Istat: indice di fiducia a 96,6, il più basso dal 2021

- di: Barbara Leone
 
L’ultimo rapporto dell’ISTAT sulla fiducia dei consumatori e delle imprese italiane evidenzia un nuovo calo degli indici principali, confermando una tendenza al ribasso già in atto nei mesi precedenti. L’indice del clima di fiducia dei consumatori è sceso da 97,4 di ottobre a 96,6, mentre quello delle imprese è diminuito da 93,4 a 93,1, segnando il livello più basso dal 2021. Questo andamento riflette un contesto economico complesso, in cui le difficoltà strutturali, l'incertezza sul mercato del lavoro e una percezione negativa delle prospettive economiche condizionano sia gli operatori economici che le famiglie. Tuttavia, all'interno di questo quadro, si osservano anche alcune dinamiche settoriali differenziate, con segnali di miglioramento in comparti come il commercio al dettaglio e la manifattura.

Istat: indice di fiducia a 96,6, il più basso dal 2021

Tra i consumatori italiani, il clima di fiducia ha subito una nuova flessione a novembre, con cali significativi soprattutto nelle componenti relative alle aspettative economiche e alla situazione generale del Paese. Il clima economico, che misura le percezioni sulla situazione economica complessiva, è sceso da 99,7 a 97,8, evidenziando un crescente pessimismo. Le attese future, incluse nel clima futuro, sono anch’esse peggiorate, con un indice in discesa da 95,0 a 93,8. Anche il clima personale e quello corrente hanno subito leggere contrazioni, riflettendo una diffusa insoddisfazione sia per la condizione attuale sia per le prospettive.

Le opinioni sulla situazione economica generale dell’Italia restano fortemente negative. I giudizi sulla situazione attuale sono peggiorati ulteriormente, con un saldo che è sceso a -64,5 rispetto a -63,9 di ottobre. Le attese per il futuro, pur registrando un lieve miglioramento, rimangono negative, con un saldo di -34,0 rispetto a -37,0 del mese precedente. Un altro dato significativo riguarda le attese sulla disoccupazione, che riflettono timori crescenti sul fronte del mercato del lavoro. Il saldo relativo a questa variabile è passato da +27,6 a +38,8, segnalando un aumento dell’ansia collettiva rispetto alla possibilità di perdere il lavoro o di non trovarne uno stabile. Nel contesto familiare, i giudizi sulla situazione economica rimangono stabili, con un saldo di -29,1 rispetto a -28,9 di ottobre, ma le attese peggiorano ulteriormente, scendendo a -15,8 da -13,7. Questo peggioramento si traduce anche in una minore propensione a consumare, come evidenziato dal calo drastico del saldo relativo all'acquisto di beni durevoli, che crolla a -71,0 da -60,6. In controtendenza, le opinioni sulla possibilità di risparmiare mostrano un miglioramento: il saldo relativo all’opportunità di risparmio attuale è salito a +144,9 da +139,5, suggerendo che molte famiglie scelgono di accantonare risorse piuttosto che spendere in un periodo di incertezza.

Anche tra le imprese italiane, l’indice composito di fiducia ha subito un leggero calo a novembre, passando da 93,4 a 93,1. Tuttavia, il quadro si presenta molto diversificato tra i vari settori, con alcune aree che registrano un miglioramento e altre che mostrano difficoltà crescenti. Nel settore manifatturiero, il clima di fiducia è migliorato leggermente, passando da 85,8 a 86,5. Questo miglioramento è attribuibile a un recupero nei giudizi sugli ordini, il cui saldo è risalito a -21,9 rispetto a -25,5 del mese precedente. Tuttavia, le aspettative sulla produzione hanno subito un calo, con un saldo che è sceso a -1,6 da +0,5. All’interno della manifattura, i dati sono differenziati tra i principali raggruppamenti di industrie: i beni di consumo hanno registrato una leggera flessione, con il clima di fiducia che scende a 95,9 da 96,3; i beni intermedi mostrano un lieve miglioramento, passando da 80,0 a 81,6; i beni strumentali evidenziano segnali contrastanti, con giudizi sugli ordini in miglioramento ma aspettative di produzione in calo.

Il settore delle costruzioni ha registrato un netto calo della fiducia, con l’indice che è sceso da 103,9 a 101,5. Questo peggioramento è legato principalmente a un deterioramento delle aspettative occupazionali, con un saldo che passa da +8,6 a +3,3. Le differenze tra i sottosettori sono significative: la costruzione di edifici ha visto un crollo dell’indice a 100,1 da 108,7; l’ingegneria civile, invece, ha registrato un miglioramento, con l’indice che è salito a 111,9 da 109,0, grazie a giudizi più positivi sugli ordini.

Nel settore dei servizi di mercato, l’indice di fiducia è calato sensibilmente, da 95,2 a 93,7. Questo peggioramento riflette una diffusa insoddisfazione su tutte le componenti analizzate, dai giudizi sugli ordini a quelli sull’andamento degli affari. Anche in questo caso, tra i sottosettori si osservano dinamiche contrastanti: i servizi turistici hanno registrato un netto miglioramento, con il clima di fiducia che è salito a 113,9 da 109,1, sostenuto dalle attese di incremento della domanda futura; il trasporto e magazzinaggio, invece, rimane uno dei comparti più fragili, pur con un lieve miglioramento dell’indice a 82,7 da 80,9. In controtendenza il commercio al dettaglio, che rappresenta una delle poche aree in netta ripresa con l’indice di fiducia che è salito a 106,7 da 103,8. Questo miglioramento è particolarmente evidente nella grande distribuzione, dove l’indice è passato a 105,3 da 101,4, trainato da giudizi molto positivi sulle vendite (+28,8 rispetto a +19,9). Anche la distribuzione tradizionale ha registrato un incremento, con l’indice che è salito a 114,0 da 112,1.

In generale, il rapporto ISTAT di novembre evidenzia come il calo diffuso degli indici di fiducia sia il riflesso di un quadro economico caratterizzato da incertezze globali, pressioni inflazionistiche e difficoltà nel mercato del lavoro. La crescente prudenza dei consumatori, manifestata nella riduzione della spesa per beni durevoli e nell’aumento del risparmio, rappresenta un ulteriore segnale di sfiducia, che rischia di frenare la ripresa economica. D’altro canto, il miglioramento del clima di fiducia in settori come il commercio al dettaglio e i servizi turistici suggerisce che alcuni comparti stanno beneficiando di dinamiche stagionali e della resilienza della domanda interna. Il prossimo aggiornamento dell’ISTAT, atteso per il 20 dicembre 2024, sarà cruciale per comprendere se queste tendenze si confermeranno o se si assisterà a un miglioramento.

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