Covid-19: il Giappone spera nel green pass per rilanciare l'economia

- di: Redazione
 
La mancanza di un passaporto per le vaccinazioni e la limitata capacità di test minacciano le ambizioni del Giappone di riaprire mentre si avvicina un periodo cruciale, quello di fine anno, quando i ristoranti fanno i loro incassi migliori (fino alla metà del totale delle entrate complessive dell'annata) e le agenzie di viaggio lavorano tantissimo. Questa situazione induce le aziende, che temono il manifestarsi di una nuova ondata della pandemia, a non riassumere il personale licenziato o a provvedere a ricostituire le scorte. Una condizione di incertezza che riguarda anche le autorità locali, che lamentano di essere state in gran parte lasciate sole nelle decisioni, creando un mosaico di regole e schemi di conformità.

Il Giappone punta sulla certificazione verde per far ripartire l'economia

L'obiettivo è quello di riconquistare in fretta i 44 miliardi di dollari spesi dai turisti stranieri nel 2019 e di tornare a quella soglia di spesa interna (circa 53 miliardi di dollari, vitale per l'economia) che è stata repressa per gli effetti della crisi sanitaria. Una sfida che rischia di rendere difficile il cammino del nuovo primo ministro, Fumio Kishida, che dovrà affrontare le elezioni politiche tra meno di due settimane, dopo che il suo predecessore, Suga, si è dimesso perché nella percezione generale non aveva saputo fronteggiare con efficacia la pandemia.

Il Giappone è stato inizialmente criticato per un lento lancio di vaccinazioni che lo ha lasciato indietro rispetto alla maggior parte delle economie avanzate e lo ha reso vulnerabile alla variante Delta che lo ha costretto a impedire la presenza di spettatori durante le manifestazioni olimpiche della scorsa estate.
Da allora i casi sono rallentati e le vaccinazioni hanno recuperato terreno, consentendo al governo di iniziare gradualmente a lavorare su uno schema per riaprire che comporterebbe l'uso di certificati di vaccinazione e test COVID-19.

Il problema con i passaporti dei vaccini è che, oltre a problemi di privacy irrisolti, sono state effettuate vaccinazioni da parte delle autorità locali o delle forze di autodifesa e non esiste un database unificato.
Il punto, secondo gli esperti, è che il Giappone non ha eseguito test di massa: ha effettuato 9 volte meno test pro capite rispetto agli Stati Uniti durante la pandemia, stando ai dati elaborati dall'Università di Oxford.
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