Holcim Italia, intervista a Lucio Greco: "I materiali sono la chiave per uno sviluppo sostenibile"
Come trasformare il cemento in un prodotto sostenibile, sempre più ‘green’. E per questa via fare dei materiali da costruzione un fattore chiave dello Sviluppo sostenibile. In Holcim S.p.A. ce l’hanno fatta e questo patrimonio diventa un elemento sostanziale della ripartenza dopo la fase acuta della pandemia di Covid-19. Ne parliamo con Lucio Greco, Country Manager di Holcim Italia.
Dott. Greco, all’inizio di giugno sono iniziati a Milano i primi getti di calcestruzzo Holcim per la platea di fondazione dell’edificio D del quartiere Symbiosis, nella zona Sud di Porta Romana. Uno dei primi cantieri a rimettersi all’opera, che rimanda ad uno dei grandi temi della ripartenza: riqualificare rispondendo alle sfide ambientali. È qui, nella riqualificazione delle città, una delle chiavi più importanti per la ripartenza e per il suo slancio?
"Sì, esatto, siamo partiti con le fondazioni del quartiere Symbiosis, con quelle di SeiMilano, altro importante progetto di rigenerazione urbana e sono ripartiti molti cantieri su cui siamo operativi, da Gioia 22 a Torre Unipol, la sede di CAP, Torre Milano. La rigenerazione è uno dei grandi temi della ripartenza, come si diceva e a noi piace vederla anche un po’ come simbolo di rinascita, non solo delle città ma proprio dell’economia, del Paese stesso. Altro importante ambito che contribuirà fortemente all ripresa sono le infrastrutture. A questo proposito mi preme sottolineare che siamo partiti con la fornitura di CEPAV due, l’alta velocità Milano Verona. La mobilità sostenibile è uno dei target del Green Deal e queste infrastrutture consentiranno di perseguire questo obiettivo".
Collegandoci alla domanda precedente, in che modo la pandemia di Covid-19 influenzerà il costruito? Dovremo ripensare concetti come la densificazione urbana o torneremo semplicemente agli affari di sempre una volta che la crisi si sarà via via attenuata? E come ripensare i nuovi concetti del costruito?
"Al momento non lo sappiamo, almeno non ancora. Forse la capacità umana di dimenticare è così potente che alla fine torneremo allo status quo ante. Al contrario, la pandemia di Covid-19 potrebbe portare a profondi cambiamenti nella società, richiedendo risposte da ogni aspetto del settore delle costruzioni. Il monitoraggio di tali sviluppi è un’attività fondamentale della nostra Fondazione LafargeHolcim per l’edilizia sostenibile, creata nel 2003. Nel corso degli anni, la Fondazione ha creato una rete globale di esperti che concordano sul fatto che architetti e urbanisti dovranno ripensare attentamente la struttura delle nostre città.
Sicuramente è importante utilizzare lo spazio disponibile in modo più flessibile rispetto al passato. E in effetti in qualche modo per certi versi questa tendenza è già in atto: guardiamo ad esempio proprio a Symbiosis citato prima. Gli uffici sono stati concepiti secondo un progetto studiato in linea con i più innovativi modelli di smart working in cui le esigenze professionali e personali sono a sostegno della flessibilità, perfettamente in linea con le esigenze attuali, messe ancora più in evidenza dalla pandemia".
