Francia, le promesse elettorali di estrema destra e sinistra potrebbero dimostrarsi inattuabili

- di: Redazione
 
Qual è lo sport preferito dai politici nell'imminenza di un'elezione? Nessun tentennamento nella risposta: fare delle promesse, ben sapendo che tanto più sono impegnative, tanto meno saranno onorate.
Anche la Francia non si sta sottraendo a questo destino. Anzi, la repentina mossa del presidente Emmanuel Macron di sciogliere l'Assemblea nazionale e indire le elezioni (primo turno il 30 giugno; il secondo, il 7 luglio) sembrano avere ingigantito la voglia dei partiti delle ali dell'arco politico - estrema destra ed estrema sinistra - a promettere questo mondo e quell'altro, a cominciare dal taglio delle accise sui carburanti, dall'abbassamento dell'età per andare in pensione e dall'aumento dei salari. Che poi queste promesse non tengano assolutamente in conto un debito pubblico pesante è di per sé scontato, così come gli effetti collaterali (sino ad un certo punto), come il rialzo dei tassi di interesse francesi.

Francia, le promesse elettorali di estrema destra e sinistra potrebbero dimostrarsi inattuabili

Insomma, dicono gli analisti politici, le elezioni anticipate potrebbero, alla fine, sostituire l'incerto governo centrista di Macron con partiti che hanno basato la loro campagna con l'abbandono di ogni pretesa di disciplina fiscale.
Macron, con lo scioglimento del Parlamento dopo la vittoria alle europee del Rassemblement National, di estrema destra, spera di invertire una tendenza che, invece, ad oggi, va proprio nella direzione di dare al RN la maggioranza relativa.
Le ali estreme dello schieramento politico stanno beneficiando del diffuso malcontento degli elettori per una situazione che - tra aumenti dei prezzi, riduzione dei bilanci familiari e altre difficoltà economiche - vede sul banco degli imputati il governo dimissionario. Né segnali incoraggianti giungono dall'economia. Anzi, l'esatto contrario, con il Fondo monetario internazionale che prevede che quest’anno l'economia francese registrerà una crescita debole dello 0,7%, in calo rispetto al modesto 0,9% del 2023.

Questa situazione, che potrebbe essere una spinta a essere cauti nel promettere, sembra non intaccare le strategie dei partiti, le cui promesse, dicono gli esperti, potrebbero comportare costi considerevoli, nell'ordine di decine di miliardi di euro.
Da parte loro gli investitori temono le incertezze del dopo elezioni. Come conferma il fatto che la crescita dei consensi del Rassemblement National ha fatto crollare l'indice azionario francese CAC 40 nella settimana peggiore in più di due anni, anche se il mercato si è calmato un po' la scorsa settimana. Anche i rendimenti dei titoli di stato francesi sono aumentati a causa delle preoccupazioni circa la potenziale tensione sulle finanze pubbliche.
Macron, riguardo al programma elettorale del RN, ha commentato, con un pizzico di perfidia, che le promesse dei lepenisti ''forse rendono felici le persone'', ma costerebbero 100 miliardi di euro all’anno. E i piani della sinistra, ha voluto aggiungere, sono ''quattro volte peggiori in termini di costi''.

Frasi forti, quelle di Macron, che destra e sinistra hanno stigmatizzato, ma non portando elementi concreti che le contraddicano. Così Jordan Bardella , il presidente del Rassemblement National, aspirante primo ministro, ha accusato Macron, ma non ha ancora precisato quanto costerebbero i piani del suo partito né come verrebbero pagati.
Stessa partitura per il Nuovo Fronte Popolare, di sinistra, che, nel suo programma di 23 pagine, non spiega il costo e coperture economiche degli impegni elettorali. Lo stesso impegno di ''abolire i privilegi dei miliardari'', tassando più pesantemente i redditi più alti, le fortune e altre ricchezze, sembra solo uno slogan e nulla di più.
Un esempio viene dalla proposta da France Insoumise, di Jean-Luc Mélenchon, secondo cui la la sua piattaforma richiederebbe 200 miliardi di euro di spesa pubblica in cinque anni, ma genererebbe 230 miliardi di euro di entrate stimolando l’economia francese.
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