Invecchiare non significa necessariamente perdere lucidità o memoria. Anzi. Le ultime ricerche — raccolte in un approfondimento della Fondazione Veronesi — dimostrano che il cervello può essere “allenato” a resistere al tempo. Mangiare bene, muoversi, coltivare relazioni e tenere la mente attiva: abitudini che, se seguite con costanza, possono rallentare in modo misurabile i processi di invecchiamento cerebrale.
Rallentare l’invecchiamento cerebrale si può: la chiave è lo stile di vita (e la dieta “green-mediterranea”)
“L’età biologica del cervello non coincide sempre con quella anagrafica”, scrive Caterina Fazion sul sito della Fondazione. La ricerca scientifica, negli ultimi anni, ha confermato che quasi la metà del rischio di demenza dipende da fattori modificabili — e non da una semplice eredità genetica.
La dieta “green-mediterranea” che protegge la mente
Uno dei fronti più promettenti è quello dell’alimentazione. Uno studio pubblicato su Clinical Nutrition e citato dalla Fondazione Veronesi mostra come la cosiddetta dieta “green-mediterranea” — una versione potenziata della dieta mediterranea tradizionale — possa ridurre i livelli di alcune proteine plasmatiche associate al declino cognitivo.
Per 18 mesi, circa 300 partecipanti hanno seguito tre regimi differenti: una dieta sana standard, una mediterranea classica e una green-mediterranea arricchita con tè verde e Mankai, una lenticchia acquatica dalle alte proprietà nutritive. I risultati? “Chi ha seguito la dieta verde ha mostrato un profilo metabolico più giovane e livelli più bassi dei biomarcatori legati all’età cerebrale”, spiega Anat Meir, ricercatrice alla Harvard Chan School.
Allenare il cervello come un muscolo
Non è solo questione di cibo. Il cervello, ricordano gli studiosi, si comporta come un muscolo: va allenato ogni giorno. Lo dimostra lo studio americano POINTER, che ha coinvolto centinaia di adulti over 60, impegnati in un programma di esercizio fisico, stimolazione cognitiva, dieta equilibrata e supporto sociale. Dopo due anni, i partecipanti hanno registrato miglioramenti concreti nella memoria e nella capacità decisionale.
Gli esperti parlano di “interventi multidimensionali”: abbinare attività fisica regolare, lettura, relazioni sociali, sonno di qualità e un’alimentazione ricca di verdure, legumi e grassi buoni può ritardare il declino cognitivo fino a dieci anni.
“Non è un destino, ma una scelta quotidiana”
Le conclusioni sono chiare: l’invecchiamento cerebrale non è una condanna, ma un percorso influenzato dalle nostre abitudini. “Parlare di prevenzione significa intervenire molto prima dei sintomi - sottolineano gli esperti della Fondazione Veronesi - perché il cervello inizia a cambiare in silenzio, anni prima che i disturbi si manifestino”.
Una consapevolezza che, in un Paese come l’Italia - tra i più anziani al mondo -, apre scenari nuovi anche sul piano della sanità pubblica: investire in prevenzione neurocognitiva potrebbe alleggerire il peso crescente delle demenze e migliorare la qualità della vita di milioni di persone.
In fondo, la formula della longevità mentale sembra essere la stessa della vita lunga e sana: mangiare meglio, muoversi di più, pensare sempre.