Come avete vissuto la fase acuta della pandemia? Quale impatto c’è stato sull’Azienda? Quali riflessioni avete maturato? Tra l’altro, avete contribuito al trasporto attrezzato per i servizi di accompagnamento a favore di chi ha difficoltà motorie…
"Sin da subito abbiamo messo in atto tutte le misure di tutela della salute e sicurezza dei nostri dipendenti attivando lo smart working nella quasi totalità delle funzioni impiegatizie e organizzando la produzione, i rientri e le attività secondo precisi e stringenti protocolli per riprendere in totale sicurezza dopo il lockdown. È stata dura e lo è tuttora perché riprendere le attività di impianto dopo più di un mese di lockdown con nuove regole e nuove norme molto stringenti ha richiesto molti sforzi organizzativi oltre che l’implementazione di una nuova cultura, perché le persone si sono dovute rieducare ad un rispetto di tutte queste nuove regole. Abbiamo dovuto cambiare un approccio, quindi impostare un nuovo modo di lavorare: fare le stesse cose ben conosciute e ben note, in un modo diverso . Tutto questo però è stato necessario perché il primo punto saldo della ripresa è stata per noi quella che da sempre caratterizza la nostra cultura aziendale come priorità e valore aziendale primario: la salute e sicurezza dei lavoratori con l’obiettivo “Zero infortuni”. La condizione da cui siamo partiti è stata : “riprendiamo solo se ci sono le condizioni di salute e sicurezza dei dipendenti.” Durante tutto il periodo abbiamo lavorato a stretto contatto con le Organizzazioni Sindacali e i rappresentanti dei lavoratori condividendo tutti i passi necessari per garantire sempre le condizioni e gli interventi necessari per lavorare in estrema sicurezza. Attraverso videoconferenze settimanali ci siamo confrontati con tutte le parti per discutere e valutare le azioni implementate e i risultati degli audit ispettivi condotti dai comitati per l’applicazione e la verifica delle regole anche attraverso le figure degli RSPP, RLSSA, ed enti specializzati. Di settimana in settimana abbiamo dunque elaborato eventuali azioni correttive e concordato le condizioni di utilizzo degli ammortizzatori sociali e di gestione del personale in relazione alla situazione e in accordo ai diversi decreti governativi. Siamo davvero soddisfatti e grati ai nostri dipendenti per il loro impegno e per la flessibilità con cui hanno affrontato e stanno affrontando la situazione. Per quanto riguarda l’altro punto fondamentale ossia la vicinanza alle comunità in cui operiamo ci siamo attivati dapprima con iniziative a supporto degli ospedali e di alcune associazioni delle aree legate ai comuni in cui abbiamo le nostre sedi per sostenerli nel fronteggiare l’emergenza sanitaria. Ora stiamo portando avanti alcune azioni rivolte a fornire supporto per affrontare l’altro grande problema legato alla pandemia: l’emergenza sociale. Le comunità hanno bisogno di sostegno per riattivare in sicurezza strutture e i servizi a supporto delle famiglie e dei cittadini e noi ci stiamo rendendo disponibili in tal senso perché un altro valore fondamentale che ci guida è proprio la responsabilità sociale di impresa. Abbiamo quindi, ad esempio, attivato un supporto a favore di alcune associazioni locali che stanno lavorando per organizzare in totale sicurezza i centri estivi per bambini e ragazzi. A prescindere da situazioni di questo tipo comunque l’impegno per le comunità locali è sempre e costantemente alla base della nostra politica di Responsabilità Sociale".
Innovazione e sostenibilità sono due aspetti che si tengono l’uno con l’altro. Cos’è in concreto per voi il concetto di Sviluppo sostenibile? Come lo declinate in tutta la filiera produttiva, dato che solo la sostenibilità lungo tutta la catena del valore offre un’enorme potenziale di innovazione?
"I nostri prodotti, ma in maniera ancora più ampia il settore delle costruzioni, svolgono un ruolo chiave nella transizione verso un’economia circolare. In qualità di produttore leader di materiali da costruzione Holcim da sempre si impegna nello sviluppo di un futuro sostenibile. Ciò che viene costruito con i nostri prodotti contribuisce alla mobilità sostenibile e alla sostenibilità delle città moderne.
In sostanza sviluppo sostenibile per noi significa conciliare la performance economica con la responsabilità ambientale e sociale. Nel dettaglio: implementiamo strategie volte a valorizzare le risorse non rinnovabili, e promuoviamo comportamenti orientati a rispettare gli equilibri ambientali esistenti operando all’insegna della tutela, miglioramento e potenziamento della biodiversità dei siti estrattivi; promuoviamo un utilizzo più efficiente dei materiali e studiamo soluzioni sostenibili in termini di prodotti e processi; studiamo costantemente soluzioni che ci consentono di limitare il consumo di risorse; massimizziamo l’efficienza dei processi e contribuiamo a chiudere i cicli dei materiali da costruzione e a ridurre la CO2 lungo l’intera catena del valore; creiamo valore condiviso e relazioni di rispetto reciproco con i nostri stakeholder.
