Centinaio (Lega): "Guardare all'agricoltura come garanzia per il nostro equilibrio ambientale"

- di: Redazione
 
Europa, salvaguardia e sviluppo commerciale delle eccellenze alimentari del Paese, bellezze ambientali e artistiche italiane. Ne abbiamo parlato con il senatore Gian Marco Centinaio, della Lega, sottosegretario alle Politiche alimentari.

Senatore Centinaio, davanti all'ennesimo colpo di genio dell'Europa comunitaria che ha detto sì al vino ''annacquato'', verrebbe da buttarla sul comico e dire: beviamoci sopra. Ma questo non è un argomento su cui limitarsi a sorridere. Lei come si sta preparando a difendere il vino italiano?
Di ufficiale non è stato ancora deciso nulla. È previsto un nuovo trilogo tra pochi giorni, durante il quale speriamo sia chiarito il contenuto della proposta sul tavolo. Se, cioè, la pratica della dealcolizzazione sarà permessa solo per i vini generici, oppure se si vuole estendere anche a quelli a denominazione. Nel primo caso la proposta non ci convince, nel secondo ci trova fermamente contrari. Si vuole puntare a conquistare nuovi mercati chiamando vino una bevanda che vino non è. I grandi vini italiani sono legati a rigidi disciplinari e a tradizioni che li hanno fatti conoscere e apprezzare nel mondo. Il rischio inoltre è creare un precedente che potrebbe portare a cedere alla richiesta di aggiungere perfino l’acqua. Ci sembra l’ennesimo tentativo – dopo quello di introdurre messaggi in etichetta sui rischi per la salute come accade per le sigarette – di mortificare un prodotto che è radicato nella nostra cultura. Il vino così come lo conosciamo è la punta di diamante del nostro agroalimentare, fa parte della nostra identità e rientra a pieno titolo nella Dieta mediterranea. Per questo ci opporremo a pericolose derive.

L'agriturismo è una delle eccellenze del nostro sistema ricettivo e che è cresciuto enormemente di importanza nell'ultimo ventennio, grazie alla fusione di elementi caratterizzanti quali la salvaguardia dell'ambiente, la buona cucina e gli alti standard del servizio offerto agli ospiti. Cosa altro si può fare per rendere l'agriturismo italiano più ''spendibile'' sul mercato internazionale?
Sono convinto che l’agriturismo abbia degli enormi margini di crescita. Purtroppo è stato uno dei settori che nell’ultimo anno è stato più penalizzato da chiusure e restrizioni che si sono rese necessarie per contrastare la pandemia. Sono sicuro che al mondo in questi mesi sia mancata molto l’Italia. Ora che il Paese si appresta a riaprire sono altrettanto certo che l’agriturismo potrà contare su un positivo effetto rimbalzo. Innanzitutto può intercettare la crescente domanda del turismo enogastronomico. Nel 2020 quest’ultimo ha registrato un aumento del 10 per cento. Inoltre c’è sempre una maggiore richiesta di vacanze eco sostenibili, attive e alla riscoperta della natura e del vivere bene. Pochi giorni fa presso il Mipaaf ho istituito un tavolo permanente sul turismo enogastronomico che coinvolgerà tutti i soggetti interessati sul territorio e molto presto, in vista della stagione estiva, lavoreremo a iniziative ad hoc che coinvolgeranno anche il mondo degli agriturismi.

