Made in Italy, inchiesta congiunturale Intesa Sanpaolo-Club Orafi Italia: crescono fatturato e competitività sui mercati internazionali

- di: Barbara Leone
 
È stata presentata oggi, in un incontro ospitato da VicenzaOro, la quarta edizione dell’inchiesta congiunturale realizzata dal Club degli Orafi Italia, in collaborazione con la Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. I risultati dell’inchiesta offrono una visione aggiornata e originale degli operatori e permettono di integrare e completare le statistiche ufficiali del settore. L’indagine è stata realizzata a giugno con l’obiettivo di raccogliere le attese sul 2023 in termini di fatturato, investimenti e di approfondire le sfide competitive che il comparto sta affrontando. Le statistiche e le rilevazioni attestano che dopo i brillanti risultati dell’ultimo biennio, il settore dell’oreficeria conferma risultati molto positivi anche nel 2023: nei primi sei mesi dell’anno ha mostrato una crescita in termini di fatturato (+10,2%), migliore del sistema moda e della media del manifatturiero italiano. Si conferma centrale l’elevata competitività sui mercati internazionali: nei primi cinque mesi del 2023 le esportazioni di gioielli in oro hanno superato i 4 miliardi di euro, in crescita del 9% in valore e del 2% in quantità.

Made in Italy, inchiesta congiunturale Intesa Sanpaolo-Club Orafi Italia: crescono fatturato e competitività sui mercati internazionali

L’edizione di giugno dell’indagine sul sentiment degli imprenditori del settore orafo conferma ancora una volta le previsioni positive, in particolar modo per le aziende medio-grandi e per il mercato estero - ha sottolineato Giorgio Villa, Presidente del Club degli Orafi Italia -. Nonostante l’incertezza, un’impresa su tre ha deciso di aumentare gli investimenti: le imprese di minori dimensioni mirano con questo a rispondere al contesto competitivo in continua evoluzione. Per le aziende medio-grandi, l’inclinazione agli investimenti è principalmente legata all’evoluzione dei mercati internazionali e all’aggiornamento tecnologico e dei macchinari. In considerazione del dinamismo del comparto italiano in questa particolare fase storica, con il questionario abbiamo voluto indagare le caratteristiche distintive del Made in Italy considerate più importanti dagli imprenditori, e il mix che ne emerge è di estremo interesse, come anche la lettura incrociata con l’elenco delle criticità segnalate. Questo doppio livello di lettura fa emergere con forza un tema cruciale: la sfida della mancanza di manodopera qualificata rappresenta una questione critica che impatta direttamente sul concetto stesso di Made in Italy. Si conferma essenziale affrontare questo problema in modo strategico e collaborativo, favorendo l’adeguata formazione e lo sviluppo delle competenze, al fine di preservare l’identità e il valore dell’eccellenza italiana nel panorama internazionale”.

Del resto, come evidenziato da Stefania Trenti, Responsabile Industry Research, Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo (nella foto), “Dopo i brillanti risultati del 2022 con crescite del fatturato e delle esportazioni nell’ordine del 20% e pur in un contesto di rallentamento dell’economia, il settore orafo italiano continua a mostrare nel 2023 un andamento positivo con una crescita del fatturato nei primi sei mesi del 10%, meglio di quanto registrato dal sistema moda (+7,2%) e dal manifatturiero nel suo complesso (+3,0%); anche in termini di produzione il settore mostra una tenuta con un valore in linea al primo semestre 2022. L’elevata competitività sui mercati esteri si conferma l’elemento trainante del settore: nel periodo gennaio-maggio del 2023 le esportazioni di gioielli in oro hanno abbondantemente superato i 4 miliardi di euro, in crescita dell’8,6% in valore e del +1,6% in quantità. In questo particolare contesto competitivo, il posizionamento del settore, maggiormente orientato sul segmento dell’alta gamma, si è confermato un punto di forza in grado di cogliere la domanda di beni di lusso che risulta meno colpita dagli effetti delle tensioni inflattive con prospettive che restano positive. L’incertezza nello scenario rimane elevata, ma questo settore ha dato prova di una buona capacità di risposta alle tensioni esterne grazie a un tessuto produttivo che nel tempo ha saputo trasformarsi guadagnando competitività: per affrontare le sfide del prossimo futuro sarà importante continuare a investire con interventi volti a supportare la sostenibilità in tutte le sue declinazioni (economica, ambientale e sociale)”.

Dall’indagine si evince che le attese degli operatori in termini di fatturato per il 2023 si confermano positive con il 39% dei rispondenti che prevede un incremento del fatturato con una percentuale sostanzialmente allineata alla rilevazione di fine 2022 (44%), a dimostrazione di una tenuta delle aspettative; la revisione più significativa ha riguardato il mercato interno da parte delle imprese di minori dimensioni (dal 36% che prevedevano una crescita nella rilevazione di dicembre la percentuale scende al 23%), mentre le attese sono state riviste al rialzo dalle imprese medio-grandi in riferimento ai mercati esteri (da 61% a 67%). Un ulteriore fattore a sostegno della competitività del settore si ricava dalle prospettive sugli investimenti: un rispondente su tre ha indicato un incremento negli investimenti rispetto all’anno precedente, con punte del 42% per le imprese più grandi; i fattori di spinta che maggiormente supporteranno queste evoluzioni riguardano gli stimoli del contesto competitivo (indicato dal 40% dei rispondenti), l’andamento della domanda  (37% per la domanda estera e 34% per la domanda domestica) e l’acquisto di macchinari e tecnologie (31%); il campione risulta poco stimolato per le scelte di investimento dagli incentivi fiscali (17%). I fattori di successo caratterizzanti il Made in Italy nel quale si riconoscono maggiormente le imprese del campione riguardano la qualità indicata da circa tre rispondenti su quattro (74%), l’artigianalità della produzione (66%) e la professionalità della manodopera che rappresenta un fattore di successo per più della metà del campione (51%).  Non a caso, dunque, le imprese indicano tra le principali criticità il reperimento della manodopera percepito come ostacolo dal 75% delle imprese medio-grandi. Permangono inoltre preoccupazioni per l’andamento della domanda e l’aumento dei costi delle materie prime e semilavorati.

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