In questa cornice ci teniamo a sottolineare che l’impronta ambientale dei cementi prodotti da Holcim (Italia) è migliore rispetto alla media nazionale. In particolare l’impronta del carbonio (carbon footprint) si pone ai migliori livelli nazionali. Ovviamente questo non è un traguardo e noi continuiamo a lavorare per ridurre ulteriormente il contenuto di CO2 lungo tutta la catena del valore".
La vostra unità produttiva di cemento a ciclo completo (con forno) a Ternate (Varese), a cui si aggiunge la stazione di macinazione di Merone (Como), è lo stabilimento più performante in Italia per il risparmio di CO2. Come siete arrivati a questo risultato, che evidentemente è collegato a una forte scommessa sull’economia circolare?
"Abbiamo investito e investiamo costantemente sui nostri impianti in modo da poter recuperare materia ed energia da materiali che tradizionalmente erano considerati scarti e vogliamo continuare in questa direzione con interventi volti a chiudere il ciclo di vita dei materiali. Possiamo considerarci l’impianto più performante d’ Italia in termini di riduzione di emissioni di CO2 in quanto, investendo sui nostri impianti in modo da poter recuperare materia ed energia da materiali che tradizionalmente erano considerati scarti siamo arrivati, nella nostra cementeria di Ternate (VA), ad una sostituzione di energia dai rifiuti rispetto al totale dell’energia necessaria, di oltre il 70% portandoci a livelli molto simili a quelli del Nord d’Europa... Siamo orgogliosi del nostro lavoro”. Quello che ci contraddistingue inoltre è che il partner di cui ci avvaliamo per applicare i principi di circolarità e aumentare la sostenibilità del processo appartenente al 100% al Gruppo. Si tratta di Geocycle (Italia), attiva da oltre 30 anni nella gestione sostenibile e responsabile dei rifiuti, è stata tra i pionieri dell’implementazione dei principi della circular economy".
Collegandoci alla domanda precedente, lei ha parlato di “triplice vantaggio ambientale” che deriva dalla sostituzione dei combustili fossili con quelli alternativi nel ciclo di produzione del cemento. Ci può esporre questo triplice vantaggio?
"La tecnologia di cui parliamo, detta co-processing consente di recuperare materia ed energia dai rifiuti attraverso il processo produttivo del cemento portando alla totale assenza di scarti. Oltre ad un risparmio di materia prima e ad una forte riduzione di CO2 nel processo produttivo del cemento la tecnologia del co-processing risulta quindi una soluzione di prossimità e consente di valorizzare la porzione non riciclabile dei rifiuti garantendo la totale produzione di scarti quindi la totale chiusura del ciclo dei materiali alla fine del processo.
Insomma costituisce una soluzione sostenibile dal punto di vista ambientale perché consente il risparmio di risorse naturali e la riduzione di emissioni di CO2 ,economico perché aumenta la competitività delle aziende che vi fanno ricorso e sociale perché fornisce un’opportunità di recupero e contribuisce a trovare una soluzione ai problemi di smaltimento.
Come dicevo noi abbiamo raggiunto un tasso di sostituzione dei combustibili fossili molto alto portandoci appunto quasi ai livelli del Nord Europa. Le difficoltà maggiori nel mercato italiano sono da ricondursi ad un approccio generalmente negativo dell’opinione pubblica a causa di una cultura impreparata a questo tipo di gestione dei rifiuti. Rimangono aperte alcune criticità sul fronte dei meccanismi di controllo più onerosi di quelli per lo smaltimento che le Regioni devono affrontare per rilasciare autorizzazioni caso per caso sulla base dei criteri della direttiva europea End of Waste. Ora La Commissione europea ha presentato un nuovo Piano d’azione per velocizzare il cambiamento verso l’economia circolare, tra cui una maggiore attenzione, alla riduzione degli impatti ambientali legati all’estrazione e all’uso delle risorse, puntando alla conservazione della biodiversità e del capitale naturale".
