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Governo: tira brutta aria quando si comincia a parlare di complotti

- di: Redazione
 
Governo: tira brutta aria quando si comincia a parlare di complotti
La politica italiana ci ha abituato, da sempre, a vivere l'estate - che coincide, più o meno, con la sosta dei lavori del Parlamento - come una stagione di passaggio, di transizione, che stempera le tensioni in base al principio ''intanto facciamo vacanza, poi si vedrà''.
Le immagini informali di qualche anno fa dei ''boss'' della politica a fare il bagno al mare, a camminare in montagna o a trascorrere la vacanza leggendo o scrivendo le loro memorie sono quasi sbiadite nel nostro ricordo, spazzate da quando qualcuno, cocktail a base di rum e lime in mano e a petto nudo, lanciò un'opa sull'Italia, reclamando poteri che nessuno gli voleva dare, ad eccezione del suo partito. Un sogno svanito ai primi temporali di fine estate. 
Anche questa estate, però, esce dai canoni della tradizione, anzi va ben oltre perché, a rifletterci un po' su, è la prima volta che, sulla ordinaria quiete di questi giorni, si abbatte, con una violenza politica inaudita, la questione del complotto di cui, Alessandro Sallusti dixit, sarebbe obiettivo il governo, passando per l'involontario tramite della sorella di Giorgia Meloni, Arianna.

Governo: tira brutta aria quando si comincia a parlare di complotti

Su di lei, secondo il direttore del Giornale, avrebbe messo l'occhio la magistratura, in relazione al ruolo che potrebbe avere avuto (ma lei e tutti i Fratelli d'Italia negano) in delicate partite legate a importanti cariche.
Non crediamo sia il caso di entrare nello specifico, perché - pur se, per ipocrisia, si fa sempre finta di sorprendersi - non sempre le nomine vengono decise nelle stanze delle Istituzioni, essendo frutto spesso di mediazioni, tra partiti, quando non addirittura tra correnti.

Il problema non è quindi il presunto ruolo di Arianna Meloni, ma il fatto che si parli dell'esistenza di un asse trasversale che unisce alcuni partiti, alcune procure, alcuni media. Insomma, parliamo di un complotto, figura in un certo senso mitologica, cui si fa ricorso quando il nemico è indefinito e quindi si spara indistintamente nel mucchio, tanto qualcosa resterà.
Diamo per scontato che Sallusti non abbia scritto seguendo sensazioni o percezioni, per loro natura potenzialmente imperfette, e che quindi si basi su altro. Ma è il concetto stesso di un'alleanza che unisca settori per definizione indipendenti di un Paese che deve renderci inquieti, perché l'indeterminatezza dell'identikit dei cospiratori attua il processo nettamente opposto: sono tutti complottisti, non nel senso più in uso in questi tempi (coloro che vedono trame ovunque), ma proprio di chi trama nell'ombra.

Una idea del genere è l'antitesi della democrazia, rimandandoci ad un periodo relativamente recente, quando un personaggio ambiguo coinvolse centinaia di persone molto influenti in una piattaforma di interessi coincidenti, spacciandola per una loggia massonica.
Ma il complotto dell'estate 2024 è diverso perché l'ipotesi ha ricevuto un preoccupato imprimatur da parte del presidente del consiglio che, commentando l'editoriale di Sallusti, l'ha definita inequivocabilmente ''molto verosimile''. Definizione che, se data da una persona qualsiasi, passerebbe inosservata, ma se a pronunciarla è il capo del governo assume un profilo nettamente diverso e sul quale bisogna ragionare.

Quel ''molto verosimile'' dà l'idea del senso di assedio scomposto che, per il presidente del consiglio, è stato posto intorno al perimetro del governo e dal quale bisogna uscire presto, visti i delicati appuntamenti della ripresa politica a fine agosto. Uscire facendo deflagrare il caso, come a sottolineare che ad alzare le barricate intorno ad Arianna Meloni non è solo Fratelli d'Italia, ma Giorgia Meloni. Non la sorella, ma il capo politico del Paese.
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