I principali ambiti di attività della Fondazione Amplifon, l’ispirazione a quattro Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che l’ONU ha istituito all’interno di Agenda 2030, i passaggi che portano alla scelta di sostenere un progetto, la collaborazione con l’Agenzia ONU per i Rifugiati dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, i rapporti della Fondazione con il Gruppo Amplifon e con le altre Fondazioni promosse da Amplifon nel mondo.
Fondazione Amplifon: promuovere l'inclusione sociale e la partecipazione attiva
Fondazione Amplifon è nata nel 2020, annus horribilis della pandemia, con l’obiettivo che ciascuno raggiunga il proprio potenziale nella vita, attraverso l’inclusione sociale. Dottoressa Ferradini, quali sono i principali ambiti su cui la Fondazione è attiva? A quali Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che l’ONU ha istituito all’interno di Agenda 2030 ispirate i vostri obiettivi concreti?
Fondazione Amplifon è la onlus creata e promossa dal Gruppo Amplifon, azienda italiana leader mondiale nelle soluzioni per la cura dell’udito, attiva in 25 paesi. Il nostro si concentra attualmente sulla promozione e lo sviluppo di comunità inclusive e sulla partecipazione attiva, con particolare attenzione agli anziani, solitamente ai margini della vita sociale e culturale.
L’SDG 10 - ridurre le disuguaglianze - è il più ampio ambito di applicazione dei progetti di Fondazione Amplifon, rivolti principalmente all’inclusione sociale. Grazie all’aiuto dei volontari e all’utilizzo della tecnologia, la Fondazione mira a riportare l’anziano al centro del dibattito e della vita attiva attraverso attività di intrattenimento e socializzazione. Inoltre, la Fondazione si impegna a trasformare spazi frequentati dai soli anziani in spazi più inclusivi dove promuovere l’intergenerazionalità; luoghi in cui le diverse generazioni possono incontrarsi e condividere attività di svago e dialogo. Lo facciamo, ad esempio, con il nostro programma di volontariato “Let’s Dream” che coinvolge le persone di Amplifon per realizzare i sogni degli anziani ospiti residenti nelle strutture per anziani Italiane. Questo avviene nel quadro di riferimento dell’SDG 11 - città e comunità sostenibili.
Come nasce la scelta di sostenere i progetti? In altre parole, su cosa ponete l’attenzione quando entrate in contatto con il progetto di un ente? Quali sono i passaggi che portano alla scelta?
Fondazione Amplifon è una Fondazione operativa. Ciò significa che costruiamo direttamente le nostre progettualità, anche in partnership o attraverso formule di co-progettazione. Tipicamente, cerchiamo di strutturare partnership con realtà che abbiano una visione condivisa e che ci aiutino a raggiungere i nostri obiettivi strategici, ad esempio collaborando con enti che, come noi, lavorano con gli anziani e con il mondo delle residenze sanitarie assistenziali o case di riposo.
Dallo scoppio della guerra in Ucraina, Fondazione Amplifon collabora con l’Agenzia ONU per i Rifugiati (UNHCR). Di cosa vi interessate, in particolare?
All’indomani dell’inizio del conflitto in Ucraina, Fondazione Amplifon e il Gruppo Amplifon hanno reagito prontamente per sostenere l’azione dell’UNHCR in quei territori. Amplifon ha effettuato una donazione di un milione di euro all’UNHCR, finalizzata a sostenere la popolazione civile ucraina in cerca di rifugio nelle zone di accoglienza interne al Paese. Fondazione Amplifon ha coordinato questa iniziativa, che ha rafforzato con una raccolta fondi tra i dipendenti del gruppo, raccogliendo oltre 60 mila euro. Inoltre, nel maggio e nell’ottobre del 2022, una delegazione della Fondazione ha partecipato a missioni al confine tra la Moldavia e l’Ucraina, sempre in coordinamento con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite. Tali attività si concentravano sul crossing point di Palanca, situato a 50 km da Odessa, e presso il centro MOLDEXPO nella capitale Chisinau, dove i profughi ricevono assistenza da parte dell’UNHCR e dei suoi partner.