Lei ha dichiarato che i materiali di Holcim Italia hanno contribuito “alla realizzazione di gran parte dei nuovi grattacieli di Milano, allo sviluppo verticale che è il presente ed il futuro dell’urbanizzazione sostenibile delle città”. Tra le tante opere realizzate grazie ai vostri materiali, quale le è rimasta più impressa?
"Confesso che non è facile dirlo: Porta Nuova è una delle aree più importanti della città di Milano e ricordo che ci ha visto pionieri nelle tecniche di pompaggio di calcestruzzo ad alta resistenza ad alta quota. Un progetto iniziato circa 15 anni fa che ancora oggi si amplia e si arricchisce di nuovi elementi. È impressionante vedere come il volto nuovo che abbiamo contribuito a dare a questa grande area abbia realmente donato un nuovo respiro internazionale e molto fascino ad un quartiere che un tempo era fortemente degradato. Oggi, come dicevo, si stanno aggiungendo ancora nuovi grattacieli nell’area, studiati sempre più nell’ottica della sostenibilità e del risparmio energetico. Ecco, devo dire che questa è un’area su cui lavoriamo da molto tempo, che ci vede ancora impegnati in forniture di rilievo e i cui risultati straordinari sono apprezzati e premiati a livello mondiale. Basti pensare al Bosco Verticale che ha ricevuto e continua a ricevere riconoscimenti e apprezzamenti. Siete da sempre molto impegnati nei recuperi ambientali delle nuove superfici risultanti dalla fase di scavo nelle cave che gestite. Ma c’è di più. In quest’ambito la direttiva del Gruppo Holcim prevede l’implementazione di un piano di gestione della biodiversità - Bap Biodiversity Action Plan - in tutti i siti produttivi sensibili. In concreto di cosa si tratta? Come dicevo prima promuoviamo comportamenti orientati a rispettare gli equilibri ambientali esistenti e operiamo all’insegna della tutela, miglioramento e potenziamento della biodiversità dei siti estrattivi. Le direttive del Gruppo Holcim prevedono l’implementazione di piani di gestione della biodiversità - BAP Biodiversity Action Plan - in tutti i siti produttivi sensibili, al fine di assecondare orientamenti ed indirizzi di corretta gestione dei siti stessi, secondo logiche orientate al rispetto ed alla tutela degli elementi della naturalità e della biodiversità dei luoghi. L’obiettivo generale di un BAP è quello di consentire la gestione del sito per mantenere o rafforzare i valori della biodiversità durante le fasi operative e post-chiusura del progetto, con due grandi sotto-obiettivi: mantenere la diversità delle specie, degli habitat e degli ecosistemi e l’integrità delle funzioni ecologiche; cogliere le opportunità per potenziare la biodiversità come un contributo per la bonifica delle significative perdite di biodiversità globale, regionale e locale causate dall’espansione delle attività economiche e umane in generale e dalle attività operative da parte della società in particolare. Durante l’estrazione creiamo volutamente nuovi habitat. Il lavoro inizia già prima dell’estrazione, in fase di pianificazione quando viene presentato e studiato un piano di recupero. Il recupero ambientale avviene secondo le più moderne tecnologie e quindi prevede l’avanzamento contestuale alla coltivazione delle opere di rinaturalizzazione al fine di minimizzare l’esposizione delle nuove superfici risultanti dalla fase di scavo, il rimodellamento morfologico naturaliforme con scarpate a pendenze contenute e interventi di rinverdimento mediante idrosemina e piantumazione di specie autoctone. Alcune delle ex cave di Holcim sono delle vere e proprie oasi e godono dello stato di aree naturali protette. Siamo molto orgogliosi del premio “Nuova vita alle cave esaurite” ricevuto da parte di una giuria istituita dall’ Unione Europea anni fa a Bruxelles, che ha reso per anni la nostra Oasi di Baggero simbolo dell’eccellenza italiana nell’ambito del ripristino di siti estrattivi".