Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: la fine del tunnel è ancora molto lontana

- di: Barbara Leone
 
Panchine rosse, scarpe rosse, nastri rossi… Rosso sangue, come quello delle 104 donne uccise dall’inizio dell’anno in Italia. Da Guglielmina, soffocata dal marito il 6 gennaio, a Vera, accoltellata a morte dall’ex soltanto quattro giorni fa. Questo su un totale di 273 omicidi commessi in Italia. Dove si muore di più è proprio in famiglia. Sono 88 i femminicidi avvenuti in ambito affettivo o familiare. Di questi, 52 hanno visto come carnefice il partner o l’ex. I numeri sono quelli del report diffuso dal Viminale. Sempre quest’anno, sono 4.416 le violenze sessuali registrate nel nostro Paese, il 92% ai danni delle donne. “Amate e odiate, adorate e rinnegate, baciate e uccise, solo perché donne”, per dirla con l’immensa ed indimenticabile Alda Merini. Dietro questi numeri ci sono nomi, volti, vite, sogni e paure.

Oggi è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne

Paure che troppo spesso vengono sottovalutate. O, comunque, non adeguatamente affrontate da chi di dovere. Morti evitabili, forse. O almeno contenibili. Perché la verità è che le violenze degli uomini nei confronti delle donne raggiungono l’apice dell’omicidio anche per una catena di errori lungo tutta la filiera della giustizia italiana. A partire dal primo poliziotto che accoglie una donna in cerca di un riparo, fino al giudice dell’ultimo grado di processo. Ecco perché, senza volerne minimamente sminuire il valore, la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne lascia il tempo che trova. Tavole rotonde, dibattiti, mostre, manifestazioni e simboli vari. Tutto bello, bellissimo. Ma completamente inutile se non si passa ai fatti. Perché il rischio della retorica è dietro l’angolo. Una retorica che ha il fantasmagorico effetto psicologico di catechizzare ossessivamente per un giorno chi non farebbe mai male a una mosca. Senza peraltro incidere minimamente sui reali violenti, innanzitutto mettendo le donne nelle condizioni migliori per denunciare, parlare, raccontare, mostrare o anche solo intravedere.

Messe nelle condizioni da chi? Dalla politica nazionale (legislatori e governanti) e locale, e da chi dirige la nostra società nelle singole comunità. E’ questa la rivoluzione copernicana che andrebbe attuata una volta per tutte. Unitamente a quella culturale. Che però, vivaddio, almeno nelle nuove generazioni comincia a dare i suoi frutti. Sacrosanto accendere per un giorno i riflettori su questa piaga sociale. Ma quando i riflettori si spengono, è tutto inutile se poi le donne vengono lasciate sole. Così, come stanno oggi le cose, questa piaga sociale, e ribadiamo soprattutto culturale, non avrà mai fine. Anzi. Stando ai numeri s’avvia a galoppare sempre di più verso il baratro della normalità. Perché la verità è ci siamo talmente assuefatti alla violenza sulle donne, che quasi non ci facciamo più caso. E così l’ennesima donna massacrata di botte dall’ex fidanzato è “solo” una notizia da leggere distrattamente col caffè, tra un’analisi politica ed un gossip sul Grande fratello. Oppure si trasforma in rotocalco settimanale, di quelli che morbosamente scandagliano rapporti familiari, sequenze di vita e chat personali solo per fare audience. Ben vengano, dunque, tutte le iniziative di questa Giornata. E però la violenza sulle donne non si combatte istituendo un “giorno contro”, ma operando 365 giorni l’anno attraverso cultura, educazione, sensibilizzazione. Senza dimenticare poi che la violenza sulle donne è anche, e per certi versi soprattutto, psicologica.

Una violenza invisibile, strisciante e subdola. Ma non meno feroce, che si consuma quotidianamente all’interno di relazioni tossiche e dinamiche maltrattanti che non è facile riconoscere. E che passa attraverso la mortificazione continua, la strategia dei silenzi volti ad innescare devastanti sensi di colpa e di inadeguatezza, gli atteggiamenti passivo-aggressivi, i bronci inesplicabili e gli eterni musi lunghi. E la svalutazione: una costante nei confronti delle donne, che molto spesso viene attuata, magari per banale e inconscio pregiudizio, anche sul posto di lavoro. Dove non di rado i colleghi maschi (non uomini) ti mettono all’angolo, professionalmente parlando, solo per il fatto che sei una donna. Che sia tra le mura domestiche o sul posto di lavoro il risultato è sempre e soltanto uno: l’autostima cola a picco. E l’insicurezza va su, instillando la dipendenza dell’altro come goccia al veleno. Che genera una morte non detta. Un autentico femminicidio non dichiarato, che la donna inconsapevolmente infligge a se stessa. Sono così tante, dunque, le sfaccettature della violenza sulle donne, che ridurre tutto a una Giornata pare quasi inutile. Sicuramente non lo è, ma la fine del tunnel è ancora molto lontana.

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