Sei incinta? Se non lo annunci sul red carpet, sei una nullità
- di: Bianca Balvani
E' finito il tempo in cui una gravidanza, se voluta e non considerata un ''inciampo'' di cui liberarsi in qualche modo, era un momento dolcissimo, da condividere con le persone più care.
Lo hanno fatto le nostre nonne e forse anche le nostre madri, tutte, le prime e le seconde, convinte che una nuova vita è sempre un dono, da che parte venga attiene alle sensibilità di ciascuno.
Per questo, quando il ritardo non era più solo un ritardo, la notizia seguiva l'andamento di un sasso nell'acqua. Il primo cerchio della relativa comunicazione era il marito e la madre, forse insieme alle sorelle della futura mamma, allargandosi poi alle cognate, alle amiche del cuore e, via via, a tutti quelli che sino a pochi mesi prima incalzavano con la solita, indiscreta, domanda: ''Novità''?
Sei incinta? Se non lo annunci sul red carpet, sei una nullità
Bei tempi, quando il bimbo o la bimbo in arrivo erano un fatto non proprio privato - prima poi gli altri se ne accorgevano ...- , ma da condividere inizialmente solo con le persone amate.
Detto questo, un invito cordiale, convinto, assertivo: se la pensate ancora così, vivete nel passato e non vi accorgete che il mondo intorno a voi sta cambiando. Ora una gravidanza deve passare attraverso i social (anche per la gente comune) o, se appartiene alla categoria dei ''ricchi e famosi'', devi andare a cercarti l'occasione migliore per dare la massima eco all'evento, magari passeggiando sul red carpet, sismografo delle scosse di celebrità.
Rassegnatevi: se non avete migliaia di follower o se non siete seguiti da un codazzo di ammiratori, dovete prendere atto che la vostra gravidanza sarà di serie B, per il fatto che sarà importante solo per voi e i vostri familiari e amici.
Non ci credete?
Ok, andate a guardare cosa è accaduto, in America, in occasione di un evento, il Met Gala, che è stato scelto da due Vip per annunciare, al mondo intero e forse al resto della galassia, l'allargamento delle rispettive famiglie. La prima, Serena Williams, stella del tennis professionistico per una ventina d'anni (ha vinto 23 titoli dei quattro maggiori tornei, quelli dello Slam), la conoscono tutti; la seconde, Karlie Gross, è una top model di cui, lo ammettiamo, non conoscevano l'esistenza né, tanto meno, che fosse famosa. Non stiamo a ricordare la parole e l'emozione con le quali Serena e Karlie hanno annunciato la gravidanza a favore di telecamere e microfono, quasi fossero le ultime due superstiti dal genere umano dopo l'Armageddon nucleare. E, detto con la massima sincerità, non è che ci interessino molto le emozioni che hanno manifestato perché dovrebbero essere le stesse delle decine di milioni di donne che stanno vivendo la stessa felicità in questo preciso momento.
Quello che ci sembra insensato non è tanto il fatto di quello di volere condividere con il resto del mondo cosa stanno vivendo, quanto che per farlo scelgano eventi la cui partecipazione è preclusa a chi non fa parte di quello che veniva definita la jet society, le persone che passavano da un aereo all'altro, inseguendo fama e denaro. E, tanto per essere chiari, non è che Serena Williams e Karlie Gross siano eccezioni, mosche bianche della società.
Perché accade anche da noi, in Italia, che momenti come la gravidanza siano sbandierati, alla ricerca di altra notorietà, di un numero maggiore di ''like'', come se la vita si riducesse a questo. Pochi mesi fa, un calciatore e la sua compagna, una influencer (una definizione di per sé urticante) hanno annunciato il sesso del figlio che stava per nascere con una ''cerimonia'' niente meno che allo stadio Olimpico, di Roma (preso in fitto chissà per quanti solid), sul cui tabellone luminoso è apparsa la scritta ''It's a boy''. Sì, proprio in inglese, la lingua evidentemente più parlata all'ombra dei sette Colli...
Definitela come volete. Per noi è stata una esibizione un filino cafona. Un filino appena.