• Tutto con Bancomat. Scambi denaro, giochi ti premi.
  • Esprinet molto più di un distributore di tecnologia
  • Fai un Preventivo

Imu 2025: perché nelle grandi città si paga fino a dieci volte di più

- di: Jole Rosati
 
Imu 2025: perché nelle grandi città si paga fino a dieci volte di più
Imu, la grande lotteria dei Comuni: perché Roma paga 10 volte Palermo
Dallo studio Uil emerge un'Imu a macchia di leopardo: migliaia di euro nelle metropoli del Centro Nord, poche centinaia in alcune città del Sud. E con il nuovo prospetto di aliquote i Comuni devono riscrivere le regole del gioco.

Una tassa nazionale che sembra un gratta e vinci

Stessa seconda casa, stessa rendita catastale, stesso proprietario. Ma se si trova a Roma il conto Imu può sfiorare i 3.500 euro, mentre a Palermo difficilmente supera i 400 euro. La fotografia arriva da uno studio della Uil sul saldo Imu di dicembre 2025, che definisce il tributo una vera e propria “lotteria fiscale”: cambiano i Comuni e il prelievo si trasforma.

L’Imu resta una delle imposte più pesanti del sistema italiano: il gettito annuo è vicino ai 20 miliardi di euro e riguarda oltre 26 milioni di proprietari, in gran parte lavoratori dipendenti e pensionati. Ma a colpire, questa volta, non è tanto il peso complessivo quanto l’enorme divario territoriale.

Quanto si paga davvero: la mappa delle città

Lo studio sindacale prende come riferimento una seconda casa tipo e calcola il prelievo medio nelle principali città italiane. Il risultato è una classifica che in molti casi sorprende:

Nelle grandi città del Centro Nord la stangata è evidente:

  • Roma: circa 3.499 euro di Imu sulle seconde case;
  • Milano: quasi 2.957 euro;
  • Venezia: oltre 2.300 euro;
  • Torino: poco meno di 2.000 euro;
  • Firenze: intorno ai 1.970 euro.

All’estremo opposto, alcune realtà – soprattutto nel Mezzogiorno ma non solo – presentano importi quasi simbolici se confrontati con quelli delle metropoli:

  • Palermo: circa 391 euro;
  • Pesaro: attorno ai 394 euro;
  • Cosenza: circa 395 euro;
  • Enna: intorno ai 460 euro.

La media nazionale si ferma a circa 977 euro, ma è un numero che dice poco: ciò che conta, sottolinea la Uil, è il fatto che a parità di condizioni economiche il conto cambi in modo drastico semplicemente spostando il confine comunale.

Perché l'Imu è così diversa da Comune a Comune

Il divario non nasce per caso. La Uil punta il dito su due fattori che, combinati, trasformano l’Imu in un labirinto:

  • Valori catastali “antichi”, spesso fermi a decenni fa e non allineati ai prezzi di mercato;
  • Aliquote comunali differenziate, stratificate nel tempo, che ogni amministrazione ha modulato in base alle proprie esigenze di bilancio.

In teoria esiste una aliquota base nazionale per l’Imu sugli immobili diversi dall’abitazione principale, attorno allo 0,86%. I Comuni, però, possono spingersi verso l’alto arrivando a circa l’1,06% e, in casi particolari, anche oltre, sfruttando la possibilità di sommare vecchi margini legati alla Tasi. In pratica, tra il minimo e il massimo si apre un ventaglio che pesa direttamente sulle tasche dei contribuenti.

Ma non è solo una questione di aliquote. I valori catastali di alcune aree centrali di grandi città, aggiornati con criteri ormai datati, possono risultare molto più elevati rispetto a quelli di zone periferiche o di città medio-piccole, pur a fronte di condizioni di mercato diverse. Il risultato è che chi possiede una seconda casa in quartieri centrali di metropoli come Roma o Milano si ritrova con un’Imu che può valere anche dieci volte quella pagata in alcune zone della Sicilia o di piccoli centri del Centro Italia.