Quali sono i rapporti della Fondazione con l’Azienda Amplifon e con le Fondazioni promosse da Amplifon attive in altri paesi come Miracle-Ear Foundation negli Stati Uniti e Fundación GAES Solidaria in Spagna? Quali le analogie di queste ultime con Fondazione Amplifon?
La Fondazione, nata per volontà di Amplifon e della sua presidente Susan Carol Holland, è una onlus indipendente. L’azienda è naturalmente coinvolta e presente negli organismi decisionali della Fondazione attraverso la presidenza della signora Holland e la presenza di alcuni suoi rappresentanti nel board della Fondazione. In tale ottica, lavoreremo per ampliare le attività nei paesi in cui il gruppo è presente, come già abbiamo fatto con l’esportazione del progetto ‘Ciao!’ in Portogallo e presto in altri paesi. Continuo è inoltre il dialogo con le due fondazioni che operano in Spagna, Fundación GAES Solidaria, e negli Stati Uniti, la Miracle-Ear Foundation. Sono queste le fondazioni delle aziende acquisite nel tempo, che il gruppo Amplifon ha preservato e valorizzato.
Prendiamo due categorie di persone per le quali, per ragioni diverse, l’inclusione può essere maggiormente a rischio: anziani e giovani. Quali progetti particolari avete realizzato - o contribuito a realizzare - e quali avete programmato per loro?
Abbiamo concentrato i nostri sforzi su quelle persone che, a causa della pandemia, si trovavano più a rischio di marginalizzazione: gli anziani. Attraverso il progetto “Ciao!” attualmente presente in oltre 200 strutture per anziani solo in Italia, utilizziamo infatti la tecnologia e l’intrattenimento per migliorare la qualità della vita degli anziani che vivono nelle Residenze Sanitarie Assistenziali. Quotidianamente, nelle nostre attività, cerchiamo di promuovere e stimolare l’interazione tra generazioni diverse, sia con i nostri programmi di volontariato rivolti principalmente alla comunità Amplifon, sia con attività specifiche. Un esempio è ‘Missione Amicizia’, un libro realizzato in collaborazione con Fondazione Geronimo Stilton e realizzato da PIEMME in un’edizione non in commercio, che racconta ai più piccoli l’attività che svolgiamo con le case di riposo e che mette l’accento proprio sulla bellezza della condivisione e del rapporto intergenerazionale.
Nel 2014 ha scritto il libro “Umano Digitale - L’Italia al bivio”, pubblicato da Marsilio Editore. “Con linguaggio chiaro e immediato - si legge nella presentazione - l’autrice, attraversando i tempi e modi della rivoluzione digitale, offre spunti per una lettura nuova dei tempi moderni, e contribuisce a una riflessione sul paese Italia e sulle leve strategiche sulle quali fondare il nostro futuro”. C’entra qualcosa questo libro con i suoi impegni professionali successivi?
La tecnologia è da anni il perno intorno a cui si è sviluppata l’innovazione sociale, ovvero il ripensamento delle dinamiche umane, sociali ed economiche guidato dalla digitalizzazione. Questo ripensamento appartiene al progetto “Ciao!”, che ha proprio l’obiettivo di ampliare la possibilità di connessioni umane attraverso strumenti digitali, riducendo l’isolamento degli anziani e migliorandone la qualità della vita.
È una donna molto impegnata e di successo. Cosa fa nel (poco) tempo libero? Cosa legge, ad esempio? Nel suo ambiente, da quanto è emerso sulla stampa, si dice che i suoi interessi personali includano la passione per la Toscana, la lettura, il golf, il vino bianco e l’antiquariato.
La lettura è sicuramente un momento quotidiano: è raro che concluda la giornata senza averle dedicato del tempo adeguato.
E nel quotidiano alterno la letteratura a testi più esistenziali: ad esempio, quest’estate, tra gli altri, ho letto - o riletto - Orwell e la Yourcenar, ma anche il vangelo di Giovanni e i testi di Echart Tolle. Sul resto rimangono le mie passioni, in primis i mercatini dell’antiquariato ma, nel tempo, ho aggiunto il nuoto, che mi consente un buon esercizio settimanale e mi perdona la passione per il buon vino bianco!