Lei, tra quelle che le sono state attribuite, ha anche la delega ai consorzi di tutela, la cui importanza viene spesso ''diluita'' da eccentriche disposizioni comunitarie. Come l'azione del Governo, e sua in particolare, può sostenere i consorzi che tutelano le nostre eccellenze alimentari?
I consorzi di tutela hanno un ruolo importantissimo. Sono allo stesso tempo guardiani e ambasciatori del Made in Italy, hanno contribuito a difenderlo e a farlo conoscere nel mondo. Di recente, a livello europeo, a fronte di tante proposte che mi trovano contrario, è arrivata anche qualche notizia positiva. Penso alla decisione del tribunale Ue sul simbolo del gallo che non può essere usato per identificare altri vini se non il Chianti classico o alla proposta avanzata alla Corte di Giustizia Ue di tutelare i prodotti Dop contro tutte le pratiche di parassitismo commerciale aventi a oggetto indifferentemente prodotti o servizi. Se l’export del nostro agroalimentare nel 2020 ha raggiunto la cifra record di circa 46 miliardi di euro, è bene ricordare che ogni anno il giro d’affari dell’italian sounding è stimato in 100 miliardi. Compito delle istituzioni è contrastare in ogni sede il falso Made in Italy, valorizzare i prodotti cento per cento italiani e mettere i consorzi nelle condizioni di poter operare nelle migliori condizioni possibili. Dobbiamo fare sempre di più sistema, dentro e fuori l’Italia, evitando come accaduto molte volte in passato un’eccessiva frammentazione che non paga.

L'Italia, come la maggior parte dei Paesi di cultura occidentale, persegue il ''tobacco free''. A lei è stata attribuita la responsabilità di vegliare sul settore della produzione di tabacco. Come riesce a trovare la sintesi dell'azione di un Paese che persegue la salute dei suoi cittadini, ma che è anche un produttore?
Il tabacco è una coltivazione radicata in molti nostri territori e c’è stato un virtuoso percorso di riorganizzazione nella qualità dei processi produttivi che ha portato l’Italia a essere il primo produttore di tabacco dell’Unione europea. Le istituzioni devono promuovere politiche che migliorino la salute dei cittadini, allo stesso tempo si devono coniugare la sostenibilità sociale e ambientale. Quella tabacchicola è una filiera che dà lavoro a migliaia di persone e che è impegnata in un’agricoltura sempre più sostenibile.

Quando si parla di patrimonio dell'Unesco non sono pochi quelli che non ne colgono l'importanza e, per i soggetti che vi vengono inclusi, le conseguenti prospettive economiche. Ci può dare il suo contribuito per spiegare cosa significhi, veramente, ottenere questo riconoscimento da parte dell'Unesco?
L’Italia vanta ben 55 siti patrimonio mondiale dell’Umanità, il numero più alto del mondo. È un primato che testimonia la ricchezza del nostro Paese, non solo dal punto di vista artistico, ma anche di bellezze del nostro territorio. Le ultime in ordine di tempo a potersi fregiare di questo prestigioso riconoscimento sono state le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, grazie alla loro unicità paesaggistica, culturale e agricola e a un lavoro di squadra del nostro Paese durato dieci anni. Avere un numero così elevato di siti Unesco è un grande valore aggiunto per il nostro Made in Italy e un ulteriore traino per il turismo.

L'Italia è veramente pronta a quella 'rivoluzione green' auspicata anche nel Piano nazionale di ripresa e resilienza?
Già adesso l’Italia ha un’agricoltura che è tra le più sostenibili d’Europa. La Transizione ecologica sarà centrale nella fase post pandemia. Sono convinto che la svolta green del nostro paese dipenda molto dal settore primario. Grazie alle risorse che arriveranno dal Pnrr potremo investire in innovazione e con le nuove tecnologie rendere ancora più sostenibile l’intera filiera. Contemporaneamente c’è bisogno di nuova consapevolezza dell'agricoltura, che non deve essere più vista come causa di inquinamento, ma al contrario come un’importante garante di risorse come acqua, suolo e aria. Gli agricoltori sperimentano per primi sulla loro pelle i problemi del cambiamento climatico e lo contrastano con il loro lavoro quotidiano. Per questo in Senato abbiamo presentato una proposta di legge che riconosce il ruolo dell’agricoltore custode della terra e un’altra per istituire in Italia la giornata nazionale dell’agricoltura. Abbiamo pensato all’11 novembre, la giornata di San Martino, il santo che donò parte del suo mantello a un povero. L’agricoltura è condivisione e questo vuole essere il nostro ringraziamento per chi ci permette di sfamarci, fa grande la qualità dei nostri prodotti e rende il nostro paese migliore e più green.
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