Gb: Eni contro la tassa sugli extra-profitti, ma silenzio sugli effetti in Italia

- di: Redazione
 
La tassa sugli extra profitti energetici è arrivata sulle aziende petrolifere italiane che, a seconda delle rispettive politiche societarie, hanno preso la decisione del governo in modo diverso. Alcune, come Gas Plus, l'hanno presa con con grande serietà, prevedendo che essa abbia come effetto ''un risultato netto in contenuta perdita, non essendo previsti profitti tali da poter assorbire interamente l'entità del contributi'' . Una previsione che è di ragionevolezza, non nascondendosi che la nuova tassazione altererà progetti e prospettive, pur considerandola come un inciampo e non un ostacolo insuperabile.
Ma Gas Plus, ci si potrebbe chiedere, è stata eccessivamente pessimistica, anticipando una contrazione dei profitti, oppure ha guardato con pragmatismo al problema?
Tutte e due le ipotesi però danno una certezza: che almeno Gas Plus della tassazione extra sui profitti s'è occupata. Altri non lo fanno, almeno in casa nostra (come parrebbe avere deciso di fare l'Eni), perché non ne parlano, o forse ne parlano, ma non decidendo ancora di mettere, nero su bianco, come hanno delineato lo scenario futuro.

Eni contro la tassa sugli extra-profitti in Gran Bretagna

Ma per Eni il problema in Italia sarebbe ben poca cosa rispetto all'inciampo che potrebbe venire al gruppo per le sue attività nel Regno Unito dove, a differenza di casa nostra, gli enormi profitti che le società energetiche hanno macinato negli ultimi mesi sono al centro di un dibattito molto acceso ed alimentato in modo trasversale tra i partiti, con i laburisti comunque in prima linea a sollecitare che i maxi-guadagni siano tassati in modo sostanziale e non più simbolico. Nel mercato della Gran Bretagna, Eni è presente e lo sarà ancora di più nei prossimi anni prevedendo investimenti per circa due miliardi e mezzo di euro.
Ma, a fare i conti senza l'oste si rischia di farsi male.

E nel Regno Unito i panni dell'oste potrebbero essere indossati prima dai parlamentari che stanno facendo fuoco e fiamme per tassare pesantemente gli extraprofitti energetici, ma potrebbero anche agghindare il cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, sotto pressione da settimane, anche per vicende personali (la moglie, milionaria in sterline, paga le tasse nella sua terra d'origine, l'India, e non in Gran Bretagna, risparmiando parecchio). Lui, che tiene in mano i cordoni della borsa, sa benissimo che non si possono fare ulteriori regali a società che riescono sempre a lucrare, con politiche di gestione che sono all'insegna di guadagnare sempre e comunque, anche nei periodi in cui il petrolio ha costi bassissimi senza che questo si traduca in risparmi per gli automobilisti.


Sulla prospettiva di un salasso - che i parlamentari britannici vogliono sia finalizzato ad alleviare i disagi delle famiglie, sotto stress per l'aumento dei prezzi dei generi di prima necessità - Eni ha sposato la linea dell'associazione di categoria dell'industria petrolifera, sostenendo che ''sarebbe meglio garantire che le società energetiche accelerino gli investimenti nella transizione energetica piuttosto che imporre una tassa inaspettata che potrebbe avere l'effetto di rallentare gli investimenti futuri''.
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