Fusione nucleare, svolta in Usa: verso un’energia pulita, illimitata e a basso costo

- di: Barbara Leone
 
La notizia è di quelle che potrebbero cambiare la storia. Un passo rivoluzionario verso un’energia illimitata, pulita e a basso costo. Che in un solo colpo potrebbe consentire di ridurre l’inquinamento, frenare il cambiamento climatico, garantire lo sviluppo dei Paesi più poveri e mutare i rapporti di forza nella mappa geopolitica, ridimensionando il potere di Paesi la cui economia dipende in gran parte dall’export di combustibili fossili, come la Russia e i Paesi del Golfo. Protagonisti gli Usa, che seppur con una certa cautela annunciano una svolta sulla fusione nucleare grazie alla produzione, per la prima volta nella storia, di una reazione che genera più energia di quella necessaria per innescarla. Con la tecnica laser, e non con quella a confinamento magnetico su cui invece ha preferito investire la Ue.

Fusione nucleare, svolta in Usa: verso un’energia pulita, illimitata e a basso costo

Lo storico risultato scientifico, che vede gli Stati Uniti vincere la corsa planetaria verso questo traguardo, verrà presentato ufficialmente oggi in una conferenza stampa dalla segretaria del Dipartimento americano dell’Energia Jennifer Granholm. Ad anticiparlo il Washington Post, che confermando le prime indiscrezioni uscite sul Financial Times parla di “una pietra miliare nella decennale e costosa ricerca per sviluppare una tecnologia che fornisca energia illimitata e niente scorie radioattive, con molte meno risorse di quelle necessarie per sfruttare l'energia solare ed eolica”. Per il quotidiano americano si tratta del “Santo Graal” dell’energia senza emissioni di carbonio che gli scienziati di tutto il mondo stanno inseguendo dagli anni Cinquanta.

L’esperimento sarebbe stato realizzato nella National Ignition Facility, una installazione di ricerca ospitata nei Lawrence Livermore National Laboratory, in California che studia la fusione a confinamento inerziale utilizzando i laser. Lo scopo della ricerca sulla fusione è replicare la reazione nucleare attraverso la quale si crea l’energia sul Sole. Finora gli esperimenti avevano deluso le aspettative degli studiosi, che erano sì riusciti a innescare la fusione, ma impiegando, per ottenerla, molta più energia di quanto poi ne rilasciasse la reazione stessa. La svolta confermerebbe il primato degli Usa nella ricerca scientifica e nell'innovazione tecnologica, grazie anche ad investimenti pubblici e privati senza pari nel mondo, compreso il maxi pacchetto di aiuti per la green economy della recente legge anti inflazione varata dall'amministrazione Biden.

“C’è un grande orgoglio che questo sia avvenuto negli Stati Uniti”, ha ammesso David Edelman, alto dirigente della Tae, una grossa società privata per l'energia da fusione. Certo, ci vorrà tempo per arrivare all’uso commerciale dell'energia da fusione nucleare: dieci anni o forse addirittura decenni, avvisano gli esperti, che già si chiedono se non sarà troppo tardi per invertire il climate change. Intanto, se confermato, questo traguardo rappresenterebbe anche uno smacco per le scelte fatte dall’Unione Europea che invece ha deciso di tutto puntare sul confinamento magnetico. “Ricordo - sottolinea Stefano Atzeni, docente dell’Università di Roma La Sapienza ed esperto di fusione nucleare - di aver partecipato a meeting dello European science and technology assembly (costituita dal Parlamento Europeo) a Bruxelles e ad Oxford in cui fisici di primo livello come Carlo Rubbia e Nicola Cabibbo oltra a colleghi internazionali avevano raccomandato di sostenere questo percorso alternativo alla fusione nucleare, che però è rimasto lettera morta”. Per decenni, infatti, gli scienziati hanno sperimentato reazioni da fusione ma finora avevano consumato più energia di quella ottenuta. Nel laboratorio in California è stato usato con successo uno dei più grandi laser al mondo. “L’energia prodotta, circa 25 megajoule - spiega Atzeni -, è stata generata grazie a 192 fasci laser che in qualche miliardesimo di secondo hanno colpito la parte interna di un piccolo cilindro contenente due elementi chiave (il deuterio e il trizio)”. Certo gli ostacoli in futuro non mancano, a partire dai costi giganteschi e dalle difficoltà tecniche per ricreare la reazione su larga scala e per mettere a punto macchinari (finora inesistenti) capaci di trasformarla a costi sostenibili in elettricità da mettere in rete. Ma un nuovo futuro non sembra lontano. E soprattutto pare, per la prima volta, possibile.
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