde dei talk show. E poi c’è Gianni Letta, che con parole nette, dure, coraggiose, ha avuto l’onestà intellettuale di dire quello che troppi tacciono: “Questa non è politica, è spettacolo scadente. È volgarità travestita da confronto”.
Intervenendo alla scuola di politiche europee Akademeia, l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha demolito senza appello il format dominante nella comunicazione politica italiana. “Chi vuole fare politica sul serio – ha detto – deve stare lontano dai mille talk show televisivi, che sono profondamente diseducativi. Lì si fa esattamente ciò che andrebbe evitato”. Parole forti, che arrivano da un uomo che ha attraversato i vertici delle istituzioni mantenendo sempre uno stile sobrio, mai urlato. E che proprio per questo oggi ha l’autorità morale per mettere in guardia contro la deriva del teatrino mediatico.
Letta non si è limitato a una critica generica. Ha colpito nel segno: “Si parla di cose che non si conoscono, solo per ribadire in modo superficiale e spesso volgare le posizioni della propria parte. È una recita aggressiva e sciatta, che allontana le persone dalla vera politica”. Il problema, secondo lui, non è solo di toni: è di sostanza. L’approfondimento è scomparso, la riflessione bandita, il confronto ridotto a tifo. “Chi guarda queste risse magari si diverte, ma poi si disaffeziona. Pensa che siano tutti uguali e non va a votare. È un veleno quotidiano per la democrazia”.

La lezione: leggere, studiare, discutere con rigore
Ma Letta non è tipo da fermarsi all’indignazione. Al contrario, ha offerto ai giovani una bussola chiara: “Leggete un buon libro, fate un confronto serio con chi non la pensa come voi. Allenatevi al ragionamento, non alla battuta pronta”. È una vera e propria pedagogia della politica quella che propone: il recupero del pensiero, dell’ascolto, della preparazione. Parole che suonano rivoluzionarie in un tempo in cui la scalata al potere sembra possibile anche senza cultura istituzionale, senza studio, senza etica.
E infatti l’ex sottosegretario non ha risparmiato nemmeno il sistema politico odierno: “Oggi si arriva al governo senza conoscere nemmeno le basi dell’ordinamento. C’è chi non sa distinguere le funzioni costituzionali, chi ignora il processo legislativo. E poi ci si stupisce che non ci sia pensiero?”. Un atto d’accusa pesante, ma lucido. Letta ricorda come un tempo i programmi nascevano da discussioni serie, da dibattiti tra scuole politiche. Ora invece si improvvisa, si semplifica, si recita.

“Lo spirito istituzionale? È mettere da parte sé stessi”

Ma il punto più alto del suo intervento arriva quando tocca il tema dell’interesse generale: “Chi è chiamato a governare deve ricordarsi che rappresenta tutti, non solo i propri elettori. Lo spirito istituzionale consiste nel saper mettere da parte il proprio punto di vista, quando è in gioco il bene del Paese”. Un principio semplice, eppure quasi eversivo nella politica polarizzata e cinica di oggi.
Gianni Letta, con la sua fermezza gentile, ha detto ciò che molti sanno ma nessuno ha il coraggio di affermare in modo tanto netto: la politica non si salva se continua a sguazzare nella volgarità. Si salva solo se torna a essere pensiero, rispetto, servizio.
In un panorama soffocato da urla e faziosità, le sue parole suonano come un grido d’allarme e insieme come un appello al riscatto. Bisogna ascoltarlo. Ora.

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