Il j'accuse della Uil: «Imu diseguale, servono valori reali e più progressività»

Il segretario confederale Santo Biondo, che coordina il servizio Stato sociale, politiche fiscali e previdenziali della Uil, parla apertamente di “sistema diseguale e confuso”. Il messaggio è netto: con regole così frammentate, l’imposta immobiliare finisce per alimentare ingiustizie e disuguaglianze.

La ricetta proposta dal sindacato si articola in tre punti chiave:

  • Riforma del catasto con valori che rispecchino il mercato, da aggiornare a intervalli regolari, e criteri uniformi su tutto il territorio;
  • Maggiore progressività: chi possiede patrimoni immobiliari di alto valore, case di lusso o immobili lasciati vuoti dovrebbe contribuire di più;
  • Sconti automatici e tutele certe per chi ha redditi medio-bassi, per le famiglie numerose e per chi affitta a canone concordato.

In altre parole, la Uil chiede di passare da una tassa percepita come “lotteria” a un’imposta leggibile, trasparente e agganciata alla capacità contributiva. E individua proprio la riforma del catasto come il tassello indispensabile per ricostruire un rapporto di fiducia tra cittadini e Stato.

Confedilizia: «Occhio al saldo, le regole sono cambiate»

Se la Uil guarda alla struttura di fondo del tributo, Confedilizia si concentra sul qui e ora dei contribuenti chiamati alla cassa. L’associazione dei proprietari richiama l’attenzione su un aspetto tecnico ma decisivo: il calcolo del saldo di dicembre.

A giugno, per la prima rata, molti contribuenti hanno pagato applicando le aliquote e le detrazioni in vigore l’anno precedente. Per il saldo, invece, entra in gioco un meccanismo diverso: il conguaglio va calcolato utilizzando le nuove aliquote 2025, che i Comuni devono ormai individuare entro uno schema preciso, il cosiddetto “prospetto delle aliquote Imu”.

In pratica, dal 2025 i sindaci non possono più creare in piena autonomia combinazioni di aliquote: devono scegliere all’interno di un elenco di fattispecie tipizzate stabilite dal decreto ministeriale del 7 luglio 2023 e compilare online il prospetto tramite l’applicazione sul portale del federalismo fiscale. Questo passaggio serve, almeno nelle intenzioni del legislatore, a rendere più trasparente e confrontabile il prelievo tra territori.

Il rovescio della medaglia è che il contribuente rischia di perdersi tra vecchie e nuove aliquote. Da qui l’invito di Confedilizia a verificare con cura le delibere del proprio Comune (di solito pubblicate sul sito istituzionale e sul portale del Mef) o a farsi assistere da Caf, professionisti o associazioni di categoria per evitare errori nei versamenti.

Che cos'è oggi l'Imu e chi la paga

L’Imposta municipale propria è il principale tributo sul mattone in Italia. Negli anni è stata oggetto di più interventi, ma lo schema attuale può essere sintetizzato così:

  • Abitazione principale: in generale non paga Imu, tranne che per le categorie di lusso (alcune categorie catastali A1, A8, A9) che restano assoggettate al tributo;
  • Seconde case: sono il vero cuore della tassa, con un peso molto elevato soprattutto nelle grandi città;
  • Immobili commerciali e produttivi: negozi, uffici, capannoni, laboratori;
  • Fabbricati rurali e terreni, compresi quelli agricoli in particolari condizioni;
  • Aree edificabili, valutate sulla base del valore venale di mercato.

Per calcolare l’imposta si parte dalla rendita catastale, la si rivaluta con un coefficiente di legge e si applica l’aliquota stabilita dal Comune. A seconda delle scelte locali, possono poi intervenire agevolazioni (per immobili locati a canone concordato), riduzioni per immobili inagibili, esenzioni per alcune categorie e così via. È proprio questa combinazione di parametri a generare la “giungla” che la Uil contesta.

Il nuovo prospetto aliquote: basta fantasie, ma i divari restano

Il decreto del 7 luglio 2023 e i successivi interventi del Mef sono intervenuti su un punto preciso: il potere dei Comuni di differenziare le aliquote. Il legislatore ha definito una serie di casistiche predefinite (le fattispecie) in cui i Comuni possono collocare i diversi tipi di immobili, limitando così la creatività locale.

