Istat: vendite al dettaglio ferme nel mese di marzo. Confcommercio: i consumi di beni non ripartono

- di: Daniele Minuti
 
È sostanzialmente nulla la variazione del valore legato alle vendite al dettaglio nel marzo 2023: dopo la più brusca frenata del mese precedente (a febbraio sono stati registrati cali dello 0,1% in valore e dello 0,9% in volume rispetto a gennaio, aumento del 5,8% in valore e diminuzione del 3,5% in volume su base annua), in quello che ha chiuso il primo trimestre non ci sono stati cambiamenti nel valore su base congiunturale.

Istat: vendite al dettaglio ferme nel mese di marzo

Secondo le stime preliminari Istat, in volume c'è da segnalare un calo dello 0,3% su base tendenziale, mentre le vendite salgono del 5,8% in valore, scendendo del 2,9% in volume. Nel primo trimestre dell'anno, il valore è salito dell'1,9% mentre il volume è sceso di 0,1 punti percentuali.

Rispetto a febbraio, le vendite in valore sono stazionarie sia per i beni alimentari che per quelli non alimentari, mentre le vendite in volume calano per entrambi i settori (rispettivamente -0,7% e -0,1%).

Per quanto riguarda il confronto con lo stesso mese del 2022, si registrano variazioni di segno analogo sia per le vendite dei beni alimentari (+7,7% in valore e -4,9% in volume) che per quelle dei non alimentari (+4,1% in valore e -1,3% in volume). Questi ultimi mostrano inoltre variazioni positive per tutti i gruppi di prodotti ad eccezione di elettrodomestici, radio, tv e registratori, che scendono di 2 punti percentuali. Gli aumenti maggiori riguardano calzature, articoli in cuoio e da viaggio (+8,4%) e prodotti di profumeria, cura della persona (+8,3%).

Rispetto a marzo 2022, il valore delle vendite è in crescita per tutte le forme di vendita: la grande distribuzione (+7,8%), le imprese operanti su piccole superfici (+3,5%), le vendite al di fuori dei negozi (+4,6%) e il commercio elettronico (+10,3%).

Confcommercio: “i consumi di beni non ripartono”

“Il dato sulle vendite di marzo consolida la tendenza, in atto ormai da alcuni mesi, che vede le famiglie molto prudenti in materia di consumi di beni. I miglioramenti dal lato della domanda appaiono ormai quasi esclusivamente affidati alla componente relativa ai servizi”. Così l’Ufficio Studi Confcommercio, per il quale “è utile sottolineare, ancora una volta, che le variazioni su base annua a valore per le diverse merceologie e format distributivi sono fortemente influenzate dalle dinamiche inflazionistiche. Nel primo trimestre del 2023 per gli alimentari la variazione dei prezzi era del 13%, dato che sottintende una decisa contrazione dei volumi acquistati non solo presso le piccole superfici, ma anche presso le imprese di maggiori dimensioni.  Estrema prudenza va tenuta anche nel valutare gli andamenti di alcuni segmenti di consumo, come l’abbigliamento e le calzature, per i quali i valori delle vendite erano particolarmente bassi anche nei primi mesi del 2022 e che mostrano nel confronto annuo variazioni apprezzabili”.

“In ogni caso, la variazione tendenziale a volume del complesso delle vendite al dettaglio è pari, nel primo quarto dell’anno in corso, a -3%. Il che non lascia del tutto tranquilli sulle prospettive a breve dell’economia italiana, sebbene al rallentamento del 2023 il sistema arrivi complessivamente in buona salute e, comunque, meglio di quanto poteva prevedersi qualche mese fa”, conclude l’Ufficio Studi Confcommercio.

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