Inflazione Usa: entusiasmo per il dato di aprile, ma lo stallo continua

- di: Jeffrey Cleveland, Chief Economist di Payden & Rygel
 

Nonostante l’entusiasmo generato dalla pubblicazione dell’ultimo dato sull’inflazione di aprile, le pressioni inflazionistiche negli Stati Uniti restano forti, come testimonia la crescita dello 0,4% su base mensile dell’IPC mediano. Lo scenario attuale è caratterizzato da una crescita positiva e da un’inflazione persistente, che non sta accelerando, ma neppure calando quanto ci si sarebbe aspettati a inizio anno. Più che una “Goldilocks Economy”, dunque, quella che stiamo attraversando sembra una fase di stallo, una sorta di Purgatorio durante il quale la Fed resterà probabilmente fedele al suo approccio “attendista”. Con un’inflazione core stabile al 3-4% su base annua, infatti, il momento di un primo taglio dei tassi sembra ancora lontano.

 

Alcuni analisti ritengono che parte dell’aumento dei prezzi sia da imputare a un ritardo nel calo degli affitti, ritardo che potrebbe essere dovuto alla carenza di immobili ad uso abitativo o, forse, all’utilizzo di metriche relative al settore privato, non in linea con i dati governativi. In ogni caso, qualunque sia la causa, stiamo assistendo a pressioni elevate sui prezzi di immobili e canoni di locazione.

Ad ogni modo, anche se i prezzi di edilizia abitativa e alloggi dovessero rallentare, l’inflazione continuerebbe ad aggirarsi intorno al 4% su base annua, un livello ancora troppo elevato.

 

La pubblicazione del dato sull’IPC Usa di aprile ha generato grande entusiasmo sul mercato obbligazionario, probabilmente per il fatto che si è ridotta la probabilità di ulteriori rialzi dei tassi da parte della Fed. Oggi il mercato prezza un solo taglio dei tassi da qui alla fine dell’anno, contro i sei previsti a gennaio, ma personalmente ritengo ci siano buone probabilità di non assistere ad alcun taglio durante il 2024 e questo dovrebbe contribuire a mantenere elevate le valutazioni della parte anteriore della curva dei bond. Non siamo ancora fuori dallo stallo, ma le valutazioni sia della parte anteriore della curva sia di quella a più lunga scadenza sono molto più eque. Ricordiamo che sono tre i fattori chiave per valutare la convenienza di un Treasury a 10 anni, premio per l’inflazione, andamento dei titoli della Fed ed economia reale, tre fattori che indicano un rendimento decennale intorno al 4,5%. In conclusione, siamo piuttosto ottimisti sul fatto che l’aumento della produttività e della forza lavoro dovrebbe sostenere l’economia Usa nei prossimi anni, anche se un vero e proprio rally nella parte anteriore della curva sarà possibile solo nel caso di un rovesciamento della congiuntura economica, che per il momento non si è ancora verificato.

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