Dopo una fase di rodaggio e rinvii, l’obbligo di utilizzare il nuovo prospetto delle aliquote è entrato a regime dal 2025. L’obiettivo dichiarato è duplice:

  • rendere l’Imu più leggibile per i contribuenti, che teoricamente potrebbero confrontare più facilmente le aliquote tra Comuni;
  • consentire allo Stato di avere un quadro uniforme e aggiornato delle decisioni locali, utile anche per eventuali riforme future.

Tuttavia, questa “messa in ordine” tecnica non risolve il punto politico e sociale su cui insiste la Uil: il fatto che le basi imponibili e i livelli di prelievo restino profondamente squilibrati, con alcuni territori che continuano a sopportare un carico molto più elevato di altri.

Il nodo politico: la riforma del catasto che nessuno vuole toccare

Dietro alla disputa sull’Imu si nasconde un tema che da anni agita la politica italiana: la riforma del catasto. Aggiornare in modo sistematico le rendite catastali significherebbe, di fatto, ridisegnare la mappa della ricchezza immobiliare del Paese. Un’operazione che, se non accompagnata da una contestuale riduzione delle aliquote, rischierebbe di tradursi in un forte aumento delle tasse per molti proprietari.

Non a caso, ogni volta che il tema riaffiora nelle agende di governo, si parla di riforma “a gettito invariato”, cioè con l’impegno a non far crescere il carico complessivo. Finora, però, i tentativi si sono arenati tra timori di impopolarità e difficoltà tecniche. Nel frattempo, come mostra il dossier Uil, la realtà è quella di un sistema in cui il contributo richiesto a chi possiede una casa può cambiare in modo drastico da una città all’altra.

Cosa significa per i contribuenti: qualche indicazione pratica

Per chi deve pagare il saldo Imu del 16 dicembre, le raccomandazioni sono chiare:

  • Controllare le delibere del proprio Comune sulle aliquote 2025, disponibili sul sito istituzionale e sul portale del Mef;
  • verificare se sono previste agevolazioni (ad esempio per canone concordato o immobili non utilizzati) e in che misura si applicano al proprio caso;
  • prestare attenzione al conguaglio rispetto a quanto già versato a giugno;
  • in caso di dubbi, rivolgersi a Caf, commercialisti o associazioni dei proprietari per evitare errori che potrebbero tradursi in sanzioni.

In prospettiva, il confronto sull’Imu e sul catasto rimane uno dei terreni più sensibili della politica fiscale italiana: tra esigenze di equità, bisogni di finanziamento dei Comuni e tutela del risparmio investito nella casa, la partita è tutt’altro che chiusa.

In sintesi, l’Imu del 2025 conferma tutte le contraddizioni di un fisco immobiliare che somiglia più a una lotteria che a un sistema ordinato. I numeri della Uil mettono in fila le distanze tra i territori, il nuovo prospetto di aliquote prova a fare ordine, Confedilizia avverte sui rischi di errori nel saldo, la politica continua a rinviare la riforma più delicata: quella del catasto.

Notizie dello stesso argomento
Trovati 85 record
Pagina
2
09/12/2025
Mercati, Milano tiene il passo mentre l’Europa trattiene il fiato
Borse europee caute in attesa della Fed: Milano chiude a +0,33%, Parigi giù con EssilorLux...
09/12/2025
Buffett lascia il timone: Abel guida Berkshire, Combs da JPMorgan
Warren Buffett si prepara al passo indietro da Berkshire Hathaway. Greg Abel prende il com...
09/12/2025
Magnum sbarca in Borsa: il gelato da 7,8 miliardi
Debutto in Borsa di Magnum dopo lo spin-off da Unilever: valutazione da 7,8 miliardi, list...
09/12/2025
Il lusso torna a brillare: la scommessa è il 2026
Dopo un 2025 debole, il lusso punta sulla ripresa con Cina, Usa ed Europa in crescita. Pre...
Trovati 85 record
Pagina
2
  • Con Bancomat, scambi denaro, giochi e ti premi.
  • Punto di contatto tra produttori, rivenditori & fruitori di tecnologia
  • POSTE25 sett 720