Il Giappone si interroga sui suicidi per ''superlavoro''

- di: Redazione
 
''Karoshi'': è così che in Giappone viene chiamata la ''morte per superlavoro'', un modo elegante per evitare di dire che riguarda lavoratori che, stressati, non ce la fanno più ad andare avanti e si tolgono la vita.
Questi suicidi in Giappone sono un problema anche sociale perché certificano che la quotidiana liturgia del lavoro, spesso caratterizzata da una forte competizione interna, porta ad una esasperazione che sfocia in disturbi mentali e, quindi, nella decisione di uccidersi. Su questo, da tempo, i governi giapponesi hanno avviato una riflessione, con studi e rapporti che oggi sono oggetto di un libro bianco, il cui contenuto sembra destinato a creare clamore.

Il Giappone fronteggia l'aumento di suicidi a causa dei troppi carichi di lavoro

Secondo il ministero della Salute, quasi la metà di tutti i suicidi in Giappone certificati come conseguenza di superlavoro e registrati tra il 2012 e il 2017, si sono verificati entro sei giorni dopo che la vittima ha manifestato sintomi di malattia mentale.

Il libro bianco sulle misure per prevenire il "karoshi" ha rivelato che i lavoratori stressati hanno maggiori probabilità di togliersi la vita nelle prime fasi della malattia mentale. Sono 497 i suicidi di lavoratori che avevano sviluppato malattie mentali a causa dello stress da lavoro e che sono stati riconosciuti come causati da ''superlavoro''. Di questi, 235 si sono suicidati entro sei giorni dall'inizio della depressione o di altri disturbi mentali.
Mentre 93 si sono tolti la vita entro 7-29 giorni dopo aver sviluppato i disturbi, 75 lo hanno fatto entro 30-89 giorni. Quarantasei si sono uccisi a distanza di almeno un anno dal primo manifestarsi della malattia mentale.

Il ministero della Salute ha anche identificato uno o più fattori che apparentemente hanno innescato i disturbi mentali nei lavoratori vittime del ''karoshi''.
"Lavorare regolarmente per lunghe ore" è stato il fattore più comune, con 201 suicidi. In 177 casi la causa che ha portato al suicidio è stata individuata in cambiamenti significativi nell'attività e nel volume di lavoro. In 109 casi, i casi di suicidio hanno fatto seguito a due o più settimane di lavoro consecutivo. Meno del 40% dei lavoratori che si sono tolti la vita, hanno visto un medico prima di farlo.

Tra 88 lavoratori il cui lavoro straordinario mensile ha superato le 160 ore immediatamente prima dello sviluppo della malattia mentale, solo poco più del 20% è andato in ospedale prima di togliersi la vita. Cosa che ha spinto un funzionario del ministero della Salute ad affermare che ''sarà troppo tardi se le aziende adotteranno misure (contro i suicidi per superlavoro, ndr) solo dopo che si sono verificati gravi problemi che potrebbero scatenare malattie mentali". Le aziende, ha aggiunto, ''devono condurre regolarmente stress test sui lavoratori e fornire consulenze ai dipendenti con problemi di salute mentale".
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