In un’economia che spesso misura il benessere in base al tasso di occupazione, la crescita costante del fenomeno della povertà lavorativa rappresenta un paradosso evidente. Nel 2024, secondo i dati Eurostat, il 10,2% dei lavoratori italiani si trova in condizioni economiche tali da essere considerato a rischio povertà.
Lavoro e povertà: i numeri dietro al paradosso
Una percentuale in aumento rispetto al 9,9% dell’anno precedente, che conferma una tendenza già emersa negli ultimi anni. A preoccupare è anche il dato relativo agli occupati a tempo pieno: il 9% di loro è povero, un’incidenza che nel caso della Germania, per esempio, si ferma al 3,7%. Lavorare non basta più a garantire una vita dignitosa, e il lavoro stesso sembra perdere la sua storica funzione di leva per l’inclusione sociale.
Dove si concentra la fragilità
Le categorie più esposte sono quelle che già da tempo presentano elementi di precarietà strutturale. I giovani sono tra i primi a subire le conseguenze del cambiamento: il tasso di povertà tra i lavoratori tra i 16 e i 29 anni raggiunge l’11,8%, un dato sensibilmente più alto rispetto al 9,3% rilevato nella fascia 55-64 anni. Questa distanza non è soltanto anagrafica ma segnala la difficoltà delle nuove generazioni ad affermarsi in un mercato del lavoro sempre più segmentato, dominato da contratti flessibili e retribuzioni basse. Parallelamente, i lavoratori autonomi si confermano tra i più vulnerabili: il 17,2% di loro è povero, in netto aumento rispetto al 15,8% del 2023. Anche i lavoratori dipendenti non sono immuni: l’8,4% vive sotto la soglia di povertà, evidenziando quanto la distinzione formale tra lavoro subordinato e autonomo sia sempre meno indicativa della condizione economica effettiva.
Un legame forte con il livello di istruzione
La povertà lavorativa è fortemente correlata con il titolo di studio. Tra chi ha conseguito solo la licenza media, quasi uno su cinque è considerato povero. Il dato raggiunge il 18,2%, sottolineando il ruolo cruciale che l’istruzione continua a svolgere nell’accesso al mercato del lavoro e nella protezione dalle situazioni di svantaggio. Tra i laureati la situazione è nettamente migliore, con un’incidenza del 4,5%, anche se in lieve peggioramento rispetto al 3,6% registrato l’anno precedente. Il divario tra chi possiede un diploma universitario e chi ha un livello di istruzione inferiore non riguarda solo il tipo di occupazione, ma anche la possibilità di ottenere impieghi stabili, ben retribuiti e con margini di crescita. Il mercato del lavoro, così come oggi è strutturato, premia ancora chi ha più competenze certificate, ma la protezione che ne deriva si sta indebolendo.
L’impatto sulle famiglie italiane
Il fenomeno della povertà da lavoro si riflette in modo ancora più drammatico quando si osservano i dati relativi ai nuclei familiari. Nel 2024, circa 11 milioni di persone in Italia risultano a rischio di povertà o esclusione sociale, pari al 18,9% della popolazione. Le famiglie numerose sono tra le più colpite: le coppie con tre o più figli devono affrontare un rischio che arriva al 34,8%. Anche i nuclei monogenitoriali, cioè composti da un solo genitore con figli, mostrano un’incidenza molto elevata, con il 32,1% in condizione di vulnerabilità. Questa situazione conferma quanto sia centrale il peso della struttura familiare nel determinare la capacità di affrontare le difficoltà economiche. Quando a un reddito modesto si sommano responsabilità familiari gravose, l’equilibrio salta facilmente, trascinando intere famiglie in una spirale di insicurezza.
Una dinamica che modifica la società
Il progressivo aumento dei lavoratori poveri modifica non solo le statistiche economiche, ma anche le fondamenta sociali. La fatica quotidiana non è più sufficiente a garantire stabilità e progettualità. Il lavoro, da motore dell’emancipazione, si trasforma in una condizione da gestire e sopportare, spesso senza prospettive reali di miglioramento. L’erosione del potere d’acquisto, il precariato diffuso e le crescenti disuguaglianze generano sfiducia e disillusione. Il rischio concreto è quello di una società dove l’ascensore sociale si inceppa e dove la povertà diventa un destino possibile anche per chi lavora duramente, ogni giorno.